Come fare test malattie veneree
Malattie veneree: come diagnosticare la presenza di patologie sessualmente trasmissibili
Le malattie veneree vengono generalmente definite malattie sessualmente trasmissibili, poiché possono essere trasferite da una persona all’altra al momento del rapporto sessuale, o in generale con lo scambio di fluidi corporei (tra cui il sangue e, in alcuni casi, la saliva).
Sono causate da microrganismi, benché questi possano essere di natura diversa; alcune malattie sono da imputare a batteri, altre a funghi e altre ancora alla presenza di virus. Generalmente, l’impiego di una protezione come il preservativo è sufficiente a ridurre in maniera importante il rischio di contagio, tuttavia è sempre bene sottoporsi a un test per la diagnostica delle più comuni patologie veneree dopo un rapporto occasionale (anche se protetto), per scongiurare l’eventuale rottura del profilattico.
In ogni caso, non devi preoccuparti: se sospetti di essere stato/a infettato/a, prenota una visita da uno specialista per scongiurare ogni tipo di contagio o per combattere in tempo la malattia.
Diagnosticare le malattie veneree di origine batterica
Per le infezioni di natura batterica, come ad esempio la clamidia (causata dal batterio Chlamydia trachomatis) o la gonorrea (il cui responsabile è il batterio Neisseria gonorrhoeae) è necessario sottoporsi a un tampone. Specificamente, nel caso delle donne il tampone può essere vaginale o uretrale, mentre per gli uomini è necessariamente uretrale. Nel caso della gonorrea, può essere effettuato anche un tampone rettale o faringeo.
Successivamente, questi tamponi vengono sottoposti a una crescita colturale, oppure possono essere analizzati in laboratorio mediante dei kit molto rapidi che permettono di fornire una risposta in poche ore. Nel caso della clamidia, una delle più recenti e innovative metodiche di diagnosi consiste nella ricerca di anticorpi anti-clamidia (anche se in questo caso non si può quantificare la concentrazione del batterio).
In entrambi i casi possono essere necessari più tamponi, poiché non è sempre possibile ritrovare i microrganismi a causa della loro bassa concentrazione. Un altro elemento che accomuna le due malattie è la possibilità di effettuare anche un’analisi delle prime urine espulse durante la minzione per la ricerca dei microrganismi.
Si tratta, in ogni caso, di metodi di prelievo poco invadenti, che possono essere effettuati durante una comune visita ginecologica o andrologica, o dal paziente in autonomia (seguendo le istruzioni specifiche).
Diagnosticare le malattie causate da funghi
Il principale fungo che causa una malattia nell’uomo appartiene alla specie Candida albicans, il quale provoca la cosiddetta candidosi.
Per la diagnosi della candida, sia nell’uomo che nella donna, è innanzitutto necessario sottoporsi a una visita ginecologica o andrologica, esponendo tutti i sintomi di cui si soffre. È bene ricordare che molto spesso la candidosi può essere asintomatica (anche se il paziente che presenta il fungo può contagiare il partner ripetutamente). Nel caso in cui la malattia si manifesti, i sintomi sono generalmente prurito, bruciore (anche durante l’atto sessuale), arrossamento, e secrezioni biancastre nelle donne, mentre nell’uomo alcuni di questi sintomi possono essere sostituiti dalla comparsa di piccole piaghe.
Dopo una prima descrizione dei sintomi, lo specialista può prelevare le secrezioni vaginali o lo smegma e osservarli al microscopio, per evidenziare nello specifico la presenza di ife. Successivamente, è possibile eseguire un tampone vaginale o uretrale, da sottoporre a coltura per verificare la crescita e la concentrazione delle cellule fungine.
Diagnosticare le malattie virali
Nell’ambito delle malattie virali che possono essere trasmesse sessualmente, vi sono una serie di sindromi che provocano danni molto importanti. Tra tutti, ad esempio, vi sono il Papilloma virus, l’epatite B e C e il virus dell’HIV.
Per quanto riguarda il Papilloma virus, che è molto più pericoloso nelle donne in quanto può causare un cancro al collo dell’utero, è possibile diagnosticarlo attraverso il Pap-test. In alternativa, è possibile prelevare frazioni di tessuto da sottoporre a biopsia, oppure è possibile ricercare negli stessi il DNA virale.
Se vuoi ricercare la presenza del virus dell’epatite B, è necessario che tu ti sottoponga a un prelievo di sangue venoso, in seguito a un digiuno di almeno 8 ore. La ricerca del virus che causa la malattia che si manifesta solitamente con l’ingrossamento del fegato prevede il rilevamento ed eventualmente la conta di antigeni del virus, anticorpi prodotti dalla risposta immunitaria dell’organismo e il DNA virale caratteristico.
Di certo è di fondamentale importanza che tu ti sottoponga periodicamente, nel caso di rapporti occasionali e/o non protetti, al test per la ricerca del virus dell’immunodeficienza umana (HIV). Questo virus, correlato all’AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita), ha spaventato moltissimi giovani negli anni ’80, ma oggi la sua presenza può essere evidenziata in maniera molto repentina, e i suoi effetti possono essere controllati efficacemente.
Vi sono due tipi di indagine per la ricerca del virus dell’HIV: quella immunologica e quella virale.
L’indagine immunologica consiste nella ricerca degli anticorpi prodotti dall’organismo umano, la cui sintesi è indotta dal virus; generalmente gli anticorpi sono visibili dopo poche settimane dal contagio, ma una risposta assolutamente certa si ha dopo 6 mesi dal presunto contagio.
L’indagine virologica, invece, permette di individuare l’RNA virale nonché la sua concentrazione e dunque, in maniera indiretta, fornisce un’indicazione di massima in merito alla quantità di agente virale presente per ml di sangue.