Maria Luisa Pozzi - MioDottore.it

Autore - Dottoressa Marialuisa Pozzi

malattie veneree

Malattie veneree: una panoramica generale

Triste a dirsi, le malattie veneree continuano a colpire moltissime persone, nonostante gli eccellenti progressi della medicina e i notevoli passi da gigante che la farmacologia sta compiendo negli ultimi anni, i quali hanno sicuramente portato al consolidamento di terapie mirate molto più forti dei tempi passati.

Tuttavia, se ti stai chiedendo cosa siano le malattie veneree, quali siano le più frequenti e quale sia la sintomatologia più comune associata ad esse, sei nel posto giusto: in questo breve articolo, infatti, cerchiamo di prendere in esame alcune delle malattie veneree più comuni, analizzandone l’eziologia e soffermandoci sui sintomi.

Malattie veneree: definizione ed esempi

Innanzitutto, partiamo col definire la malattia venerea per antonomasia: essa non è altro che una condizione patologica che si trasmette per via sessuale.

Data tale speciale modalità di trasmissione, le malattie veneree sono altresì note come MST, acronimo che sta per Malattie Sessualmente Trasmesse.

Si possono includere in questa ampia categoria anche tutte quelle patologie che potrebbero trasmettersi per via sessuale, ma che non possiedono tale caratteristica principale: in questi casi, esse si trasmettono per via parenterale, oro-fecale e così via, ma occasionalmente potrebbero infettare più persone anche per via sessuale.

Nonostante il miglioramento della condizione socioeconomica dei Paesi maggiormente industrializzati, avviatosi e consolidatosi alla metà del secolo scorso, la categoria delle malattia sessualmente trasmesse si sta via via sempre più allargando, comprendendo numerose patologie considerate anticamente minori.

Tuttavia, specie nei Paesi in via di sviluppo, c’è stato il dilagare della patologia venerea più comune, ossia l’AIDS, anche se oggi essa è ritenuta una condizione patologica ampiamente sotto controllo rispetto ai decenni passati.

Moltissime patologie veneree odierne sono provocate da diversi agenti eziologici, ovvero un pool di diverse cause che portano all’insorgenza e allo sviluppo infettivo della malattia: tra di essi figurano molti virus, batteri, funghi e vari parassiti.

Ad esempio, la gonorrea viene generata dal batterio Neisseria Gonorrhea, così come l’herpes genitale insorge a partire dall’infiltrazione del virus HSV (Herpes Simplex Virus) e il condiloma viene scatenato dall’HPV (Human Papilloma Virus), il quale potrebbe portare anche a cancro del collo dell’utero.

Tra le malattie veneree, tuttavia, vengono annoverate anche altre condizioni patologiche minori, come ad esempio la micosi genitale, le lesioni papulose da mollusco contagioso, la celebre candida o candidosi, la vaginosi batterica, che colpisce l’apparato genitale femminile, la pediculosi del pube e i molluschi contagiosi.

Che dire delle modalità di contagio vere e proprie?
La trasmissione per via sessuale di tali malattie esula dal tipo di rapporto avuto: esso può essere genitale, oro-peniena, oro-vaginale o anale, ma il contagio vero e proprio avviene tramite il contatto diretto tra liquidi seminali infetti, come lo sperma, secrezioni vaginali o sangue fuoriuscito da piccolissime lesioni.

Nella pratica sessuale, inoltre, un ruolo particolarmente pericoloso lo assume il coito anale, il quale potrebbe provocare lacerazioni di variabile entità che non fanno altro che favorire l’ingresso di batteri e germi che proliferano facilmente all’interno degli organi genitali umani, superando agevolmente la barriera immunitaria.

Inoltre, un ulteriore modo di trasmissione delle malattie veneree è il contatto con biancheria infetta, ma anche di asciugamani o articoli da toilette utilizzati in modo promiscuo; dalle modalità di trasmissione è totalmente escluso il bacio o il contatto diretto con un accessorio utilizzato da un’altra persona, come un bicchiere, nè col contatto fisico, come una stretta di mano o un abbraccio.

Quali sono i sintomi?

Ad oggi, la varietà di sintomi associati ad una qualsivoglia malattia venerea è notevole, la quale varia a seconda della tipologia di patologia contratta.

In linea generale, tuttavia, si può dire che i sintomi più comuni riguardano stati infiammatori, che provocano bruciori, pruriti e comparse di rush cutanei.

Inoltre, molte delle malattie veneree impattano anche sull’apparato urinario, rendendo difficile e dolorosa la minzione e provocando il rilascio di cattivi odori provenienti dai genitali.

Oltre a tutto ciò, uno dei sintomi di serietà più evidente è il sanguinamento, che sia esso vaginale, rettale o orale.

Ad ogni modo, per qualsiasi sintomo associabile ad una malattia venerea, è bene che tu sappia quanto sia fondamentale il consulto di uno specialista, in grado di diagnosticare la precisa condizione patologica che ti sta affliggendo, in modo tale da scegliere la corretta terapia da seguire.

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verruche

Verruche: eliminarle con la laserterapia

Tipologie di verruche

Esistono differenti tipologie di verruche che possono intaccare differenti zone dell’organismo. Che si dividono nelle seguenti tipologie:

  • piane;
  • comuni;
  • filiformi;
  • plantari;
  • dei genitali.

Le verruche comuni sono per l’appunto note come quelle più frequenti e sono anche comunemente chiamate porri: nello specifico, consistono in lesioni aventi solitamente un diametro che può andare dai 2 fino a un massimo di 10 millimetri. Hanno un colore rosato e si presentano in diverse zone del tuo organismo, quali viso, dita e dorso delle mani.

verruche comuni

Le piane sono prevalentemente presenti nei bambini e la loro caratteristica è un rilievo leggero sulla pelle, oltre a una dimensione minore e a un numero più elevato rispetto alle verruche comuni. Queste ultime, intaccano zone quali: viso, braccia, dorso delle mani e ginocchia.

Le plantari sono anch’esse abbastanza comuni e caratterizzate da lesioni tondeggianti e profonde. In particolare, la loro superficie è costituita da punti nerastri, solitamente dei capillari occlusi. La zona più colpita è la pianta del piede e le verruche si presentano di colore giallo, molto dolorose in quanto l’intero peso del tuo corpo va inevitabilmente sulle verruche quando cammini.

verruche planari

Sono presenti anche le verruche filiformi, le quali sono note per il loro essere appuntite e per la loro lunghezza di vari millimetri. Tali, colpiscono prevalentemente zone come il cuoio capelluto, le palpebre e il viso.

verruche filiformi

Verruche dei piedi e delle mani

Le verruche più comuni sono quelle note anche come porri e presentano una forma abbastanza comune e facilmente riconoscibile.

Possono essere caratterizzate da differenti forme, grandezze e superfici irregolari. Le zone maggiormente colpite sono le dita, il dorso delle mani e il contorno ungueale.

Anche il palmo delle tue mani può essere affetto da questa tipologia, seppur più raramente, così come le ginocchia e i gomiti. Qualora tu eserciti pressione sulle verruche puoi sentire dolore.

Le verruche dei piedi o plantari sono state precedentemente introdotte e sono estremamente comuni tra chi ha sofferto o soffre di verruche. Quelle semplici sono le più diffuse, note per il loro essere squamose, spesse, ruvide e dal color giallastro.

Possono comparire sulla pianta del tuo piede o tallone, e in casi meno comuni tra le dita dei piedi. Qualora siano presenti sulla pianta del piede sentirai un dolore costante dato dalla pressione su di esse.

Sono presenti anche delle verruche plantari meno comuni rispetto a quelle semplici, ossia quelle a mosaico: sono caratterizzate da una forma e dimensione che ricordano quelle di un mosaico.

Come si individuano?

Ciascuna tipologia ha delle caratteristiche differenti, alcune più riconoscibili rispetto ad altre. Ogni infezione può infatti essere da te riconosciuta già al tatto e dalla superficie della pelle irregolare. È bene ricordarti che hanno anche una forma rotondeggiante e di differenti dimensioni. Se le sottoponi a pressione possono provocarti dolore.

Le verruche sono pericolose?

Sono prevalentemente causate dall’infezione virale proveniente da molti virus, i quali sono appartenenti all’HPV, ossia Human Papilloma Virus.

Le verruche non sono pericolose e spesso possono anche scomparire spontaneamente, anche se nel corso di svariato tempo, per questo ti consiglio sempre di rimuoverle con i giusti metodi.

Non sono pericolose per il tuo organismo ma possono essere alquanto fastidiose, soprattutto se posizionate su zone del corpo su cui tendi a fare pressione, come la pianta del piede o il palmo delle mani.

Trattamenti

Generalmente molte verruche comuni non necessitano di particolari trattamenti in quanto vengono eliminate nel corso degli anni.

Ti consigliamo comunque il trattamento in quanto sono contagiose e la loro scomparsa garantisce più comfort e meno disagio.

Tra i vari trattamenti, quello più diffuso è la laserterapia, la quale è indicata soprattutto per verruche particolarmente difficili da rimuovere. Solitamente è necessaria una sola seduta, mentre per verruche particolarmente profonde sono necessarie più sedute.

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rimuovere trucco permanente

Il trucco permanente viene rimosso con il laser?

Come rimuovere il trucco permanente: il laser e le altre tecniche

Il trucco permanete (PMU, permanent make-up) è un tipo di dermopigmentazione che serve per ridefinire alcune aree del viso alle quali si vorrebbe dare un aspetto differente.

Le zone di maggiore interesse sono le sopracciglia, le labbra e il contorno occhi. Può capitare, tuttavia, che il risultato non combaci alla perfezione con quello atteso e deluda le aspettative, oppure che il tatuatore commetta un errore.

O ancora semplicemente, ci si può stufare di sfoggiare sempre lo stesso look che, tra l’altro, col tempo, può anche essersi degradato.

Ecco allora che ci si chiede come rimuovere il cosmetico, e immediatamente si pensa al laser, come avviene per i tatuaggi, di seguito vedremo nel dettaglio le varie possibilità.

Metodi naturali e ritocchi

Uno dei metodi per rimuovere il make-up permanente è semplicemente aspettare: i pigmenti che vengono utilizzati presentano il massimo grado di biocompatibilità, risultando sicuri per l’organismo, e inoltre sono sintetizzati appositamente per essere gradualmente riassorbiti con il tempo.

Perciò, con il trascorrere dei mesi, la natura farà il suo corso e il trucco svanirà, ammesso che il tatuatore abbia utilizzato i pigmenti giusti e questi non vadano incontro a strani effetti, ad esempio tendendo verso altri colori (tipicamente sfumature di verde o blu).

In media, la durata del PMU si aggira intorno a un anno, anche se la variabilità è alta, anche in funzione del tipo di pelle e dello stile di vita della persona.

È comunque legittimo pensare che non tutti siano disposti ad attendere un anno, specialmente se si sono verificati degli effetti indesiderati o il look proprio non convince.

Rimedi medici per rimuovere il trucco permanente

La tecnica che sicuramente tutti immaginano come elettiva per rimuovere il trucco permanente, in ogni caso, è di puro appannaggio medico, e consiste nel trattamento col laser.

Questa operazione viene eseguita da un professionista competente, che indirizza un fascio di luce sulla zona da trattare in modo che il pigmento che si trova appena sotto la superficie della pelle venga frammentato e per i tessuti sia più facile da riassorbire.

Questo processo non sarà immediato, ma già dalla prima seduta si potranno vedere i primi risultati. Dopodiché, occorreranno altre sedute (da 2 a 5), distanziate di 50 giorni, per ottimizzare l’effetto: oltre alla rimozione completa, è possibile effettuare anche solo uno schiarimento.

Inoltre, eliminare i colori scuri, più sensibili alla luce del laser, sarà più semplice; quindi, anche questo rappresenta un fattore determinante nelle tempistiche.

Il vantaggio di questa tecnica è che il laser non danneggia in alcun modo la pelle: il paziente avvertirà solo del calore e, in seguito, potrebbe riportare un lieve arrossamento temporaneo.

Rivolgersi a dei professionisti

Concludiamo con un consiglio fondamentale. La pelle è un organo incredibile, ma quella del viso è estremamente delicata, ed è importante dedicarle tutte le dovute attenzioni, specialmente quando ci si vuole sottoporre a una pratica come la rimozione del PMU.

Per questo motivo è fondamentale rivolgersi a degli esperti competenti, dei dermatologi che sappiano valutare ogni caso individualmente in modo da optare per la decisione migliore, che possa permettere al paziente di riconquistare il suo benessere e tornare a sentirsi in pace con il proprio viso ed apprezzarne la bellezza.

La centralità del cliente e della sua salute, il rispetto per la pelle, cortesia e accoglienza abbinate alla massima professionalità e una conoscenza specialistica, attrezzatura all’avanguardia: questo è ciò che potrete trovare nel nostro studio.

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iperidrosi

Quali zone del corpo vengono colpite dall’iperidrosi e come possiamo combattere l’eccessiva sudorazione?

L’iperidrosi costituisce una condizione il cui tratto caratteristico è rappresentato dall’eccessiva sudorazione.

L’eccessiva sudorazione può manifestarsi in forma generalizzata oppure può interessare alcune zone specifiche del corpo, fra le quali si possono citare ad esempio le ascelle, le mani o anche le piante dei piedi.

L’iperidrosi può interessare inoltre la zona del torace, del viso o anche dell’inguine.

Generalmente si manifesta in modo eguale su entrambi i lati del corpo, se ad esempio la zona interessata colpita è quella relativa alle piante dei piedi, entrambi questi ultimi verranno interessati da tale condizione.

Questa patologia non comporta delle problematiche rilevanti sulla tua salute; tuttavia, quest’ultima può rappresentare un’enorme fonte di stress e di imbarazzo.

L’iperidrosi costituisce una condizione che non deve essere sottovalutata, seppur infatti non determina dei rischi sulla tua salute, può condizionare negativamente la qualità della tua vita.

Essa può infatti rappresentare e determinare una situazione di forte stress che può indurre il sorgere di molteplici sintomi di carattere ansioso e depressivo.

Inoltre, l’iperidrosi può manifestarsi a qualunque età, generalmente tale condizione tende a presentarsi nel periodo immediatamente successivo alla pubertà.

Quali cause possono originarla: iperidrosi primaria

L’iperidrosi può essere distinta in due diverse tipologie. La suddivisione viene operata in relazione alla possibilità di individuare la causa scatenante di tale condizione.

A tal proposito si distingue fra l’iperidrosi primaria e l’iperidrosi secondaria.

L’iperidrosi primaria è caratterizzata dal fatto che in quest’ultima non si individuano delle cause sottostanti alla suddetta condizione.

Nonostante ciò, è plausibile ritenere che l’iperidrosi primaria sia originata dal sistema nervoso simpatico il quale si occupa di molteplici funzioni del tuo corpo la cui esecuzione non richiede il carattere della tua volontarietà.

La causa dell’iperidrosi primaria si riconduce al sistema nervoso simpatico anche in considerazione del fatto che quest’ultimo opera come una sorta di termostato.

Nel caso in cui viene da te avvertito un aumento della temperatura il tuo sistema nervoso simpatico provvede all’invio di un segnale alle cellule sudoripare del tuo corpo, inducendo quest’ultime a produrre del sudore.

La produzione di sudore costituisce uno strumento finalizzato a consentire alla diminuzione della tua temperatura corporea.

Numerosi studi effettuati in merito all’iperidrosi primaria hanno rilevato inoltre come quest’ultima in numerosi casi è originata da una mutazione di carattere genetico.

L’iperidrosi secondaria: quali cause possono originarla

Per quanto concerne l’iperidrosi secondaria, quest’ultima, si differenzia in considerazione della possibilità di determinare la causa originaria della suddetta condizione.

Fra le possibili cause scatenanti l’iperidrosi secondaria si possono citare ad esempio la menopausa, l’ansia, l’obesità o anche la gravidanza. Può inoltre essere originata dall’assunzione di taluni farmaci antidepressivi o oppioidi.

L’iperidrosi secondaria si manifesta generalmente in modo improvviso e generalizzato su tutto il tuo corpo.

Come è possibile combattere l’eccessiva sudorazione attraverso le iniezioni di tossina botulinica diluita

Uno dei rimedi che ti consentono di combattere l’eccessiva sudorazione è rappresentato dalle iniezioni di tossina botulinica.

La tossina botulinica può infatti essere iniettata nelle zone del corpo colpite da iperidrosi.

L’efficacia di tale rimedio è determinata dal botulino, il quale contribuisce a bloccare l’invio dei segnali dal tuo cervello ed in particolare dal sistema nervoso simpatico alle ghiandole sudoripare.

Il mancato invio di tali segnali contribuisce a diminuire sensibilmente la produzione di sudore nelle aree interessate dall’iniezione della tossina botulinica.

Questa iniezione rappresenta una procedura non particolarmente complessa e duratura, la sua esecuzione richiede infatti un periodo di tempo compreso fra i trenta e i quaranta minuti.

Al fine di bloccare la produzione di sudore nelle aree interessate vengono effettuate fra le quindici e le venti iniezioni di tossina botulinica nelle aree del corpo interessate dall’iperidrosi.

Le iniezioni di tossina botulinica rappresentano una soluzione particolarmente efficace i cui effetti perdurano per molteplici mesi, in seguito ai quali, è possibile ripetere se necessario il suddetto trattamento benefico.

Il trattamento in questione concernente l’iniezione di tossina botulinica è assolutamente sicuro e non presenta degli effetti collaterali a lungo termine.

Fra i possibili effetti collaterali che si possono avvertire nel breve termine, nel momento successivo all’iniezione della tossina botulinica si possono citare la nausea o l’arrossamento delle zone interessate dall’iniezione.

 

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molluschi contagiosi

Molluschi contagiosi: cosa sono, sintomi e cura grazie ad una consulenza venereologia

Molluschi contagiosi: cosa sono?

I molluschi contagiosi sono infezioni virali che interessano la cute e sono diffusi specialmente nei bambini di età prescolare e scolare, negli immunodepressi e nei giovani adulti, in particolare tra coloro che sono sessualmente attivi; molto rari sono i casi in cui questi fenomeni si presentino a persone adulte o d’età avanzata.

Il mollusco contagioso può, inoltre, trovare terreno fertile in quei soggetti che presentano situazioni patologiche come la dermatite atopica, la malattia di Darier e diverse tipologie di immunodeficienze.

Negli adulti, queste lesioni si manifestano soprattutto in determinate zone, come cosce, natiche, inguine e in alcuni casi possono riguardare anche la zona anale e i genitali esterni.

Nei bambini, invece, tali infezioni si presentano sul volto, tronco, gambe e braccia.

Anche se questo tipo di infezione non rappresenta un pericolo grave per la salute, può comunque essere fastidiosa e creare addirittura disagi psicologici, specie nei più piccoli, in quanto queste eruzioni cutanee tendono a essere antiestetiche.

Quali sono le cause dei molluschi contagiosi?

La causa principale dei molluschi contagiosi è da ricercare nel virus appartenente alla famiglia dei Poxvirus e tra le varie sottospecie, la più diffusa è quella di tipo MCV-1 e che colpisce in maggior numero i bambini.

Quest’infezione è altamente contagiosa e si può trasmettere tramite contatto cutaneo diretto o, in rari casi, può trovare dei veicoli indiretti come, ad esempio, asciugamani, biancheria, peluches e così via.

Anche la condivisione di ambienti caldi e umidi, come piscine e saune, può causare trasmissione e contagio; è possibile, inoltre, che si arrivi all’auto contagio, specialmente quando si ha la tendenza a grattare la lesione e portare poi le mani in altri punti che ne determinano un ulteriore diffusione.

C’è poi da considerare che questo virus, a differenza di quelli che causano herpes simplez o zoster, non ha la tendenza a ricomparire; se ciò dovesse succedere significa che si è di fronte a un nuovo contagio oppure a un episodio precedente che non ha ricevuto la giusta cura.

Sintomi e periodo di incubazione dei molluschi contagiosi

L’infezione causata dai molluschi contagiosi ha un periodo di incubazione che dura in media dai 2 ai 3 mesi.

Il primissimo sintomo che determina il contagio è dato dalla comparsa di piccole papule in rilievo di colore bianco o rosa carne, con una piccola fossetta al centro.

Le dimensioni possono variare dai 2 ai 5 mm e solitamente hanno la tendenza a ingrandirsi col passare dei giorni; quando arrivano a essere molto grandi e infiammate, queste papule lasciano segni evidenti come cicatrici e questo succede quando vengono rimosse in maniera traumatica e brusca.

Anche se solitamente appaiono in forma asintomatica, tali lesioni possono provocare prurito e fastidio, ma in totale assenza di dolore.

Una loro risoluzione, generalmente, arriva in maniera spontanea in un periodo che va dai 6 ai 18 mesi, ma in certi casi particolari l’eruzione cutanea può durare fino a 4 anni.

Diagnosi e cura grazie ad una consulenza venereologica

La diagnosi che interessa i molluschi contagiosi è clinica e dunque è identificata nel corso di visite e consulenze venereologiche; quando si è in presenza di difficoltà diagnostica, si può propendere per la dermoscopia o l’esame istologico.

Solitamente, la risoluzione di tale infezione è spontanea ma, dovendo richiedere diversi mesi per una sua totale eliminazione, potrebbero verificarsi casi in cui si arrivi all’auto contagio, specialmente quando le lesioni si ingrossano in modo eccessivo e portano prurito.

Onde evitare tali situazioni, è possibile optare per la rimozione delle lesioni grazie al currettage o alla crioterapia con azoto liquido; esistono, inoltre, terapie che includono l’applicazione di prodotti topici o quelle che richiedono l’uso del laser.

Sebbene non esistano antivirali, l’assunzione di integratori alimentari a base di vitamine può essere d’aiuto per rafforzare il sistema immunitario e arrivare a una più rapida risoluzione.

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macchie della pelle- melasma

Macchie solari della pelle: come proteggersi dal sole per prevenirle

Come spesso si sente dire, i raggi solari sono diventati nel corso degli anni sempre più forti e dannosi, poiché sta venendo meno il filtro naturale dell’ozono a causa dell’inquinamento. Una delle controindicazioni di prendere troppo sole senza una protezione adeguata, è quello di costatare la comparsa delle macchie solari, spesso difficili da debellare e combattere se non prevenute correttamente.

In questo articolo vedremo nel dettaglio di cosa si tratta e come poter intervenire prima e dopo la loro eventuale comparsa.

Cosa sono le macchie solari?

Le macchie solari sulla pelle si manifestano come delle chiazze di diverse dimensioni, che si sviluppano alcune aree del corpo più sensibile ed esposte ai raggi UV, come il volto, il petto e le spalle.

Il colore può essere più o meno intenso e la forma non regolare, partendo da pochi millimetri fino ad arrivare a lesioni di qualche centimetro.

La loro creazione deriva essenzialmente da un’interferenza nel processo di melanogenesi, cioè della sintesi della melanina che viene prodotta a seguito dello stimolo del sole.

Questa tende ad accumularsi maggiormente in alcuni punti, dando quindi una diversa colorazione alla lentigo, da una sfumatura rossastra a una caffellatte, passando per formazioni scure e quasi tendenti al nero.

La distribuzione delle macchie della pelle è uguale sia negli uomini sia nelle donne e tendenzialmente compare nei soggetti più chiari o rossastri, che non utilizzano un adeguato filtro solare o si espongono anche nelle ore più calde senza dare respiro alla cute.

Gli individui che hanno superato i 60 anni d’età sono la fascia più sensibile, soprattutto per quanto concerne la testa, le mani e il petto, vedendo comparire anche macchie di dimensioni estese e molto scure.

Quali sono le tipologie più diffuse?

Le forme più comuni di macchie solari sono i lentigo solari, associate a fototipi chiari e soprattutto a donne che hanno superato i 40 anni di età.

La forma e il colore è molto variabile, ma si riconoscono per un bordo definito rispetto alla zona restante, rimanendo circoscritte in un’area come quella del petto o del naso.

Un secondo tipo sono i melasma, delle iperpigmentazioni di melanina che però sono meno definite rispetto alle macchie solari e si mostrano soprattutto nelle donne in età fertile, accentuate dai raggi solari.

Le cause possono essere gli sbalzi ormonali dovuti alla gravidanza o all’assunzione della pillola anticoncezionale; pertanto, se noti dei segni sull’epidermide e ti trovi in una di queste condizioni valuta tale ipotesi con un medico.

Dovute a cause esterne sono le iperpigmentazioni post infiammatorie, recate ad esempio da una reazione avversa ad alcune creme e profumi, con una conseguente esposizione al sole che non fa altro che peggiorare la situazione.

La stessa può verificarsi a seguito di un qualsiasi trattamento laser, dopo il quale consigliano di stare lontano dal sole per alcuni giorni, così da non mettere sotto pressione la pelle già sollecitata.

I nevi melanocitari, poi, sono delle formazioni benigne e solitamente più piccole e regolari, che si collocano sul volto e possono essere rimosse con diversi specifici trattamenti.

Diverse sono le cheratosi attiniche, che sono delle lesioni rugose e rilevabili al tatto, che tuttavia devono creare un campanello d’allarme poiché possono essere pretumorali e pertanto meritano un controllo medico, al contrario di quelle seborroiche che invece possono essere eliminate in ogni momento con crioterapia e laser.

Infine, la macchia solare più pericolosa è certamente il melanoma, un tumore della pelle che può rimanere silente oppure mostrare dei sintomi visibili come appunto degli accumuli di melanina in alcune zone.

Tali lentigo si possono individuare perché molto scure, isolare rispetto alle altre, dal bordo irregolare e soprattutto mutevole.

Se noti una di queste condizioni, prenota un consulto con uno specialista per valutare per tempo la situazione.

Come prevenire e curare le macchie solari

Per prevenire la formazione di macchie solari, da quelle innocue alle più gravi, il primo suggerimento è di non esporsi al sole nelle ore più calde e in particolare nella fascia che va da mezzogiorno al primo pomeriggio.

Inoltre, qualsiasi sia il momento prescelto, è necessario usare sempre un filtro solare molto alto, da spalmare periodicamente per evitare che acqua e sudore possa vanificarne il risultato.

Se però noti che nonostante le tue accortezze le macchie tendono a presentarsi, esistono vari metodi per eliminarle una volta per tutte.

Il primo e meno invasivo è il peeling, che toglie il primo strato di cellule morte e rigenera la pelle, seguito dal laser, che distrugge l’iperpigmentazione con il calore o la luce pulsata.

Si prosegue con la crioterapia, che utilizza il freddo come modalità per schiarire e polverizzare la macchia, grazie alla presenza dell’azoto liquido che si è mostrato molto efficace nel tempo.

 

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epilazione laser viso

Epilazione laser viso: come funziona e quali zone si possono trattare?

L’epilazione laser è un ottimo rimedio per sbarazzarsi efficacemente e in maniera permanente dei peli superflui presenti sul viso: questo può rappresentare una vera e propria svolta nella vita di moltissime donne, che desiderano liberarsi una volta per tutte della fastidiosa peluria che si forma a livello dei baffetti, o della zona infra-sopraccigliare.

Inoltre, anche per tutte coloro che soffrono di particolari problematiche metaboliche come la Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS), che spesso porta ad irsutismo (sviluppo eccessivo di peli folti e scuri), eliminare i peli dal viso definitivamente nelle zone di guance e mento può portare ad un notevole miglioramento per ciò che riguarda la loro qualità di vita, l’autostima e la fiducia in sé stesse.

Epilazione laser viso: come funziona?

Per questo trattamento estetico viene impiegato un macchinario a tecnologia laser, in grado di captare la melanina presente all’interno del bulbo pilifero: una volta individuato il bulbo, il raggio colpirà le cellule che lo costituiscono, trasformandole in calore.

Questo porterà alla neutralizzazione ed inattivazione permanente della cavità follicolare pilifera, causando prima la caduta del pelo e poi un arresto nella nuova produzione di peli da parte del bulbo colpito.

Un’operatrice specializzata in epilazione laser imposterà la macchina, personalizzandone i parametri in base al colore della vostra pelle, alla quantità, alla qualità e all’intensità del pelo: trattandosi di un macchinario che reagisce con la melanina, una pelle chiara con pelo scuro è la condizione ottimale per lo strumento, in quanto sarà in grado di individuare con esattezza il bulbo pilifero.

Dopo aver determinato i parametri, verrà applicato sulla pelle un gel protettivo e rinfrescante, in modo da minimizzare la sensazione di calore e pizzicore dovuta all’intervento della luce laser.

Mentre il manipolo è in funzione si potrebbe infatti percepire un leggero pizzicore: è del tutto normale, dal momento che il laser interviene negli strati più profondi del derma.

I vari stadi di crescita e sviluppo dei peli

I peli, esattamente come i capelli, presentano vari stadi di crescita e sviluppo. In particolare, ne riconosciamo 3:

  • Anagen: durante questa fase il bulbo pilifero si trova nella parte profonda del derma. Esso è attivo, le sue cellule proliferano e producono melanina;
  • Catagen: qui, il follicolo pilifero inizia a risalire verso gli strati superficiali del derma, e le cellule che lo compongono iniziano a perdere la loro attività, interrompendo di conseguenza la produzione di melanina. È la fase che precede la caduta del pelo;
  • Telogen: in quest’ultima fase del ciclo vitale del pelo, il bulbo pilifero ormai privo di attività è risalito fino all’epidermide, e il pelo sarà pronto a cadere spontaneamente.

Il laser epilatorio riesce ad intervenire solo sui peli in anagen, in quanto qui il bulbo esprime correttamente la melanina. Normalmente, circa il 20-60% dei peli si trovano in questa fase, per cui la buona riuscita della seduta dipenderà anche da questo: più alta sarà la percentuale di bulbi anagen, più risultati si vedranno.

Quali zone si possono trattare con l’epilazione laser al viso?

Le zone del viso che possono essere trattate con il laser sono molteplici:

  • baffetti;
  • zigomi;
  • mento;
  • guance;
  • zona infra-sopraccigliare;
  • tempie;
  • fronte.

A seguito del trattamento con il laser la pelle del viso potrebbe risultare leggermente arrossata: si raccomanda di non esporsi al sole per 48h dopo il trattamento, e di applicare sempre una crema solare con SPF50+ a prescindere dalla stagione in cui ci si trova.

Dopo il laser, la pelle infatti è molto sensibile, per questo il rischio che possano comparire macchie solari è molto alto.

Quante sedute effettuare con il laser per eliminare definitivamente i peli del viso?

La risposta non può essere univoca, in quanto, come specificato in precedenza, la variabilità biologica svolge un ruolo a dir poco fondamentale: dipenderà infatti da quanti peli si trovano nella fase di crescita, rispetto a quelli presenti in fase di riposo o di caduta.

Inoltre, trattandosi di una zona molto delicata, in cui generalmente la pelle è più sottile, è bene procedere con cautela sul viso, in modo da non creare rossori eccessivi che possano compromettere l’immagine della cliente e predisporla esageratamente a macchie solari.

Va sottolineato che una sola seduta non è mai sufficiente per risolvere il problema: per questo sarà necessario valutare il proprio caso insieme all’operatrice che ci sottoporrà alla procedura, in modo da individuare la strategia più adatta alle proprie esigenze e desideri.

 

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Cheratosi: le diverse tipologie e i rimedi per affrontarla

La cheratosi riguarda un’alterazione della pelle, a livello patologico, ed è generalmente caratterizzata da un ispessimento della cute che assume forma irregolare, dal colore marrone-grigiastro; ci sono dei casi, poi, in cui questo fenomeno si manifesta tramite verruche, con una superficie desquamante e arrossata.

Le differenti tipologie di cheratosi

Sostanzialmente esistono tre differenti tipi di cheratosi della pelle:

  • la cheratosi seborroica, ovvero riguardante le formazioni benigne che variano in base alla forma e al colore e che compaiono specialmente sul volto e sul tronco;
  • la cheratosi attinica o solare, che si manifesta con lesioni in rilievo nella cute; tale fenomeno coinvolge soprattutto quelle persone dalla carnagione chiara, con capelli chiari e occhi azzurri e si localizzano per lo più nel volto, sul décolletée e sul dorso delle mani;
  • la cheratosi pilare, innocua e riguardante le alterazioni della pelle come foruncoli o ispessimenti di vario tipo su braccia, cosce, guance e glutei.

Vediamo qui di seguito, nello specifico, quali sono le cause e i rimedi per ciascuna di queste tipologie di cheratosi.

Cheratosi seborroica

Anche se la cheratosi seborroica della pelle è da considerare una forma tumorale, essa è totalmente benigna; le macchie che compaiono, solitamente, sono in rilievo e tendono a diventare secche, per poi staccarsi completamente.

Sono soprattutto le persone di età avanzata ad essere maggiormente soggette a questa particolare tipologia di alterazione della pelle e i sintomi non sono particolarmente fastidiosi, a meno che queste piccole lesioni non si concentrino su determinate zone che possano dare luogo a prurito o sanguinamento.

Fortunatamente la cheratosi seborroica non è né infettiva e né contagiosa; le cause della cheratosi seborroica possono essere dovute a condizioni di genetica e familiarità, all’età avanzata, ad alterazioni ormonali (specie nelle donne che sono in procinto di entrare in menopausa) o ad esposizioni solari troppo prolungate.

Nel momento in cui ci si accorge di avere queste piccole lesioni della pelle è opportuno recarsi dal proprio dermatologo per ricevere la giusta diagnosi e la relativa cura che, normalmente, non prevede l’asportazione, tranne nei casi in cui tali formazioni comportino parecchio fastidio o che si trovino in zone soggette a sfregamento.

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Cheratosi attinica

La cheratosi attinica o cheratosi solare è dovuta agli effetti trasmessi da una costante e prolungata esposizione solare; questo fenomeno appare soprattutto dopo i 40 anni e si presenta come una piccola placca ricoperta da croste rossastre.

Le zone in cui queste lesioni compaiono maggiormente riguardano tutte quelle parti del corpo che sono più esposte al sole, come viso, spalle, collo, labbra e così via.

Questa tipologia di cheratosi provoca generalmente fastidio e prurito e si manifesta soprattutto nelle persone con carnagione chiara, capelli biondi e occhi chiari.

Chi fa uso di lampade abbronzanti, si espone costantemente al sole, pratica sport all’aperto o ha soggiornato in paesi tropicali, può essere maggiormente soggetto a questo tipo di fenomeno.

Molto importante, in questi casi, è una buona prevenzione che può aiutare ad evitare forme tumorali maligne.

Occorrerà, dunque, esporsi al sole in orari consoni e in maniera responsabile, proteggendosi con cappelli e creme solari e segnalare immediatamente al proprio dermatologo ogni tipo di escrescenza, protuberanza o lentiggini.

Nel caso in cui lo specialista dovesse riconoscere tale patologia, potrà effettuare una biopsia per sincerarsi che la lesione non sia arrivata già a uno stato tumorale maligno.

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Cheratosi pilare

Tra le varie tipologie di cheratosi, la cheratosi pilare è sicuramente la più diffusa e può colpire sia bimbi che adulti.

Le zone maggiormente interessate da questo disturbo cutaneo sono le cosce, le braccia e, per i bambini, le guance e le tempie.

Anche se si tratta di fenomeni antiestetici, non destano particolare allarme in quanto non sono né pericolosi e né contagiosi. Essi si presentano sotto forma di puntini ruvidi e non comportano fastidi o pruriti di alcun genere.

Le cause che provocano la cheratosi pilare non sono ancora conosciute, ma il dermatologo è comunque in grado di rilevarne la presenza, tramite apposite visite specialistiche.

Non esiste una cura vera e propria per queste formazioni cutanee, che solitamente emergono nei periodi freddi dell’anno, per poi attenuarsi nei mesi più caldi. Generalmente questo fenomeno scompare da solo, soprattutto con l’avanzare dell’età.

cheratosi pilare

Rimedi contro la cheratosi della pelle

Esistono differenti tipi di terapie per combattere le cheratosi della pelle.

Grazie alla crioterapia, sulle macchie cutanee viene spruzzato azoto liquido portando alla formazione di piccole bollicine; dopo alcuni giorni dal trattamento si staccano e cadono, eliminando in questo modo le cheratosi della pelle.

Possiamo successivamente intervenire su una cheratosi di tipo seborroica tramite la diatermocoagulazione nota anche come elettrocoagulazione; si tratta di utilizzare un elettrobisturi che genera corrente elettrica ad alta frequenza, taglia e cicatrizza l’epidermide, eliminando in questo modo la cheratosi.

La terapia con il laser permette di ottenere risultati soddisfacenti. Viene utilizzata soprattutto sulle lesioni localizzate sul volto o sul cuoio capelluto.

Questo tipo di terapia è la più indicata in quanto colpisce in maniera mirata le formazioni, senza provocare alcun danno al tessuto circostante.

Il laser CO2 genera il surriscaldamento della lesione grazie ad un raggio ad anidride carbonica che porta ad ebollizione il contenuto acquoso delle cellule, facendole esplodere selettivamente.

Spesso, non serve nemmeno ricorrere all’anestesia locale durante il trattamento. Inoltre, il laser non lascia cicatrici o segni particolarmente visibili sulla cute.

 

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rimozione tatuaggio

Cosa accade alla nostra pelle dopo aver rimosso un tatuaggio con il laser?

Un tatuaggio è per sempre. Almeno, una volta era così. Oggi, certamente, non è possibile cancellarlo o riporlo come si farebbe con un gioiello ma eliminarlo si può.

In media, solo circa il 10% delle persone che hanno un tatuaggio considera la sua rimozione ma questa percentuale tende a salire costantemente, così la cancellazione dei tatuaggi con il laser è sempre più richiesta. Ma cosa accade alla pelle successivamente?

Rimozione tatuaggi laser: come funziona?

Quando si fa un tatuaggio, le molecole che compongono l’inchiostro vengono assorbite permanentemente dalla pelle. La rimozione con la tecnica laser comporta la distruzione dei pigmenti di colore riducendo l’inchiostro in polvere.

Grazie all’effetto fotoacustico del laser, le cellule del corpo smaltiscono la polvere (si dice che la pelle le digerisca), facendo scomparire le tracce di inchiostro.

Il laser funziona come una lampada termica, infatti, il suo raggio riscalda le particelle di inchiostro.

Eseguendo questa azione ad una velocità molto elevata, il lato da cui il laser attacca la particella si gonfia ma l’altro lato non ha il tempo di seguirlo e resta freddo.

Questo fenomeno va sotto il nome di espansione termica, di fatto queste sollecitazioni interne finiscono per lacerare l’inchiostro.

Quante sedute per rimuovere un tatuaggio con il laser?
A seconda delle dimensioni del tatuaggio, sono necessarie da 6 a 12 sessioni, distanziate almeno due mesi una dall’altra, per eliminarlo completamente.

Per rimuoverlo, quindi, che si tratti di un tatuaggio artistico o di dermopigmentazione (trucco semipermanente o permanente, ad esempio), è necessario un lasso di tempo medio-lungo, oltre che una serie di attenzioni.

Inoltre, una volta che i macrofagi iniziano a funzionare, ci vuole fino a un anno perché la loro opera sia completa. Il risultato della rimozione del tatuaggio laser, insomma, non è del tutto apprezzabile nemmeno dopo che le sessioni sono terminate.

La pazienza, però, premia sempre: nella stragrande maggioranza dei casi (oltre il 95%), il tatuaggio scompare del tutto, senza lasciare traccia.

Rimozione tatuaggi laser: cosa succede alla nostra pelle dopo le sedute?

Dermoabrasione, trattamento laser o chirurgia: ci sono molti modi per sbarazzarsi di un tatuaggio e farlo scomparire o almeno sbiadirlo. La scelta della tecnica giusta dipende dalle dimensioni, dai colori o dall’eventuale esistenza di allergie.

Il trattamento più popolare e delicato è costituito dal laser, in quanto, molto raramente lascia cicatrici. Tuttavia, può capitare che la pelle dopo la rimozione del tatuaggio presenti vesciche, arrossamento e gonfiore.

A volte si forma anche una crosta sottile, che non va graffiata per non irritare inutilmente la cute. Raramente, le cellule della pelle che producono pigmenti (melanociti) possono essere distrutte, con conseguente ipopigmentazione.

In generale, subito dopo aver rimosso un tatuaggio, la pelle appare più chiara ed è più sensibile ai raggi solari.

Raramente, la rimozione del tatuaggio potrebbe rendere visibili alcune piccole cicatrici: in realtà, non si tratta di una conseguenza del laser bensì del tatuaggio stesso.

Questi segni, infatti, sono rimasti nascosti dai colori ma riemergono una volta che l’inchiostro comincia a sbiadirsi per via del trattamento di rimozione

Si attutiranno da sole, nel tempo.

Creme utili dopo aver rimosso un tatuaggio con il laser
Affinché la pelle si riprenda rapidamente dalla rimozione del tatuaggio con il laser, è consigliata l’applicazione di creme a base di dexpantenolo.

Si tratta di una sorta di precursore della vitamina B5, che ha la capacità di penetrare nella cute e stimolare il suo processo di rigenerazione.

Cosa fare e cosa non fare dopo la rimozione di un tatuaggio

La rimozione del tatuaggio con il laser può essere dolorosa. Provare sensazioni simili al bruciore è un effetto molto comune.

Subito dopo aver rimosso un tatuaggio, tra i 30 minuti e le 3 ore successive alla seduta, episodi di sanguinamento, gonfiore, sbiancamento o arrossamento della pelle sono del tutto normali. Nei 15 giorni successivi, però, bolle e croste cicatrizzanti dovrebbero riassorbirsi.

L’area tatuata, dopo aver rimosso un tatuaggio con il laser, viene in genere bendata per proteggerla dalle infezioni. È una fase, questa, molto delicata e l’attenzione garantisce la riuscita dell’intervento.

Nel dettaglio è assolutamente necessario:

  • evitare la luce solare diretta sulla pelle irritata. Coprire il tatuaggio con indumenti o utilizzare un prodotto solare ad alta protezione (almeno 40) come precauzione;
  • rinunciare a usare saponi e gel doccia almeno per uno o due giorni sulla zona interessata;
  • non utilizzare l’acqua del rubinetto per evitare che la ferita si infetti;
  • raffreddare leggermente la pelle, usando un panno o uno speciale impacco di ghiaccio ed evitando, però, il contatto diretto del ghiaccio sulla cute;
  • sospendere sport, sessioni di sauna, bagni completi o nuoto per una settimana;
  • non toccare o graffiare le croste, che devono cadere da sole.

La zona trattata, inoltre, va tenuta sotto osservazione: infiammazioni, reazioni allergiche o improvvisa comparsa di dolore dopo aver rimosso un tatuaggio con il laser sono campanelli di allarme che rendono consigliabile rivolgersi al medico o al dermatologo.

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rughe d'espressione

Come ridurre le rughe d’espressione: i benefici del peeling

Rughe d’espressione

Compaiono intorno ai 30 anni e a 50 tradiscono i compleanni: le rughe derivano dalla progressiva perdita di elasticità della pelle legata all’avanzare dell’età. Ma si possono ridurre?

Rughe d’espressione: cosa sono?
In teoria, l’avanzare dell’età e la carenza di idratazione sono le cause principali della progressiva comparsa delle rughe sul viso. Nella realtà, però, non è sempre così. A seconda della loro posizione, ognuna di loro ha il proprio nome.

Una prima grossolana distinzione va fatta tra rughe e linee sottili. I solchi da 0,2 a 1 millimetro sono considerate linee sottili. Quando la loro profondità supera 1 millimetro, si parla invece di rughe.

Le rughe d’espressione: dove si formano?

Le rughe sono pieghe o solchi che si creano nella pelle del viso. Si distinguono in:

Rughe dinamiche o rughe d’espressione: appaiono per effetto della contrazione ripetuta dei muscoli del viso. Sono 4 quelle principali:

  • rughe glabellari: si trovano tra le sopracciglia, più le si aggrottano per la preoccupazione, lo stupore o il fastidio, più si accentuano;
  • di gallina: appaiono agli angoli degli occhi e sono causate da movimenti ripetuti del muscolo per chiudere e aprire le palpebre;
  • rughe della fronte: sono anche dette rughe del pensatore e connotano le espressioni di rabbia, ira o concentrazione.

Rughe statiche: sono causate dal rilassamento cutaneo. Si distinguono in:

  • rughe labiomentali: vanno dagli angoli della bocca al mento;
  • rughe della piega nasolabiale: si estendono dai lati del naso alle fossette delle labbra. Appaiono in genere intorno ai quarant’anni;
  • rughe del décolleté: vanno dal mento alla parte inferiore del collo. Possono iniziare ad apparire intorno ai 25 anni e diventano pronunciate intorno ai 35-40 anni.

Le rughe d’espressione: come si formano?
Le rughe d’espressione sono solchi senza età perché non sono legate necessariamente al processo di invecchiamento ma a ripetute contrazioni dei muscoli del viso.

Rappresentano di fatto una modalità di comunicazione e non esiste una particolare cura preventiva.

L’unica premura possibile è legata alla cura della secchezza della pelle e, di conseguenza, dell’elasticità cutanea.

Per cercare di mantenerla invariata nel tempo, occorre ridurre al minimo l’evaporazione cutanea, reidratando il più possibile i tessuti, soprattutto se ci si espone a forti escursioni termiche.

I nemici quotidiani delle rughe d’espressione

Ci sono, poi, abitudini che minano costantemente la salute della pelle del viso e provocano la secchezza della pelle, agevolando la comparsa prematura delle rughe d’espressione:

  • Sole: i raggi ultravioletti rallentano la produzione di elastina nel derma e indeboliscono le cellule dell’epidermide;

 

  • Tabacco: i prodotti tossici contenuti nelle sigarette alterano il sistema di irrigazione dei tessuti e degradano alcuni componenti del derma (acido ialuronico);

 

  • Inquinamento: accelera l’invecchiamento della pelle indebolendo il sistema immunitario;

 

  • Stress: aumenta la produzione di radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento delle cellule;

 

  • Mancanza di idratazione: più la pelle è disidratata, più le rughe sono marcate;

 

  • Mancanza di sonno: accelera l’invecchiamento della pelle allo stesso modo dello stress.

Come ridurre le rughe d’espressione? I benefici del peeling

I peeling leggeri sono noti per appianare linee sottili, irregolarità sulla superficie della pelle e rughe d’espressione: migliorano la qualità della pelle e la luminosità dell’incarnato.

I peeling medi possono trattare le macchie superficiali ma anche le rughe profonde. I peeling profondi apportano un vero e proprio ringiovanimento al viso.

Peeling per le rughe d’espressione: come funziona?

A livello generale, il peeling consiste nell’applicare un acido, più o meno forte, sulla superficie della pelle in modo da eliminare gli strati superficiali.

A seconda dello stadio delle rughe d’espressione da trattare, esistono tre livelli di peeling più o meno aggressivi che agiscono sui solchi del viso.

Peeling a base di acidi della frutta per le primissime rughe d’espressione
Elimina lo strato superficiale dell’epidermide e contribuisce a rendere l’incarnato luminoso, la pelle liscia, a restringere i pori e a unificare l’incarnato.
Questo tipo di peeling può appianare le piccole rughe d’espressione.

Peeling a base di TCA per rughe d’espressione medie
Può essere effettuato dal medico estetico o dal dermatologo: elimina lo strato superficiale dell’epidermide fino allo strato intermedio e rende la carnagione luminosa, la pelle liscia, restringe i pori, uniforma la carnagione ed elimina le macchie.

Questo tipo di peeling può appianare le piccole rughe di espressione e le rughe superficiali legate all’età.

Peeling a base di fenolo per rughe d’espressione profonde
Viene effettuato dal chirurgo estetico in sala operatoria: elimina l’epidermide fino agli strati più profondi. Lo scopo di questo peeling è creare una sorta di bruciatura

L’effetto è una carnagione più luminosa, una pelle più liscia e il restringimento dei pori. L’incarnato torna uniforme e le macchie scompaiono.

Questo tipo di peeling può appianare le rughe d’espressione pronunciate e quelle profonde legate all’età.

Rughe d’espressione: prenota un appuntamento con il dermatologo

La beauty routine è sempre un’ottima opzione ma quando si rivela insufficiente il ricorso al dermatologo è importante: se trattate negli stati iniziali, le rughe di espressione possono essere corrette prima che si renda necessario adottare rimedi più pesanti.

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