Maria Luisa Pozzi - MioDottore.it

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lentiggini

Differenza tra efelidi e lentiggini: scopriamo anche come rimuoverle

Imparare a capire i segnali e le indicazioni che il tuo corpo e la tua pelle ti mandano è fondamentale per mantenere la tua salute e il tuo benessere psico-fisico.

Le malattie delle palle sono spesso troppo sottovalutate da molte persone che, ignorandone i sintomi e le problematiche, mettono in serio pericolo la propria cute e con essa tutto l’organismo.

Scopriamo quindi insieme cosa sono le efelidi, cosa sono le lentiggini, in cosa differiscono e in che modo è possibile rimuoverle, qualora ciò fosse necessario.

Cosa sono le efelidi e quali trattamenti si possono fare?

Le efelidi sono delle piccole macchioline marrone chiaro che talvolta compaiono sulla pelle, in genere esse si caratterizzano per la loro peculiare forma circolare e per le loro ridotte dimensioni.

Sono particolarmente comuni sulla cute delle persone che hanno una carnagione molto chiara e/o nei bambini molto piccoli.

Cosa causa la comparsa di queste macchioline scure? Un aumento della melanina nella zona in cui si manifestano.

Le efelidi si distinguono poi in due tipi, le efelidi semplici e quelle solari. Quelle semplici sono, come detto, rotonde e molto piccole mentre quelle solari sono tendenzialmente un po’ più grandi.

Per prevenire la comparsa delle efelidi il consiglio principale è quello di evitare, specialmente d’estate e nelle ore più caldo, una sovraesposizione ai raggi del sole, usando filtri di protezione non inferiore a 30, indumenti protettivi e cappelli a tesa larga.

Fondamentale è poi tutelare i bambini poiché gran parte dei danni della pelle dovuti ai raggi solari avvengono infatti prima dei 18 anni, quando la pelle è più delicata e sensibile.

Adesso vediamo in che modo possono essere trattate le efelidi che vengono avvertite da molte persone come un difetto estetico insopportabile.

Per far fronte a ciò si può ricorrere a dei piccoli trattamenti che servono sostanzialmente a schiarire il colore dell’efelidi uniformandole al resto della cute.

Ovviamente, è bene sottolineare come non tutte le persone reagiscano allo stesso modo a questi trattamenti e come soprattutto, le efelidi possono rimanifestarsi o riscurirsi se ci espone nuovamente ai raggi del sole in maniera prolungata e senza protezioni.

Tra i trattamenti disponibili vi sono creme schiarenti a base di idrochinone e acido cogico.

È possibile anche servirsi del trattamento laser schiarendo in maniera definitiva ed efficace le efelidi più scure.

Discorso analogo per i trattamenti con luce pulsata e peeling chimici. Tieni sempre a mente però, che, tutte queste terapie e tutti questi interventi sono funzionali se affiancati dalla prevenzione dei raggi solari e in combinazione con altre creme sbiancanti.

Cosa sono invece le lentiggini e quali sono le differenze con le efelidi?

Sebbene possano sembrare molto simili, efelidi e lentiggini sono due fenomeni cutanei molto differenti tra loro.

Le lentiggini si definiscono infatti come discromie cutanee di tipo ipercromico dovute all’aumento del numero di melanociti negli strati basali dell’epidermide.

La differenza principale con le efelidi è che le lentiggini compaiono in diverse parti del corpo indipendentemente dall’esposizione ai raggi del sole e sono tendenzialmente molto più scure e grosse delle efelidi che, per altro, possono anche scomparire nel periodo invernale per ripresentarsi in estate, cosa che invece non avviene con le lentiggini, le quali al massimo possono diventare leggermente più chiare nel periodo invernale quando si è ovviamente meno esposti alla luce solare.

Le lentiggini possono essere asportate, in due modi, come per le efelidi, con il laser q-switched e con la luce pulsata, trattamenti selettivi per la melanina che permettono di eliminare le macchie evitando danni alla pelle circostante.

Per avere maggiori informazioni sulla cura e rimozione delle lentiggini e delle efelidi contattate lo studio dermatologico della Dottoressa Pozzi.

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fibroma pendulo

Fibroma pendulo e neo: differenze e caratteristiche

Il neo e il fibroma pendulo vengono spesso confusi ma in realtà ci sono differenze piuttosto evidenti sotto diversi punti di vista. Scopriamo come si differenziano e le loro principali caratteristiche.

Che cos’è il fibroma pendulo

Molto spesso si tende a confondere un fibroma pendulo con un classico neo perché dal punto di vista estetico, in alcune circostanze, appaiono molto simili.

Dal punto di vista scientifico, il fibroma pendulo rappresenta una escrescenza cutanea di natura benigna molto comune soprattutto nei soggetti che superano i 40 anni di vita.

Questa escrescenza parte dalla cute e fuoriesce verso l’esterno anche se è bene sottolineare che ha origine nel derma, ossia lo strato intermedio della pelle.

Possono presentarsi in qualsiasi parte del corpo anche se solitamente sono comuni soprattutto sul collo e nelle prossimità degli occhi.

Nella stragrande maggioranza dei casi non comportano disagi e dolori per la persona anche se possono sanguinare soprattutto se sottoposti a sfregamento.

Da sottolineare che il fibroma non è contagioso e non può evolvere in tumore se non in casi estremamente rari.

Che cos’è il neo

Quando si parla di neo o nevo che dir si voglia, si fa riferimento ugualmente a una forma di tumore benigno riguardante l’epidermide e che molto spesso si presenta come una vera e propria lesione cutanea elementare di forma pianta per cui definita macula oppure leggermente elevata e quindi papula.

Ci sono varie tipologie di nei tra cui quelli più comuni risultano essere i melanociti ossia alterazioni cutanee localizzate che compaiono dopo la nascita in qualsiasi momento della tua vita e sono costituiti da cellule dette melanociti.

Il loro colore è variabile perché può andare dal marrone chiaro fino al nero anche se esistono anche i nei melanocitici di colore rosso e roseo.

In media, una persona giovane può avere tra i 10 e i 20 nei per cui sono piuttosto diffusi in diverse parti del corpo.

Come distinguere il fibroma pendulo dal neo

Ci sono diverse differenze tra fibromi e nei a partire dalle dimensioni e dall’aspetto fisico. In generale, i fibromi sono di dimensioni piuttosto contenute, spesso di pochi millimetri di lunghezza o di diametro anche se non mancano i casi in cui superano il centimetro.

Inoltre, non sono fastidiosi se non nel caso in cui la protuberanza è abbastanza evidente per cui rappresenta un problema estetico ma anche di funzionalità soprattutto se posizionato in alcuni punti critici come la palpebra dell’occhio rendendo difficile la vista. Le dimensioni dei nei sono altrettanto ridotte per cui raramente superano i 6 mm.

Una prima differenza che salta immediatamente agli occhi riguarda la forma con i nei che a differenza dei fibromi, risultano pianeggianti e mai penzolanti.

Va anche considerato che la forma di un fibroma può essere variabile perché può apparire come una sorta di pallina di cute oppure presentarsi in una forma frastagliata e allungata. Invece, il neo solitamente presenta dei bordi frastagliati ed è di forma ovale.

Ulteriori caratteristiche

Ci sono tante altre caratteristiche da considerare per capire se si tratta di un fibroma oppure di un neo.

Mentre i nei solitamente si assomigliano tra di loro, i fibromi invece possono differire in maniera importante per forma e dimensione.

C’è anche una differenza sostanziale rispetto alla comparsa con i fibromi praticamente assenti alla nascita dell’individuo mentre tendono a comparire dopo i 40 anni di età.

I nei, invece, sono già presenti alla nascita e comunque compaiono in tante altre fasi della vita anche se difficilmente si presentano dopo i 40 anni di vita.

Anche la posizione potrebbe fare la differenza nella valutazione in quanto i fibromi possono presentarsi in qualsiasi area del corpo mentre i nei sono più spesso concentrati nelle zone direttamente esposte ai raggi solari come tronco, braccia, gambe e viso.

Mediamente una persona adulta può avere circa 20 nei mentre il numero di fibromi è molto più basso.

In entrambi, i casi non senti dolore anche se, qualora dovesse esserci un’infezione, sia il neo sia il fibroma possono arrossarsi ingrandirsi e magari diventare dolorosi.

Un aspetto importante riguarda la rimozione perché in entrambi i casi possono essere eliminati facilmente con un piccolo intervento chirurgico di asportazione.

Infine, da sottolineare e ricordare come entrambe le situazioni siano tumori benigni per cui vanno comunque tenuti sotto controllo nel tempo e protetti dall’esposizione diretta ai raggi solari.

La probabilità che possano evolversi in tumore maligno è più alta nel neo, rispetto al fibroma che, peraltro, tende a dare origine ad un cancro meno aggressivo.

Per controllare i nei o i fibromi comparsi sul corpo, è consigliata un’adeguata mappatura nei presso uno studio medico dermatologico.

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tumori della pelle

Tumori della pelle: dalla prevenzione alla cura

Esistono differenti tipologie di tumori della pelle, per questo motivo è molto importante riuscire a prevenire con un’attenta attività di screening utile per rendere più efficaci le terapie.

Le tipologie di tumori della pelle

Essendo la pelle l’organo più esteso del corpo è soggetto a diverse tipologie di tumori che possono presentarsi in qualsiasi fase della tua vita.

In particolare, la pelle è formata da 3 principali strati ossia l’epidermide, quello più superficiale, il derma che rappresenta lo strato intermedio e infine quello sottocutaneo.

A sua volta l’epidermide è formata da varie tipologie di cellule come i melanociti che sostanzialmente sono le principali responsabili della produzione della melanina utile, tra le altre cose, nell’offrire protezione dagli effetti dannosi dell’eccessiva esposizione ai raggi solari.

Inoltre, ci sono i cheratinociti conosciuti anche come cellule squamose le quali, purtroppo, hanno la tendenza nel trasformarsi in tumore diventando così dei carcinoma spino cellulari.

C’è anche una seconda tipologia di cheratinociti detti basali che possono dar origine a carcinomi baso cellulari.

Si tratta di tipologie di tumori che per caratteristiche sono ben differenti dai melanomi che invece causati invece dai melanociti.

La diffusione delle varie tipologie di tumori della pelle

Come ti abbiamo detto i tumori della pelle sono originati da diverse tipologie di cellule per cui ci sono i carcinomi baso cellulari e quelli spino cellulari.

A queste due forme che rappresentano praticamente il 99% dei casi, si sommano i melanomi. Secondo un recente studio, i tumori cutanei non melanomatosi sono otto volte su dieci carcinomi a cellule basali mentre nelle altre due situazioni carcinomi spino cellulari.

Questa informazione è utile per ottimizzare le difese e favorire alcune attività preventive. Infatti, i carcinomi riguardano soprattutto alcune parti della pelle maggiormente esposte alla luce solare come viso, cuoio capelluto, spalle, dorso, collo e orecchie.

Appare evidente che i raggi ultravioletti sono il principale fattore di rischio ma ci sono anche altre situazioni che purtroppo non fanno bene alla tua pelle come la scelta di sottoporti a lampade solari.

Tuttavia, la casistica di fattori di rischio non finisce qui perché devi stare attento anche all’esposizione a radiazioni ionizzanti e al contatto con l’arsenico.

In aggiunta, ci sono ulteriori situazioni più complesse da gestire come le anomalie genetiche e l’insufficienza del sistema immunitario dovuta a problematiche pregresse.

Altri fattori vengono indicati nel fumo, nel trattamento alla psoriasi e in alcune caratteristiche su cui c’è poco da fare come la pelle molto chiara e l’età avanzata.

Tumori della pelle: sintomi

L’attività di prevenzione dovrebbe essere effettuata periodicamente con visite specialistiche presso lo studio medico dermatologico per valutare tante situazioni riguardanti la pelle e soprattutto con la mappatura dei nei.

Tuttavia, ci sono anche dei sintomi che potrebbero far scattare un campanello d’allarme. Devi sapere che molto raramente si manifestano sintomi nella fase iniziale di un tumore cutaneo mentre negli stadi più avanzati la malattia può generare un costante prurito, dolore oppure sanguinare senza apparente motivo.

Visivamente puoi accorgerti di un qualcosa che non va quando c’è la comparsa oppure il cambiamento di una lesione della pelle e una macchia.

In linea generale, inoltre, possiamo dirti che i carcinomi spino cellulari, dal punto di vista visivo appaiono come aree con dei bordi più alti e una depressione centrale mentre quelli baso cellulari sono dei piccoli noduli con chiazze di colore rosa.

L’importanza della prevenzione per la corretta diagnosi

Per prevenire l’insorgere di tumori della pelle devi proteggerti, innanzitutto, dai raggi ultravioletti.

Il consiglio è di evitare l’esposizione solare nelle ore più calde della giornata ossia dalle 10:00 alle 16:00.

Inoltre, devi utilizzare una crema solare di protezione molto elevata e magari indossare un cappello con occhiali scuri da sole per ottimizzare una protezione completa a 360 gradi.

Prenditi cura soprattutto dei tuoi bambini che hanno una pelle particolarmente sensibile e i danni causati dal sole sono sempre dietro l’angolo.

Cerca di tenere sempre sotto controllo l’aspetto della tua pelle magari mettendoti di fronte a uno specchio per controllare aree specifiche che destano interesse.

Tuttavia, per arrivare ad una diagnosi corretta di un possibile tumore devi rivolgerti al dermatologo.

La cura dei tumori della pelle

I carcinomi della pelle se trattati nella fase iniziale guariscono praticamente al 100%. Da qui si evince l’importanza di avere una corretta diagnosi attraverso un’attività di screening che va gestita periodicamente.

Un primo approccio terapeutico per risolvere il problema te lo offre la chirurgia. Nella stragrande maggioranza dei casi si procede con anestesia locale e relativa asportazione completa del carcinoma.

Un’opzione per le forme superficiali è rappresentata da terapie topiche o trattamenti fisici locali come laser o diatermocoagulazione atti a eliminare le cellule tumorali.

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Acne tardiva: com’è e come curarla

Cos’è l’acne tardiva e come si manifesta

Letteralmente l’acne tardiva è una forma di acne che si presenta soprattutto nelle donne – ma non è raro trovare anche uomini che ne sono affetti – generalmente in età superiore ai  40 anni e può manifestarsi anche in soggetti che non hanno mai sofferto di acne in età adolescenziale.

Si tratta di una forma di acne che, oltre alle classiche zone interessate in età giovanile come la fronte e le guance, può coinvolgere anche la zona del mento e della mandibola con la comparsa di comedoni aperti o chiusi (punti bianchi o neri) e le tipiche lesioni infiammate come brufoli, pustole o vere e proprie cisti.

Alla base di questa forma acneica ci sono, principalmente, le stesse cause che danno origine all’acne adolescenziale e cioè un eccesso di produzione di sebo che favorisce la proliferazione di batteri e la formazione di lesioni anche di grave entità.

Ma in realtà, come vedremo a breve, l’acne tardiva può essere causata anche da altre condizioni associate all’aumento di sebo, in ogni caso è fondamentale che tu non vada a schiacciare i brufoli presenti sul viso per non rischiare di peggiorare l’infiammazione e procurarti cicatrici difficilmente trattabili.

Quali sono le cause dell’acne tardiva?

L’acne tardiva può avere vari fattori scatenanti perché sono diverse le condizioni che negli adulti, specialmente nelle donne, causano una produzione eccessiva di sebo. Qualche esempio? Gli squilibri ormonali antecedenti all’arrivo del ciclo mestruale o quelli che sono alla base della Sindrome dell’ovaio policistico oppure l’interruzione della pillola anticoncezionale, sono tutte situazioni in cui gli ormoni femminili (gli androgeni) comunicano con le ghiandole sebacee indicando loro quanto sebo produrre e basta un semplice errore di comunicazione o una ipersensibilità delle ghiandole per causare una maggiore produzione di sebo e un’eccessiva sensibilità della pelle.
Ma vi sono anche altre possibili cause che è bene tenere in considerazione, vediamole insieme.

Alimentazione
Non esistono cibi specifici che causano l’acne tardiva (quella che riguarda il cioccolato o i salumi è una teoria che non ha alcun fondamento), ma sicuramente un’alimentazione scorretta e priva di cibi freschi e salutari può compromettere il benessere della flora batterica intestinale causando uno stato infiammatorio che può ripercuotersi anche sulla produzione di sebo da parte della pelle del viso.

Stress
Lo stress, sia lavorativo che legato a varie attività quotidiane, non è una diretta causa dell’acne tardiva ma può condurre al peggioramento di alcune patologie che riguardano la pelle, senza considerare che quando sei sotto stress gli ormoni androgeni aumentano. Anche la comparsa stessa dell’acne può essere fonte di stress innescando un circolo vizioso che può essere interrotto solo cominciando a praticare delle semplici tecniche di rilassamento che permettono di affrontare il disturbo con maggiore serenità.

Trucco
Qualsiasi tipo di trucco, in sostanza, va a creare una patina più o meno spessa sul viso che rischia inevitabilmente di ostruire i pori se non addirittura entrare al loro interno. Per limitare al massimo i danni che il trucco potrebbe provocare è importante utilizzare solo prodotti oil-free o, ancora meglio, cosmetici appositamente studiati e testati per evitare la formazione di brufoli e inestetismi acneici.

Pillola anticoncezionale
Gli ormoni contenuti in alcuni tipi di pillola anticoncezionale possono tenere a bada – e anche per questo viene prescritta – l’acne tardiva bloccando gli ormoni androgeni che causano l’eccessiva produzione di sebo da parte delle ghiandole sebacee. Ma, in alcuni casi, la pillola anticoncezionale può anche peggiorare la situazione, quindi, se ne stai facendo uso è di fondamentale importanza che tu dedichi qualche attenzione in più alla cura della tua pelle per evitare sgradevoli sfoghi cutanei.

Acne tardiva: come curarla?

Se soffri di acne tardiva e la tua condizione ti provoca disagio e, come già accennato, stress continuo, il primo passo da compiere è quello di rivolgerti ad un dermatologo di fiducia e dalla consolidata esperienza che ti aiuterà a pianificare un trattamento specifico per la tua pelle e il tuo tipo di acne.

E’ sempre importante prendersi cura della pelle del viso utilizzando i prodotti giusti, lavandola con un detergente delicato e dell’acqua tiepida, ma senza sfregare troppo per evitare di peggiorare la situazione.
In commercio è possibile trovare vari prodotti dedicati a pelli acneiche, detergenti che liberano i pori e creme specifiche che leniscono l’infiammazione e proteggono la pelle, ma prima di incappare in un acquisto errato chiedi sempre allo specialista!

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Cos’è l’acne e come si cura

Senti parlare spesso di acne, sebbene non tutti sappiano esattamente cosa sia, quali siano le sue cause e quali problemi possa causare a chi ne è affetto e tanto meno, sanno quali possano essere le potenziali soluzioni. In questo articolo troverai alcuni chiarimenti che ti aiuteranno nel caso tu debba affrontare questo disagio.

Cos’è l’acne?

L’acne è un’infiammazione dei follicoli pilosebacei che si manifesta a livello cutaneo attraverso la formazione di brufoli.
La prima fase di manifestazione dell’acne avviene con la formazione della cosiddetta acne comedonica, ovvero di comedoni, anche chiamati punti neri che, nel corso del tempo, tendono a trasformarsi in pustole o papule, volgarmente chiamati brufoli.

Quando la situazione si aggrava, l’acne può diventare acne cistica e si manifesta con la formazione di noduli o cisti.
L’acne colpisce principalmente viso, collo, dorso e torace e si distingue per differenti tipologie:
– in acne adolescenziale o giovanile, che si manifesta durante lo sviluppo ormonale e può guarire in questa fase della vita, oppure perdurare anche in età adulta;
– in acne tarda o tardiva, che compare quando si è ormai adulti, anche se non per forza se ne sia sofferto da giovani.
L’acne non è necessariamente un disturbo grave, tuttavia, quando compare in forme severe è in grado di generare cicatrici permanenti tali da condizionare la psiche delle persone colpite.

Quali sono le cause dell’acne?

L’acne giovanile può originarsi per questioni ormonali: la comparsa degli ormoni durante l’adolescenza scatena un aumento delle ghiandole sebacee e una maggiore produzione si sebo, ovvero la materia oleosa che ha lo scopo di proteggere la pelle da potenziali infezioni.

Alcune persone sono predisposte a una maggiore produzione si sebo che scatena irritazioni e provoca la formazione di acne comedonica, ovvero di punti neri. Questi ultimi fungono da tappo, impedendo al sebo di fluire dalla ghiandola sebacea alla superficie cutanea, facendo sì che i grassi di cui è composto ristagnino, si degradino e irritino la pelle. In questa fase, si formano i batteri e il follicolo potrebbe distruggersi, provocando la formazione di antiestetiche cicatrici.

I principali fattori scatenanti dell’acne sono:

  •  la familiarità, quindi la predisposizione a soffrire di questa infiammazione cutanea.
  •  fattori esterni come l’alimentazione squilibrata, igiene personale e inquinamento dell’aria. Incidono inoltre fattori psicologici come lo stress.

Quali sono i sintomi dell’acne e come comportarsi

La presenza dell’acne e svelata dalla comparsa di cisti, punti neri, foruncoli e noduli su parti del corpo specifiche come viso, collo, dorso e torace, che spesso causano problemi della pelle e conseguenze che rimangono su di essa segnandola. Nel momento in cui si manifestano questi sintomi, devi evitare di lavare frequentemente la parte con sapone pensando di eliminare il grasso, perché otterrai l’effetto contrario, provocando un aumento della produzione di sebo e irritando ulteriormente la parte.

Quando l’acne si è manifestata nei modi che abbiamo appena detto, è meglio lavare poco la zona senza strofinarla ed evitare di usare una molto sapone. Se l’infiammazione è estesa, al contrario, è il caso si sostituire il sapone con un’apposita crema da lavaggio.

Devi evitare di schiacciare qualsiasi manifestazione di foruncoli e punti neri, per evitare di aumentare l’infiammazione e generare altre cicatrici.
Le cicatrici sono i segni rimasti sulla pelle in conseguenza di lesioni infiammatorie tipiche di questa condizione: se l’acne è curata tempestivamente non ci saranno effetti di questo tipo, giacché la pelle tenderà a rigenerarsi e a porre rimedio ai danni cutanei in modo naturale.

Quando la produzione di collagene, ovvero la proteina di cui è composto il tessuto connettivo, è alterata, la sua sostituzione nelle parti cicatrizzate è lenta. Nel momento in cui la situazione degenera e si prolunga nel tempo, ingrandendo l’infezione, la pelle non riesce più a reagire e a sostituire le parti cicatrizzate, apparendo dunque butterata, con antiestetici avvallamenti e rilievi.

Le cicatrici non sono una patologia e non hanno una sintomatologia: si tratta di un problema estetico, spesso rilevante, che si manifesta durante l’adolescenza segnando la pelle. Si mostrano di colore rosso quando recenti e biancastre se vecchie, rendendo irregolare la superficie della pelle.

Possibili soluzioni in base all’acne

Intervenendo tempestivamente, l’acne può essere curata in vari modi, innanzitutto seguendo una dieta equilibrata, limitando gli alimenti ad alto indice glicemico e bevendo due litri di acqua al giorno. È importante mangiare frutta e verdura e limitare i cibi raffinati.

Dovrai sostituire il make-up con prodotti naturali e non aggressivi, ricordandoti di struccarti e detergere la pelle con prodotti specifici prima di andare a dormire, in modo da farla ossigenare. Devi esfoliare la pelle con uno scrub delicato, in maniera regolare.

Alcuni farmaci a uso topico possono aiutare a risolvere il problema, soprattutto quelli con retinoidi i quali, però, non vanno usati in gravidanza. Tra le cure farmacologiche esistono antibiotici, antimicrobici e per le donne, trattamenti ormonali.

I probiotici e fermenti lattici vivi possono essere degli ottimi alleati e se soffri di problemi epatici, potresti aver bisogno di ripulire il fegato.
Tra i rimedi naturali trovano utilizzo le tisane depuratrici, detossificanti e ad azione calmante. Alcune creme naturali purificanti e ricche di oligoelementi come l’argilla, ma anche preparazioni con oli essenziali e antibatteriche.

L’importante è agire in base al problema e rivolgersi ad uno specialista!

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Filler o Botulino. Qual è la scelta migliore?

Sia che si utilizzi un filler a base di acido ialuronico, sia che si opti per il botox, ognuno di noi ha il desiderio di correggere quei piccoli inestetismi della pelle del viso che sopraggiungono con il passare del tempo e con l’avanzare dell’età.

È del tutto normale e lecito guardarsi allo specchio e desiderare di avere un aspetto più giovanile, e se ci si rivolge ad un dermatologo o a un chirurgo per eliminare questi piccoli difetti non c’è da vergognarsi.

L’unica raccomandazione è quella di rivolgersi sempre a medici e centri specializzati per questo tipo di interventi, assicurarsi che siano presenti le migliori attrezzature e macchinari all’avanguardia ed essere sicuri che vengano rispettati standard di sicurezza elevati.

Le terapie a base di filler o botox sono entrambe sicure ed efficaci nel contrastare gli inevitabili segni del tempo sul nostro viso. Molte volte, però, si rischia di confondere queste due metodologie: in realtà, oltre che essere due sostanze completamente diverse, vanno a risolvere problematiche differenti.

LE DIFFERENZE TRA FILLER E BOTOX

Il botox è il termine comune con cui andiamo a definire quegli interventi che prevedono l’iniezione della “tossina botulinica”, ossia una proteina neurotossica generata da una classe specifica di batteri.

Il “Botox” o botulino si utilizza prevalentemente per prevenire l’invecchiamento della pelle e quindi la comparsa di rughe. Tramite questa tossina viene diminuita l’attività muscolare nei punti in cui viene iniettata, rallentando quindi la comparsa delle rughe.

Pochi sanno che il botox viene anche utilizzato in casi di strabismo o problemi muscolari. Essendo un intervento delicato, uno dei rischi del ricorrere ad un rimedio fai da te o a uno specialista poco professionale è quello di “bloccare” le espressioni facciali.

Il filler invece contiene acido ialuronico, una sostanza naturalmente presente nel nostro corpo. Questo sistema agisce in maniera diametralmente opposta al botulino, ossia riempiendo e rimpolpando le rughe già presenti sul viso proprio laddove la pelle ha perso la sua naturale elasticità, stimolando la produzione di collagene. Il Filler viene utilizzato anche in tanti altri contesti e per diverse esigenze, non solo per le rughe.

Negli ultimi anni si è notato un netto aumento di under 30 che si rivolgono a medici e chirurghi per rimpolpare labbra, modificarne il contorno, aumentarne il volume. Infatti, una delle applicazioni più comuni dell’acido ialuronico è proprio sulle labbra.

Si tratta di un intervento veloce, semplice, non invasivo e soprattutto reversibile, a differenza delle vecchie operazioni con iniezioni a base di silicone.
Oltre che per migliorare le labbra, il filler viene usato anche per “livellare” il profilo del naso, rimpolpare il volume dei glutei o correggere altre imperfezioni del viso.

In linea generale possiamo affermare che mentre il botulino viene usato per correggere le rughe di espressione (occhi, zampe di gallina, fronte), il filler viene prediletto per la zona inferiore del viso, quindi per quelle rughe che compaiono tra naso e labbra, sulla guancia o lungo la mandibola.

Entrambi i metodi però contribuiscono in maniera efficace a ringiovanire il proprio viso e il proprio aspetto.

COME SI EFFETTUANO

Con la terapia a base di botox la tossina viene iniettata in piccole dosi nella zona di interesse e l’effetto è visibile dopo la prima settimana per una durata fino a sei mesi. È un intervento che si sconsiglia ai minori di 18 anni ed alle donne in gravidanza.

Il filler invece consiste nell’iniezione di acido ialuronico nelle zone interessate, l’effetto è immediato e può durare dai due mesi fino ad un anno in base anche al tipo di operazione svolta.

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Dermatite atopica, seborroica o da contatto: cosa sono, come riconoscerle e come curarle

Le varie forme di dermatite atopica, seborroica o da contatto

La dermatite ha varie forme tra cui quella atopica, seborroica e da contatto.
Si tratta di quelle più diffuse che possono interessare gli adulti, in particolare tra i 30 e i 60 anni, e i bambini, nei quali viene identificata come “crosta lattea” sul cuoio capelluto.

Le cause delle 3 forme di dermatite non sono ancora state identificate con certezza, ma si pensa che si tratti di un abbassamento delle difese immunitarie, corrispondente a periodi di forte stress e stanchezza psicofisica.

Questo tipo di infiammazioni della pelle hanno periodi di latenza e altri in cui si ripresentano anche in forma aggressiva, in particolare nei mesi più freddi.
Vediamo nel particolare in cosa consistono la dermatite atopica, seborroica e da contatto, come fare per riconoscerle e quali sono le cure.

 

La dermatite atopica e seborroica

La dermatite atopica è, come accennato, un’infiammazione della pelle che si manifesta in modo improvviso con rossore e prurito localizzato soprattutto su mani, gomiti, piedi, ginocchia, ascelle, collo, viso, specie intorno alla zona oculare e torace.

Negli adulti come nei bambini provoca prurito più o meno insistente e, proprio la tendenza a grattarsi, può provocare vere e proprie ferite a seguito delle quali possono formarsi delle croste.

In questo modo si innesca un circolo vizioso che può portare, nei casi gravi, all’infezione delle ferite, che richiedono una terapia antibiotica.

Le pelle soggetta a dermatite atopica tende a inspessirsi e questo, specie nelle zone visibili come il viso, crea disagio e problemi nella vita relazionale.

La dermatite atopica, oltre che per il prurito, si riconosce per la comparsa di chiazze arrossate e pelle secca, sulla quale si possono formare delle vescicole e delle croste.

Se sei affetto da dermatite atopica potresti grattarti soprattutto durante la notte.
Una cura definitiva per questa infiammazione della pelle non esiste, ma si possono assumere alcuni farmaci ed evitare dei comportamenti che possono scatenarla o peggiorarla.

Tra questi è meglio non lavarsi troppo di frequente con detergenti e spugne aggressive e asciugarsi tamponando la cute e non sfregandola.

Bisogna evitare di applicare creme idratanti e profumate e prediligere indumenti realizzati con tessuti naturali e non sintetici. L’esposizione al sole può giovare in alcuni casi, ma non potendo usare creme solari, è meglio evitare le ore centrali della giornata.

Il dermatologo, in base alla gravità della dermatite atopica può prescrivere creme lenitive e a base di cortisonici, ma solo per brevi periodi.
La dermatite seborroica si manifesta con un’infiammazione delle zone dove sono presenti ghiandole sebacee: viso, in particolare la parte superiore delle narici, dietro le orecchie, l’arcata sopraccigliare, il cuoio capelluto, le ascelle e l’inguine.

Si riconosce dal rossore e dall’infiammazione che provoca un’iperproduzione di sebo.
La pelle quindi appare lucida, untuosa e a squame.
Nei bambini si manifesta con la crosta lattea, mentre negli adulti con un eccesso di forfora e capelli grassi. Non può comunque provocarne la caduta.

Anche in questo caso il sintomo più comune è il prurito associato al dolore, causato dalla formazione delle croste.
In corrispondenza delle pieghe della pelle si possono creare abrasioni e ferite, che arrivano anche a sanguinare e a essere maleodoranti, in particolare nelle persone in sovrappeso o obese.
Anche in questo caso sarà il dermatologo a definire la terapia curativa per evitare infezioni fungine, micotiche o batteriche. In alcuni casi gravi, oltre agli antibiotici, potrebbero essere necessari cortisonici sia topici che per via orale.

La dermatite da contatto

La dermatite da contatto trova origine nel contatto con sostanze chimiche o ambientali, alla quale l’organismo risponde con uno stato infiammatorio.
Si distingue in 2 forme:

1) la dermatite allergica da contatto;
2) la dermatite irritativa da contatto.

La dermatite allergica da contatto è provocata dall’esposizione a una sostanza irritante per un periodo prolungato, che il sistema immunitario riconosce come “estranea” e alla quale reagisce con un’infiammazione cutanea.

È il caso, ad esempio, delle persone allergiche a metalli come il nichel, oppure ad alcuni cosmetici e profumi, fino alle tinte per capelli.
Questa infiammazione cutanea ha sempre una manifestazione acuta e si riconosce dall’arrossamento, dal prurito più o meno insistente e dalle vescicole.
Se il contatto è prolungato la pelle può diventare molto secca, con presenza di bolle e croste.
La dermatite irritativa da contatto è la forma più comune, dato che molte persone hanno spesso a che fare, anche a causa del proprio lavoro, con sostanze molto irritanti o composti chimici.

Riconoscere entrambe le forme di dermatite da contatto non è scontato e per questo sono necessarie delle prove allergiche con il patch test.

Il patch test si effettua applicando cerotti che contengono una minima quantità della sostanza per cui si sospetta un’allergia. Se dopo circa 48 ore si manifesta irritazione in corrispondenza di uno o più cerotti, si viene a conoscenza della sostanza che ha provocato l’infiammazione.

La cura consiste nell’applicazione di pomate a base di steroidi e, nel caso di essudazione, anche antisettici. Per alcuni soggetti può essere utile la somministrazione di antistaminici, mentre se si tratta di una forma cronica aggressiva, il dermatologo può prescrivere farmaci immunosoppressori e corticosteroidi.

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Psoriasi: il sole fa bene?

Cos’è la psoriasi

La psoriasi è una patologia che viene scatenata da cause infiammatorie ed è spesso causata da una predisposizione genetica; tuttavia, ci sono proprio dei fattori scatenanti che potrebbero creare una reazione a catena fino alla dimostrazione della sintomatologia e possono essere dei traumi, dei farmaci e/o delle infezioni.

A livello tecnico, viene scatenata da una iperproliferazione nell’epiderma e nel derma dei cheratinociti e, in genere, colpisce le persone tra i sedici e i ventidue anni o quelle tra i cinquantasette e i sessant’anni, anche se in realtà potrebbe comparire a qualsiasi età.
Tuttavia, i dati fanno emergere che sono le persone bianche quelle più a rischio di contrarre questa patologia, anche se in generale ne è affetta tra l’1% e il 5% di tutta la popolazione mondiale.

Sintomatologia

Nella maggior parte dei casi, i sintomi sono legati alla comparsa di papule o lesioni a placche che possono essere anche molto spesso, oltre che pruriginose.
Le lesioni, generalmente, si possono manifestare sui gomiti, sulle ginocchia, sul cuoio capelluto, ai genitali e ai glutei.
Nella minor percentuale dei casi, la psoriasi può andare a colpire le articolazioni, erodendole.

Non è una patologia che ti può influenzare negativamente la tua salute fisica, ma può sicuramente cambiare la tua opinione rispetto all’immagine che vedi allo specchio; oltretutto, questo tipo di patologia costringe i pazienti a stare molto attenti all’igiene, mantenendo costantemente pulite le lenzuola e i capi d’abbigliamento, per non parlare del tempo da dedicare alla medicazione delle lesioni.

La psoriasi e il sole

Spesso, durante la stagione estiva, potresti riscontrare un regredire dei sintomi legati alla psoriasi e ciò dimostra come, effettivamente, l’esposizione ai raggi solari ti possa fare bene, anche se ciò non significa che tu possa prendere delle pause dai trattamenti, dato che ciò potrebbe portare solamente ad un peggioramento.

L’estate fa molto bene ai sintomi della psoriasi, dato che il sole può avere una grande azione antinfiammatoria, mentre il mare ne svolge una detta cheratolitica, molto importante per ridurre lo spessore delle placche; il binomio sole e mare, quindi, contribuisce a calmare il prurito provocato dalle lesioni e ne migliora notevolmente l’aspetto grazie anche alla rigenerazione della pelle, mediante l’eliminazione delle cellule morte.
Soltanto nella minor percentuale dei casi si può verificare un peggioramento, quindi è sempre bene che ti faccia visitare dal dermatologo per comprendere il tuo caso specifico.

Anche se il sole e il mare sono un toccasana per la psoriasi, non si può dire lo stesso del sudore, quindi l’importante è che tu indossi dei vestiti molto leggeri e che tu ponga molta attenzione a far rimanere la pelle sempre fresca e asciutta, evitando anche gli indumenti sintetici, le cui fibre possono fare attrito con le lesioni.

In ogni caso, è molto importante che tu resti sempre ben protetto dai pericoli del sole, per quanto bene possa fare alla tua patologia, dato che i raggi UV possono fare molti danni alla pelle; quindi, è sempre bene evitare le ore più calde, spalmare la crema solare con alto fattore di protezione e aspettare che questa venga assorbita dalla pelle prima di esporti e/o farti il bagno.

Al contrario dell’azione terapeutica del sole e del mare, devi stare molto attento per quanto riguarda i bagni in piscina, che sarebbe meglio evitare, data l’azione irritante che potrebbe provocare il cloro.

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Il botulino per un ringiovanimento del volto

Il botulino, chiamato anche Botox, è un trattamento efficace che aiuta a contrastare ed eliminare i segni che il tempo lascia sul viso: le rughe.

Si tratta di una tossina che viene introdotta nella pelle in determinate zone del volto, con l’obiettivo di migliorare il proprio aspetto rendendolo più giovanile, fresco e bello.

Questo tipo di tossina, generata da un batterio chiamato Costridium botulinum, viene usata per effettuare dei trattamenti estetici professionali in grado di rendere il viso giovane nonostante l’età avanzata.

Quando usare il botulino?

Il botulino è un rimedio efficace per eliminare la presenza di rughe di espressione, in particolare per queste tipologie:

  • i solchi verticali situate nella zona in mezzo alle sopracciglia;

 

  • le rughe naso-labiali;

 

  • quelle a zampe di gallina che tendono a formarsi vicino agli occhi, in particolare negli angoli;

 

  • le rughe orizzontali che si manifestano soprattutto sulla fronte;

 

  • le bande che si presentano nel corso del tempo sul collo

 

In più, il trattamento del botulino risulta efficace anche per eliminare anche altri tipi di rughe, come quelle che si manifestano intorno alle labbra, chiamate prelabiali. Anche se spesso non ce ne rendiamo conto, la nostra bocca è in continuo movimento, per parlare, sorridere o esprimere diverse emozioni. Questo, con il passare degli anni, tende a creare irrimediabilmente le rughe.

Il botulino non è in grado di risolvere il problema delle rughe causate dalla gravità, ma solo quelle di espressione, perché agisce sui muscoli che, anche inconsciamente, utilizziamo per la comunicazione non verbale.

Per alcune persone la presenza di rughe può creare una situazione di forte disagio psicologico, ed è soprattutto in questi casi che la cura viene somministrata.

Le iniezioni vengono somministrate all’interno dei muscoli che producono le espressioni facciali. Non lasciano alcun segno o cicatrice e, soprattutto, sono reversibili.

Come agisce il botulino?

Il botulino è un trattamento miorilassante, perché durante questa cura tutti i muscoli del viso si rilassano. Questo succede perché la tossina impedisce il rilascio dell’acetilcolina, sostanza chimica prodotta naturalmente dal nostro organismo che trasmette gli impulsi nervosi ai muscoli.

Agendo direttamente alla radice del problema, e cioè le contrazioni muscolari, il botulino distende le rughe di espressione, donando al paziente un aspetto disteso, rilassato e giovane.

Proprio perché il botulino agisce sui muscoli, provocandone il rilassamento, si tratta di un intervento completamente diverso dal filler, che invece riempie i solchi delle rughe.

La tossina botulinica viene utilizzata anche per altri interventi, come ad esempio la riduzione dell’iperidrosi, cioè la condizione per cui una persona suda eccessivamente, tipicamente sulle mani.

L’effetto delle iniezioni di botulino inizia a manifestarsi circa 4 giorni dopo e, di solito, dura dai 3 ai 6 mesi. Dopo questo lasso di tempo è possibile ripetere l’intervento.

Come funziona l’intervento

Prima di effettuare l’intervento, il medico vi chiederà se avete assunto dei farmaci recentemente. Questo perché l’interazione del botulino con alcuni tipi di farmaci potrebbe favorire la formazione di lividi nel post intervento. Infatti, nei giorni precedenti, bisogna evitare di assumere aspirina, farmaci antinfiammatori e alcol.

La durata dell’intervento varia, di solito, dai 10 ai 15 minuti, in base al numero di iniezioni che devono essere effettuate. Questo numero varia da paziente a paziente e in particolare in base agli obiettivi estetici che si vogliono raggiungere.

Le iniezioni vengono effettuate con delle microsiringhe, perciò si tratta di un’operazione poco invasiva e praticamente indolore. Grazie alla semplicità dell’intervento, non sono previsti tempi di degenza e si può subito ricominciare con la propria vita quotidiana.

L’unica cosa a cui bisogna stare attenti nei giorni subito successivi alle iniezioni, è evitare di strofinare il viso nelle zone interessate dall’intervento.

Effetti collaterali dell’intervento

Le iniezioni di botulino sono un trattamento semplice ed efficace, e, anche se le possibilità di avere controindicazioni sono molto basse, non sono esenti da eventuali rischi, che rimangono generalmente molto lievi.

Principalmente, infatti, si può incorrere in mal di testa, nausea, insonnia o secchezza oculare.

Come per l’interazione con qualsiasi altro tipo di farmaco, può succedere di essere allergici e avere quindi una reazione allergica, ma rimane comunque un’eventualità decisamente rara.

In ogni caso, è sempre meglio rivolgersi a dei professionisti del settore, che sappiano trattare i pazienti con riguardo e valutare tutta la loro storia clinica, al fine di scongiurare eventuali problematiche.

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Verruche filiformi: cosa c’è da sapere

Le verruche filiformi rappresentano una tipologia di verruca molto comune e si presentano sulla pelle come delle escrescenze che creano disagio e imbarazzo a chi compaiono.

Tendono a estendersi in lunghezza, per questa ragione sono considerate decisamente insopportabili da vedere, soprattutto sotto il punto di vista estetico.

Questo tipo di verruche non sono dannose sotto il piano salutare ma recano disagi a livello personale in quanto sono dei veri e propri inestetismi e mettono in imbarazzo tutti coloro che soffrono di questa problematica.

Verruche filiformi: cosa c’è da sapere

Le zone principali del corpo dove appaiono le verruche filiformi sono il viso e il collo.

Nella maggior parte dei casi le parti specifiche in cui compaiono le verruche filiformi sono le palpebre, il collo, le labbra e tutte le zone che risultano complicate da nascondere.

Si distinguono dalle verruche tradizionali in quanto crescono in maniera più rapida e violenta sulla pelle, estendendosi in lunghezza. Inoltre, tendono a moltiplicarsi velocemente.

Il virus HPV rappresenta il responsabile principale che consente la nascita e la formazione delle verruche filiformi sulla cute, in maniera particolare tali perfezioni sono causate dai gruppi HPV 1, 2, 4, 27 e 29.

Verruche filiformi: sintomi

Il sintomo principale della nascita delle verruche è il prurito che si avverte proprio dove si svilupperanno in seguito. La maggior parte dei pazienti non percepisce nessun campanello di allarme, perché la loro capacità di espansione è talmente veloce che non danno il tempo di rendersi conto di cosa stia accadendo.

In alcuni casi se si formano intorno o alla zona degli occhi creano problemi di sanguinamento per il semplice fatto che queste parti del viso sono decisamente delicate.

Sono rari i casi in cui sul viso o sul collo nasce una singola verruca filiforme. Quando ne compare una subito dopo se ne formano delle altre, riempiendo il viso in breve tempo.

Il contagio delle verruche filiformi avviene attraverso dei comportamenti scorretti, come ad esempio quella di usare l’asciugamano che ha utilizzato un’altra persona affetta dal Papilloma Virus. Tuttavia, non tutte le persone che si asciugano il viso o le altre zone del corpo contraggono il virus, a riscontrarlo velocemente spesso sono i soggetti che hanno le difese immunitarie basse.

I medici consigliano ai pazienti di non toccare qualsiasi tipologia di verruca una volta comparsa in quanto tendono a espandersi rapidamente in tutti i punti del corpo dopo averne toccata anche solo una.

Rimedi per eliminare le verruche filiformi

Per eliminare le verruche filiformi generalmente è consigliato applicare dei rimedi d’immunoterapia, perché attraverso questi trattamenti specifici si ha la possibilità di rimuoverle senza lasciare segni e cicatrici.

La soluzione viene iniettata in maniera diretta nella verruca o spalmata in superficie. L’obiettivo di queste terapie consiste nell’ottenere una risposta positiva dall’organismo.

Nei casi più complicati è necessario passare a dei metodi più aggressivi tra cui l’utilizzo dell’acido salicilico.

Come ultimo trattamento qualora tali soluzioni non dovessero bastare, dovranno essere applicati dei metodi chirurgici laser o crioterapia. Attraverso l’intervento chirurgico si ha la possibilità di ottenere dei benefici sia a livello salutare sia personale eliminando il virus in maniera completa e definitiva.

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