Maria Luisa Pozzi - MioDottore.it

Autore - Dottoressa Marialuisa Pozzi

Laser vascolare agli arti inferiori: il trattamento efficace

I capillari degli arti inferiori

I capillari sono di colore variabile tra il rosso e il blu e la loro comparsa è relativa alla dilatazione dei vasi sanguigni minori che salgono in superficie, in particolar modo, negli arti inferiori.

Il problema della formazione dei capillari è originato dalla sofferenza del microcircolo e le cause sono molteplici: a volte può trattarsi di esposizione a forti fonti di calore, di problematiche legati agli ormoni femminili, all’assunzione di alcool, di vasodilatatori e ipotensivi, a ereditarietà, sovrappeso, depilazione a strappo, abiti stretti, microtraumi.

È bene tenere presente che le lesioni a vene e capillari è una problematica che interessa milioni di uomini e donne in tutto il mondo.

A cosa serve il laser per il trattamento dei capillari?

Il laser serve per eliminare definitivamente i capillari presenti soprattutto nelle gambe e altre tipologie di lesioni che possono manifestarsi sul corpo. Si tratta di una condizione che può colpire chiunque, a prescindere da fototipo, etnia ed età e rappresenta un antipatico inestetismo sia gli per uomini sia per le donne.

È dunque normale che, se i capillari sono presenti sul tuo corpo, tu possa desiderarne l’eliminazione definitiva; sappi che, salvo poche eccezioni, più o meno tutti possono sottoporsi a questo tipo di intervento.

Come funziona il laser per i capillari negli arti inferiori?

Il laser per i capillari che si trovano negli arti inferiori operano tramite lunghezze d’onda a infrarossi e penetrano nella cute senza riscaldare troppo l’epidermide e rischiare di danneggiare il pigmento cutaneo naturale, bensì chiudendo in modo stabile i vasi dilatati.

Il laser usato per trattare i capillari, che presentano tratti più superficiali, sono utilizzati anche per curare le lesioni delle vene di maggiore calibro e quindi più profonde. Le lesioni rispondono a uno specifico livello energetico, la luce passa nella cute e in base al colore, è assorbita dal sangue del vaso trattato. Il senso di calore derivato dall’interazione fa in modo che il vaso si coaguli e si chiuda definitivamente, risolvendo il problema senza intaccare o rovinare il tessuto che lo circonda: il risultato sarà garantito dall’assorbimento della lesione venosa che pertanto sarà destinata a scomparire.

Questo tipo di intervento non richiede di modificare il tuo stile di vita e infatti, dopo esserti sottoposta al laser per i capillari dovrai semplicemente evitare di esporti alle lampade abbronzanti o al sole, bagni caldi e allenamenti intensi che impegnano eccessivamente la muscolatura delle gambe. È tuttavia consigliato di evitare il trattamento nel caso di pelli pigmentate.

Subito dopo esserti sottoposto al laser, per qualche giorno dovrai indossare delle calze a compressione graduata e stare sempre attento a idratare la pelle, il tutto per tenere chiusi i vasi trattati.
Per qualche tempo noterai una lieve pigmentazione marrone della parte trattata, soprattutto nel caso di vasi di largo calibro: non devi preoccuparti, perché si tratta di un effetto collaterale passeggero. Il rossore che interessa la zona scomparirà nel giro di due o tre giorni e forse subito dopo noterai la presenza di crosticine. L’eliminazione definitiva del capillare si nota a distanza di circa 15 giorni, al massimo un mese dal trattamento.

Chi può fare il laser per i capillari e gestione delle sedute

Per sapere se sia possibile sottoporti al trattamento laser per i capillari, sarà necessario conoscere prima la tua storia clinica e fare un’anamnesi completa: occorrerà sapere se ti sei sottoposto ad altri interventi passati e/o a trattamenti chirurgici e se sussistono problematiche venose sottostanti.

Un gel freddo è posto sull’area da trattare, in modo da prevenire il dolore, infatti il trattamento non è affatto dolente; si tratta solo di avvertire un leggero pizzicore passeggero, simile allo schiocco di un elastico.

I capillari agli arti inferiori rosso bluastri o rossastri possono essere trattati anche con una sola seduta della durata di 30 minuti, un’ora al massimo, perché di regola sono abbastanza superficiali. Nel caso siano necessarie più sedute, queste sono eseguite a distanza di un mese l’una dall’altra.

La laser terapia per capillari è sicura e non è affatto invasiva; è tollerata da tutte le persone e solo in specifici casi viene usata la crema anestetica prima del trattamento.

Conclusioni

Ricorda che fragilità capillare e predisposizione alla problematica sussistono anche dopo esserti sottoposto al trattamento, poiché si tratta di una patologia multifattoriale ed evolutiva.

Per evitare recidive devi adottare una serie di consuetudini che ne evitano la formazione: siamo parlando di tenere sotto controllo il peso e prendere la sana abitudine di camminare, assumere molta frutta ricca di antiossidanti, indossare calze a compressione adeguata e abiti idonei, ovvero non troppo stretti e attillati e infine, applicare creme anti edema durante la stagione estiva e assumere flebotonici.

Evita quanto più possibile azioni malsane come sedentarietà, esposizione prolungata al sole, escursioni termiche eccessive, saune, lettini abbronzanti e sostanze alcolico ormonali.

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Microneedling: cos’è e a cosa serve?

Microneedling: in cosa consiste?

Il microneedling, che in italiano si traduce in “micro perforazione”, è una tecnica dermatologica volta al ringiovanimento, basato sulla ripetuta foratura della pelle con dei microaghi.
Questo innovativo trattamento è volto a favorire il rinnovamento cutaneo, avendo come obiettivo quello di generare un nuovo collagene; utilizzato prevalentemente sul viso, aiuta al miglioramento dei tratti della pelle che sono compromessi da rughe, smagliature e pori dilatati.

Il microneedling, dunque, agisce tramite una serie infinita di piccole perforazioni nell’epidermide; la pelle reagisce a queste lesioni generando nuovo collagene e favorendo, di conseguenza, un accelerato rinnovamento delle cellule, migliorando lo spessore e la tonicità della pelle.

Già dal primo trattamento, infatti, è possibile vedere ottimi risultati, in quanto la pelle torna ad essere più elastica e luminosa.
Il microneedling si è dunque affermato sempre di più nel panorama dei trattamenti estetici perché la sua applicazione è poco invasiva e non stravolge la pelle ma, anzi, la stimola a rinnovarsi delicatamente e senza provocare danni.

Come funziona il microneedling

La tecnica del microneedling si avvale di uno strumento apposito, la cui testina è dotata di aghi regolabili, da 0,1 mm fino a 2,5 mm.

Il trattamento inizia con l’applicazione di una crema anestetica che viene fatta agire per circa 20 minuti; a seconda della zona su cui si deve agire, si regola la lunghezza degli aghi, andando poi ad effettuare delle piccole perforazioni che favoriscono l’introduzione di attivi in profondità. Una volta terminata la procedura, l’area interessata al trattamento viene tamponata con una garza sterile, al fine di eliminare le tracce di sangue e poi, infine, viene applicata una crema o gel di acido ialuronico, con proprietà cicatrizzanti.

All’inizio il viso appare lievemente arrossato ed è consigliabile evitare per almeno due giorni l’applicazione di make-up e, per almeno due settimane, l’esposizione ai raggi solari.
Questa seduta ambulatoriale del trattamento dona maggiori benefici se ad essa viene associato il trattamento con mirconeedling cosmetico domiciliare, praticabile anche tutti i giorni.

Con il dermaroller, infatti, è possibile praticare un trattamento fai da te simile al microneedling, ma bisogna fare attenzione; la pratica della micro perforazione deve essere necessariamente eseguita da uno specialista e non può essere in nessun modo eseguita da soli. Con il dermaroller, infatti, si applica semplicemente una sorta di “mantenimento” degli effetti benefici del microneedling ma anche in questo caso ci sono degli avvertimenti specifici da seguire. Innanzitutto il dermaroller che si acquista non deve mai avere aghi che superino il millimetro di lunghezza e in più devono essere sterilizzati e disinfettati con cura sia prima che dopo l’utilizzo.

La procedura ideale è quella di dividere il viso in quattro: fronte, guance, mento e collo; bisognerà poi effettuare leggeri movimenti verticali e orizzontali ed evitare che l’applicazione duri più di due minuti per zona. Generalmente è consigliato non farlo più di due volte alla settimana, evitando che la pelle si stressi troppo anche perché, se i forellini cominciano a sanguinare, è segno che si è abusato troppo di questo strumento.

Vantaggi e controindicazioni del microneedling

Il microneedling ha il particolare vantaggio di essere un avanzato metodo anti-age che riduce i sintomi e i danni della pelle provocati dall’invecchiamento, ma non solo. Grazie a questa tecnica si sono registrati netti miglioramenti anche nella eliminazione o diminuzione di ustioni o di acne, nella riduzione della comparsa di smagliature, nel maggiore assorbimento di acido ialuronico e, in alcuni e rari casi, è adoperato anche per contrastare e migliorare gli effetti della vitiligine e del melasma.

Come ogni trattamento estetico, anche il microneedling non è esente da controindicazioni; è infatti sconsigliato effettuare queste sedute nel caso ci sia una gravidanza in atto, in una fase attiva dell’acne o nel caso si abbiano malattie della pelle, come psoriasi o eczema.

Il microneedling è sconsigliato anche nei casi in cui si contragga herpes labiale o se si abbia fatto di recente una radioterapia.
Tra i sintomi collaterali più comuni c’è la possibilità di contrarre forme lievi di eritemi o desquamazioni, ma facilmente superabili in due o tre giorni.

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needling e microneedling

Needling e microneedling: quali differenze?

L’esposizione costante ai raggi solari e allo smog costringono tantissime persone a cure dedicate per salvaguardare la propria pelle da potenziali patologie. Sebbene esistano prodotti di ottima qualità per tutelare il viso, le soluzioni più indicate sono i trattamenti specializzati. Tra le soluzioni più interessanti e apprezzate degli utenti figurano il needling e il microneedling, nelle prossime righe esamineremo meglio tali tecniche e le loro differenze principali.

Needling e microneedling: soluzione contro gli inestetismi

Prima di analizzare quelle che sono le differenze concrete tra needling e microneedling è opportuno definire tali termini.

La parola needling identifica una tecnica moderna capace di contrastare alcune tipologie di inestetismi cutanei attraverso dei microtraumi, questi ultimi causati alla pelle utilizzando degli aghi molto piccoli. Il processo di ricambio cellulare stimola la produzione di elastina, di collagene e di acido ialuronico donando alla pelle nuova vitalità, visibile soprattutto nella tonicità, compattezza e luminosità.

Il termine microneedling, allo stesso modo identifica l’identico concetto di fondo, cioè quello di un piccolo intervento estetico utilizzando degli aghi sulla cute che stimolano la produzione di elastina, acido ialuronico e collagene.

Anche i professionisti più esperti, per semplificare la comprensione ai propri utenti, utilizzano i termini needling e microneedling come sinonimi, ma in realtà non lo sono, come spiegheremo nelle prossime righe.

Tipologie di needling e microneedling

Entrambe le tecniche possono essere suddivise in tre tipologie differenti: cosmetico, medico e chirurgico.

Cosmetico: l’utilizzo di una tecnica di needling o microneedling cosmetico è quello più semplice, puoi praticarlo anche da solo utilizzando un rullo con degli aghi dedicati. Attraverso il movimento del rullo sulla pelle è possibile ricreare delle microperforazioni, queste aumentano la capacità della pelle stessa di assorbire le creme che vengono applicate quotidianamente. Tale soluzione è consigliata a coloro che hanno già effettuato un trattamento di needling o microneedling medico.

Medico: questa tecnica necessita delle mani di un professionista, viene praticata in ambulatorio usualmente dalle 3-4 sedute in un arco temporale di 45-60 giorni. Da un punto di vista prettamente tecnico le microperforazioni sono più profonde e in molti casi si può incorrere in piccole infiammazioni localizzate che stimolano maggiormente la riparazione delle cellule. Tale processo è ottimo per incrementare esponenzialmente la produzione di collagene a livello del derma e di migliorare la tonicità della pelle.

Chirurgico: quando si esegue un trattamento di needling oppure di microneedling chirurgico viene utilizzato un rullo con aghi molto più lunghi, usualmente intorno ai 3 millimetri. Tale intervento viene effettuato in sala operatoria e in gran parte dei casi vi è la necessità di una piccola sedazione. L’applicazione chirurgica è sicuramente la tecnica più invasiva, questa comporta un leggero sanguinamento, ma allo stesso tempo incrementa la stimolazione dei fattori di riparazione.

A cosa servono il needling e il microneedling

Le tipologie di trattamento evidenziano quelle che sono anche le necessità di chi le utilizza, la gran parte delle persone può affidarsi tranquillamente al needling cosmetico senza sfociare necessariamente in quello medico o chirurgico. Ma a cosa servono principalmente tali trattamenti?

Oltre a ottenere una maggiore tonicità, compattezza e luminosità della pelle, l’impiego di tali tecniche è utile principalmente per quattro motivi: rughe, cicatrici, fotoinvecchiamento e macchie.
Un trattamento di questo genere consente di ridurre o eliminare le rughe intorno alla bocca e agli occhi, a cui si possono legare dei benefici anche alla riduzione estetica di cicatrici post acneiche, soprattutto nei giovani.

Moltissime persone adottano un trattamento di questi tipo anche per riparare i danni causati dal fotoinvecchiamento oppure per rimuovere le macchie scure causate da un’errata esposizione al sole.

Le differenze tra needling e microneedling

Preso atto di quelle che sono le potenzialità di questi trattamenti è giunto il momento di comprendere quali siano le differenze sostanziali.
La principale differenza tra il microneedling e il needling consiste nella lunghezza degli aghi impiegati durante il trattamento. La variazione della lunghezza degli aghi determina quella che è la profondità d’azione sulla pelle, generando due risultati molto diversi tra loro.

Entrando più nel dettaglio della lunghezza degli aghi utilizzati per il trattamento, si intende microneedling quando si applicano aghi dalla lunghezza massima di 0.5 millimetri, mentre per il needling si adoperano aghi dalla lunghezza variabile tra i 0.5 millimetri fino a 3 millimetri.

Un trattamento di microneedling è indicato per chi ha pelli molto giovani, mentre il needling è la soluzione migliore per chi ha rughe diffuse, acne, cicatrici e macchie evidenti sulla cute.

Conclusioni

Sia il needling che il microneedling sono trattamenti volti alla cura degli inestetismi della pelle, il primo sicuramente più incisivo, il secondo adatto anche a coloro che non hanno segni evidenti sul viso. La scelta della tipologia di trattamento, cosmetico, medico oppure chirurgico dipende dalle condizioni della pelle; ogni soggetto può pianificare un piano risolutivo personalizzato in base alle esigenze. Ricordati di rivolgerti sempre ad un professionista!

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Teleangectasie del volto: come trattarle?

Quando parliamo di teleangectasie ci riferiamo a un disturbo degenerativo della pelle non troppo diffuso e non eccessivamente pericoloso. È, però, un disturbo antiestetico quando si presente su parti della pelle visibili come, ad esempio, il viso.

Vediamo, quindi, di cosa si tratta, le cause e i possibili trattamenti legati a questa problematica.

Le principali caratteristiche delle teleangectasie del viso

Le teleangectasie sono delle dilatazioni sottocutanee che colpiscono piccoli vasi capillari causando, così, delle striature diramate che si possono estendere anche ampiamente.

Le cause che determinano la loro comparsa sono varie come, ad esempio, lo stress, le conseguenze di una gravidanza e l’età avanzata. Quindi, si tratta di una degenerazione naturale della pelle che non ha gravità elevata dal punto di vista patologico ma che determina, sicuramente, un importante limite estetico.

Le teleangectasie del viso colpiscono sia gli uomini che le donne. Alcune ricerche, però, hanno dimostrato che per motivi ormonali le donne sono maggiormente soggette a questa degenerazione delle piccole vene e dei capillari presenti sul viso.

Inoltre, anche le persone più giovani possono esserne colpite, anche se in una percentuale minore. Il diametro, in questo caso, è inferiore rispetto alle teleangectasie del viso che colpiscono persone in fasce di età maggiori.

Nei giovani, quindi, il diametro della degenerazione capillare rientra in pochi millimetri, solitamente tra i due e i tre, mentre nei pazienti più anziani la superficie di estensione è decisamente maggiore.

Il problema maggiore è che questa tipologia di problematica non si risolve in modo naturale. Infatti, le teleangectasie del viso si estendono e si diffondono sempre più aumentando la loro presenza sulla pelle.

Proprio per questo motivo, se presenti questa problematica ti consigliamo di intervenire tempestivamente così da fermare la diffusione che potrebbero determinare degli anti-estetismi molto importanti.

Come fare a riconoscere le teleangectasie del viso

Se noti sul tuo viso delle anomalie che possono manifestare sintomi assimilabili alla couperose (ovvero un arrossamento delle prime fasi di generazione dei capillari), osserva la forma, la dimensione e le specifiche caratteristiche della problematica.

Le teleangectasie del viso hanno una particolarità: non presentano un decorso standard. Ci sono, però, dei segnali precisi che consentono di riconoscerle anche se ti consigliamo sempre di affidarti alla consulenza di un dermatologo esperto per una diagnosi accurata.

Per quanto riguarda le caratteristiche iniziali, le teleangectasie del viso inizialmente possono presentarsi come reticolari, lineari, con la forma di piccoli ciuffi che possono farle somigliare a i cosiddetti “angiomi spider” senza il consulto di un dermatologo.

Si tratta, quindi, di un tipo di disturbo non semplice da identificare. Infatti, nell’ambito dermatologico i sintomi sono molte volte simili e soltanto la visita presso uno specialista può darti la certezza della della loro natura attraverso esami istologici.

A differenza degli angiomi e della già citata couperose le teleangectasie del viso possono presentare dei rilievi. Se noti, quindi, sul tuo viso questo specifico sintomo potrai essere quasi certo di trovarti in una fase iniziale che non andrà a scomparire se non intervieni, tempestivamente, tramite intervento di chirurgia estetica.

In generale, però, le teleangectasie del viso non presentano dei sintomi patologici importanti.

La casistica ci dice che possono presentarsi dei pruriti leggeri sull’aera colpita. In alcuni casi rari, invece, potrebbero essere colpiti degli organi interni.

Quando ciò avviene, naturalmente, occorre intervenire tramite l’ausilio di medici specialisti che consentono di limitare delle situazioni molto debilitanti nel caso si venga colpiti in questo modo.

Il principale trattamenti di chirurgia estetica per le teleangectasie del viso

Il settore della chirurgia estetica ha ormai raggiunto dei livelli molto elevati e sicuri. Infatti, vengono utilizzate tecnologie innovative che permettono di ottenere risultati molto precisi ed efficaci.

Un esempio è l’utilizzo della laser terapia, una soluzione molto comune e presente in tanti ambulatori specializzati. Il trattamento tramite questa tecnica consente di ottenere risultati molto efficaci in poco tempo.

La terapia al laser consente di effettuare trattamenti che colpiscono le principali degenerazioni relative a questo preciso disturbo. Grazie a questo tipo di intervento, quindi, è possibile curare questo inestetismo della pelle e anche un eventuale presenza simultanea della couperose.

Questo intervento laser sfrutta delle pulsazioni termiche e ha un’azione molto mirata e selettiva che consente di ottenere il riassorbimento dei capillari degenerati. Questo avviene tramite lo stimolo della pelle generato dal calore localizzato nei punti specifici da colpire.

Nel nostro Paese esistono diversi centri che consentono di curare questa particolare patologia. In questa tipologia di centro si ottengono sempre risultati molto efficaci tramite l’utilizzo della tecnologia laser. I pazienti hanno confermato, infatti, l’efficacia di questo intervento che risolve la problematica anche dopo che il paziente effettua poche sedute.

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VIDEODERMATOSCOPIA: UN ESAME SICURO CON VIDIX

Dermatoscopia e Mappatura

La mappatura dei nei ha permesso di individuare la formazione dei melanomi allo stadio iniziale della loro formazione.

La dermatoscopia in generale è un esame non invasivo che permette di esaminare il derma, con lo scopo di riconoscere anomalie ed eventuali forme irregolari. Con speciali lenti e sistemi di illuminazione (epiluminescenza), è possibile osservare nel dettaglio la formazione del neo e salvando le immagini è sarà possibile osservare eventuali modifiche nel corso del tempo.

Grazie alla ricerca e alle tecniche sempre più innovative si è arrivati all’utilizzo di strumenti potenti ed efficaci che ci permettono di analizzare la cute e prevenire così situazioni avanzate di melanomi.

Videodermatoscopia

La videodermatoscopia digitale computerizzata è un avanzato sistema di diagnosi. Grazie alla potente videocamera è possibile ingrandire le immagini da 7 a 100 volte lo stato originale, ed osservare anche le parti più profonde e non visibili ad occhio nudo.

Questo permette di eseguire una mappatura precisa che consente una diagnosi accurata, precoce e differenziale dei melanomi cutanei.

A differenza di una visita classica dei nei è intuibile che tale strumentazione ha dato una spinta fondamentale per il miglioramento della prevenzione.

VIDIX

Presso gli studi della Dermatologa Pozzi, siamo dotati delle più avanzate tecnologie per assicurare la massima professionalità e qualità, per la sicurezza e salute dei nostri pazienti.

La strumentazione è un apporto fondamentale alle conoscenze del medico, per questo ci avvaliamo solo dei migliori macchinari.

VIDIX è un partner affidabile che, grazie alla nuova Camera, la più piccola e leggera al mondo, con la più alta qualità disponibile sul mercato, siamo in grado di effettuare esami con la massima precisione.

La telecamera VIDIX 4.0 WPT, collegata ad una potente workstation di ultima generazione ci permette di analizzare al momento la situazione del paziente, ma soprattutto di memorizzare ed archiviare le immagini acquisite per una possibile comparazione nel tempo, per un accurato follow-up.

Le immagini in alta risoluzione, grazie alla visualizzazione su schermo con colori fedeli alla realtà e pixel più grandi e luminosi, permettono ai nostri specialisti di analizzare facilmente i nei ed eseguire un’accurata e corretta diagnosi.

Affidati agli specialisti

Fare prevenzione è sempre un aspetto importantissimo ma che spesso trascuriamo. La mappatura dei nei è un esame semplice, rapido e non invasivo che in base alle necessità del paziente andrebbe eseguito almeno una volta all’anno.

Affidati ad uno specialista, sono un medico competente e con le giuste tecnologie saprà consigliarti per una prevenzione ottimale!

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Asportazione laser e chirurgica di nei, angiomi, cheratosi come funziona?

Breve panoramica su nei, angiomi e cheratosi

Nei, angiomi e cheratosi sono fenomeni detti neoformazioni cutanee, che coinvolgono la produzione di cellule in eccesso sulla pelle. Spesso vengono tenute d’occhio o rimosse perché considerate antiestetiche a seconda della posizione in cui si trovano o per via dei rischi che possono comportare per la salute della pelle. Esse infatti possono essere di natura benigna – le più frequenti – ma anche maligna.

I nei, congeniti quando presenti fin dalla nascita o acquisti quando compaiono in seguito, sono fra gli esempi più classici di neoformazioni. A seguire gli angiomi, originati dal sistema vascolare, che prendono infatti una colorazione rossa. Le cheratosi, forse meno conosciute, sono invece di colore bruno e circolare sono formazioni seborroiche, frequenti in tarda età o come effetto collaterale dell’esposizione al sole.
In tutti e tre i casi si può provvedere alla loro rimozione previa attenta analisi dermatologica, con due distinzioni fondamentali sul piano della modalità di esecuzione: laser o chirurgica. Vediamo dunque la differenza fra i due metodi e come essi funzionano.

Chirurgia nella rimozione di nei, angiomi e cheratosi

La via della rimozione chirurgica viene intrapresa solitamente quando l’analisi dermatologica ha lasciato dei dubbi circa la natura maligna di una neoformazione cutanea. In questo modo sarà possibile effettuare dopo l’asportazione un doveroso esame istologico per avere un referto più preciso circa la natura del tessuto rimosso.

Le domande più frequenti sulla chirurgia sono se essa sia dolorosa, se lasci o meno cicatrici e se richieda una preparazione preventiva o attenzioni speciali post operazione.

Trattandosi solitamente di piccole formazioni da rimuovere, l’operazione è di breve durata e viene svolta in anestesia locale, priva di qualsivoglia sensazione dolorosa. Solitamente viene tracciata sulla pelle un’incisione di forma ellittica, cioè un cerchio allungato, che faciliterà in seguito la sutura dopo la rimozione.

Solo in rari casi di asportazioni estese che rendano impossibile una semplice sutura, si potrebbe dover ricorrere all’uso di lembi, ossia l’asportazione e riposizionamento di piccole parti di tessuto da zone vicine del resto della cute.
Normalmente non è necessaria alcuna preparazione particolare all’intervento, salvo avere cura di comunicare al medico le eventuali allergie per consentire in seguito la scelta corretta dell’anestesia più sicura.

A livello di cicatrici si deve tener presente che si tratta sempre – anche se in forma molto ridotta – di un’operazione chirurgica. I punti di sutura, che siano esterni o interni a seconda della tipologia di punto necessario, possono lasciare piccoli segni nel tempo o sparire molto facilmente nel giro di pochi mesi o anni.

Tutto dipende da vari fattori, fra cui la pelle stessa di chi subisce l’intervento, i punti adoperati e l’estensione dell’incisione. In ogni caso se si arriva alla chirurgia, come premesso all’inizio, è per via di un potenziale rischio concreto per la salute della propria pelle: meglio non trascurare il problema per superficiali timori come quelli legati a piccoli inestetismi, che comunque sarà sempre possibile correggere in seguito.

Terminato l’effetto dell’anestesia un leggero dolore è una conseguenza normale così come l’infiammazione della zona trattata. Si possono ridurre entrambi con l’applicazioe di ghiaccio.

Assolutamente vietato invece rimuovere la medicazione prima del tempo e del controllo che viene eseguito solitamente a distanza di giorni. Da evitare dunque il bagno se questo va a toccare la zona appena operata, ma preferire una più pratica doccia, adoperando un buon cerotto impermeabile per sigillare l’area. I punti vengono dunque rimossi dopo alcune settimane. Solo a questo punto sarà possibile, previa consultazione medica o del dermatologo stesso, approntare qualche tecnica per la riduzione dell’eventuale inestetismo della cicatrice.

Laser per la rimozione di nei, angiomi e cheratosi

Il laser invece, è solitamente adoperato per la rimozione di neoformazioni di chiara entità benigna e senza alcun rischio, in quanto comporta la letterale vaporizzazione delle stesse, che impedirebbe un’analisi istologica del materiale cutaneo distrutto.

Anche in questo caso viene effettuata un’anestesia locale prima dell’intervento, e le tempistiche sono molto brevi, tanto che è possibile in una sola seduta agire su più piccoli punti.

Il laser agisce bruciando letteralmente la formazione indesiderata, si tratta dunque di una tecnica non invasiva, che difficilmente lascia cicatrici, scottature o effetti collaterali. Il laser è infatti calibrato su una determinata lunghezza d’onda che agisce solo sulla porzione di tessuto da trattare, senza danneggiare quello circostante. La guarigione completa avviene solitamente in pochi giorni, ed è solitamente indolore.

In merito al post operazione, la cura della cicatrice temporanea lasciata dal laser comprende l’applicazione di creme, il divieto di esposizione al sole, una detersione delicata e l’evitare tassativamente il cercare di rimuovere la crosticina della cicatrice, prima che questa cada spontaneamente a completa guarigione.

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Mappatura dei nei: come si fa?

La mappatura dei nei serve al dermatologo per valutare di che natura sono le lesioni pigmentate presenti sulla pelle. Si tratta di un esame che andrebbe effettuato almeno una volta, se non periodicamente, per monitorare la situazione della cute e scongiurare la formazione di patologie gravi come il melanoma.

Perché è utile la mappatura dei nei

Secondo gli esperti, tra le cause responsabili dei tumori della pelle ci sono cattive abitudini come:

  • esposizione ai raggi del sole nelle ore più calde, senza la protezione di creme solari che filtrano i raggi ultravioletti;
  • abbronzatura artificiale;
  • uso di creme protettive contro i raggi del sole, che tuttavia non proteggono adeguatamente in quanto non sono adatte al tipo di pelle oppure non hanno un livello di protezione sufficientemente alto.

Nei a rischio

Il rischio che si corre quando ci si espone al sole o alla luce di una lampada abbronzante, senza le dovute precauzioni, è l’insorgere di melanomi. Si tratta di tumori della pelle che si evolvono con particolare aggressività. Tuttavia prima di allarmarti considera che un esame specifico e controlli periodici sono in grado di scongiurare ogni complicazione.

Innanzitutto c’è da dire che non tutti i nei atipici diventano melanomi; inoltre, un controllo tempestivo permette di predisporre una terapia efficace che conduce alla guarigione completa del paziente colpito da melanoma. Per questo è importante vincere la paura o la pigrizia e recarsi da un dermatologo per un esame della pelle.

Cosa sono i nei? Si tratta di macchie pigmentate che si formano in seguito all’accumulo di cellule che creano la melanina: queste cellule hanno il nome di melanociti.

A chi è consigliata la mappatura dei nei

La mappatura dei nei è consigliata a una serie di soggetti. Dovrebbe sottoporsi a epiluminescenza:

  • chi presenta una superficie cutanea dove sono presenti molti nei: il numero orientativo va dalle cinquanta alle cento unità;
  • chi ha sulla pelle nei atipici: devono essere grandi e avere una forma e un colore differente rispetto alla maggioranza degli altri nei;
  • coloro i quali hanno diversi nei nella zona della schiena: in questo caso la cute è molto più difficile monitorare, per cui la mappatura è particolarmente consigliata;
  • chi ha nella propria famiglia casi di melanomi;
  • le persone che hanno una carnagione chiara e che hanno subito scottature importanti;
  • chi presenta lentiggini o nei che nel tempo si sono palesemente modificati.

Come si fa la mappatura dei nei

La mappatura dei nei è il primo step per prevenire o affrontare la possibile formazione dei tumori della pelle. Lo strumento utilizzato per esaminare i nei si chiama dermoscopio; è un microscopio che viene poggiato sulla pelle per analizzarla a livello cellulare, scoprendo tutte le peculiarità del neo. È un esame approfondito che fornisce informazioni che altrimenti l’occhio del medico non riuscirebbe ad ottenere.

Ma come si svolge la mappatura dei nei? La mappa dei nei viene riportata su una sagoma di cartone che rappresenta il corpo del paziente; ogni punto evidenziato indica la lesione da valutare: parliamo in questo caso di nei e lentigo. Ma il medico ricava dall’esame anche fotografie oppure immagini digitali dell’intera superficie cutanea; i nei possono formarsi anche in zone non visibili ad occhio nudo, come le parti intime e il cuoio capelluto. Le visite successive si baseranno su queste informazioni e consentiranno di emettere un verdetto il più possibile puntuale sulla situazione dei tuoi nei. Il dermatologo esaminerà la situazione e ti consegnerà un referto, che sarà accompagnato dalla diagnosi e da una scheda che consiglierà un trattamento dei nei più preoccupanti. È bene che questi documenti vengano condivisi con il tuo medico curante.

A che serve la mappatura nevica? A scansionare e memorizzare le immagini dei nei nell’archivio di un computer. Il dermoscopio infatti è collegato al terminale che archivia le immagini della mappa. Immagazzinare queste informazioni consentirà al dermatologo di verificare, nel corso delle visite successive, a distanza di tempo, se i nei hanno cambiato il colore e la forma. A essere studiati con maggiore attenzione dalla mappatura sono i nei che presentano alcune caratteristiche particolari: si tratta di nei asimmetici che si caratterizzano perché hanno i contorni frastagliati, una forma irregolare; oppure solitamente sono più grandi degli altri nei e presentano un colore differente.

La mappatura dei nei è conosciuta anche col nome di epiluminescenza o dermoscopia. È un esame che non provoca alcun tipo di dolore e dura circa trenta minuti.

Dopo la mappatura che succede

Cosa accade in seguito alla mappatura? Il dermatologo ti fisserà un appuntamento per un nuovo controllo, a distanza di qualche tempo. Si tratta di un intervallo necessario a verificare come si evolve la situazione. Se durante la nuova visita risulteranno modificazioni anomale dei nei, sarà necessario procedere con ulteriori valutazioni. In questo caso il dermatologo può reputare indispensabile asportare chirurgicamente il neo e analizzarlo attraverso un esame istologico. La presenza di un cambiamento del neo non significa che ci si trovi obbligatoriamente in una situazione di patologia; solo l’istologia sarà in grado di confermare se si è in presenza di un melanoma o soltanto di un neo atipico.

Quando è bene svolgere le visite successive? I nei sospetti che non vengono rimossi devono essere valutati dai tre ai sei mesi dopo il primo esame.

Le visite di routine invece potranno svolgersi dopo uno o due anni, a seconda del parere del medico.

 

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Fibroma pendulo: in quale caso si può eliminare?

Il fibroma pendulo è un’escrescenza cutanea che rientra nella categoria medica dei fibromi, tumori benigni che interessano il tessuto connettivo fibroso.

Il fibroma pendulo – o acrocordo – è tendenzialmente innocuo e indolore e si presenta maggiormente nelle aree della pelle che presentano pieghe, come palpebre, inguine, ascelle e collo.

Si manifestano come protuberanze molli di colore più scuro rispetto alla pelle dell’area circostante e possono essere direttamente attaccati alla cute o avere un peduncolo. Il fenomeno è molto diffuso tra le donne in età avanzata e possono creare disagio sul piano estetico, ma non sono particolarmente pericolosi né tanto meno contagiosi.

Nel caso in cui, però, gli acrocordi arrecassero prurito e sanguinamento, è bene sottoporsi a un controllo dermatologico accurato.

Cause e prevenzione del fibroma pendulo

Non esistono certezze scientifiche sulle cause del manifestarsi di un fibroma pendulo, ma nel corso degli anni sono state individuate correlazioni importanti tra lo sviluppo di queste escrescenze cutanee e i seguenti fattori:

  • Età

Risulta che le persone anziane siano più soggette alla formazione di acrocordi, probabilmente a causa del naturale invecchiamento della pelle;

  • Menopausa e gravidanza

Secondo diverse teorie, il manifestarsi di fibromi penduli è strettamente collegato ai mutamenti ormonali propri della menopausa: se fino ai 50 anni l’incidenza del fenomeno è comune a uomini e donne, dopo i 50 la sproporzione cresce e le donne risultano più colpite. Allo stesso modo, i cambiamenti ormonali dovuti alla gravidanza inciderebbero sulla formazione di fibromi penduli;

  • Peso

Lo sfregamento cutaneo andrebbe ad aumentare le possibilità di sviluppare acrocordi, per cui le persone in sovrappeso o in stato di obesità sarebbero maggiormente soggette al fenomeno;

  • Patologie pregresse

Uno studio del 2010 teorizza una correlazione tra diabete e sviluppo di fibromi penduli. Allo stesso modo, la sindrome di Birt-Hogg-Dubé favorirebbe la formazione di acrocordi.

Nel caso in cui si rientri nelle categorie di cui sopra o in famiglia siano presenti casi di fibromi penduli, per evitarne la formazione è bene adottare delle misure preventive mirate: mantenere la pelle sempre idratata bevendo molta acqua e usando apposite creme giornalmente è sicuramente un buon sistema di prevenzione, come anche evitare l’utilizzo di canottiere e indumenti intimi con bordo spesso che vadano a creare traumi nelle parti molli del corpo, più soggette alla formazione di acrocordi.

I rimedi casalinghi

Molto spesso, i rimedi casalinghi sono i più apprezzati e sperimentati per la rimozione dei fibromi penduli. Il più comune prevede l’uso di un filo da cucito in cotone o seta: andando a strozzare l’acrocordo e quindi bloccando il flusso sanguigno, questo dovrebbe seccarsi e cadere da solo nel giro di poco tempo.

Questo rimedio, per quanto ancora usato, è caldamente sconsigliato: se l’escrescenza presenta dimensioni tali da necessitare di un intervento per preservare l’estetica dell’area, soffocarla con il filo risulterà doloroso, complicato, avrà bisogno di tempo per seccarsi e soprattutto rimarranno dei segni visibili. I rimedi casalinghi risultano sicuramente utilissimi per il trattamento di tanti malanni, ma in caso di situazioni che rischiano di compromettere l’estetica, è meglio evitare le soluzioni fai-da-te.

Eliminare il fibroma pendulo con il laser

I fibromi penduli non sono pericolosi, né contagiosi: non è stata dimostrata nessuna correlazione tra la presenza di escrescenze e sviluppo di tumori maligni; tuttavia, l’incidenza a livello estetico è molto alta, specie quando gli acrocordi si manifestano sulle palpebre, sul viso o nell’area del collo. Come già visto, il rimedio casalingo può eliminare l’escrescenza in sé, ma rischia di lasciare cicatrici altrettanto antiestetiche.

Nel caso in cui si decida di eliminare un fibroma pendulo in modo sicuro ed efficace, il trattamento migliore è quello a laser. Fino a pochi anni fa, queste escrescenze venivano asportate chirurgicamente, una tecnica valida, ma che richiedeva punti di sutura e lasciava segni evidenti; oggi, grazie ai progressi tecnologici, i fibromi penduli possono essere eliminati con il laser, che non prevede sanguinamento né punti di sutura e non lascia alcun segno visibile.

L’intervento di rimozione può durare tra i dieci e i quindici minuti – compreso il tempo di preparazione del paziente -, la rimozione in sé dura una manciata di secondi e non è dolorosa: il laser causa una sensazione di calore o di bruciore solo per pochi istanti. Generalmente l’intervento non richiede anestesia, solo nel caso in cui l’escrescenza sia particolarmente importante, il dermatologo provvede a somministrare poche gocce di anestetico.

Dopo la bruciatura a laser, l’area viene medicata con una crema antibiotica e per qualche giorno bisognerà portare un cerotto. Il trattamento laser non presenta rischi di alcun tipo, anzi garantisce l’assenza di ematomi post intervento e nessuna cicatrice.

Lo studio della dottoressa Pozzi garantisce interventi laser per la rimozione dei fibromi penduli nel pieno rispetto delle misure mediche dermatologiche più all’avanguardia per un intervento rapido, indolore e privo di cicatrici.

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Micosi Cutanee: come compaiono? quali sono le cause?

Micosi Cutanee: cosa sono

Le micosi cutanee, o funghi della pelle, sono delle infezioni causate da funghi che riescono a riprodursi all’interno del nostro organismo. Si tratta quindi di infezioni derivanti da funghi in grado di colpire indistintamente sia adulti che bambini e che colpisce l’apparato tegumentario, in particolare interessa pelle, peli e mucose. Rappresenta un’infezione piuttosto diffusa in quanto gli agenti patogeni da cui è causata si trovano praticamente in qualsiasi luogo: bisogna stare sempre attenti. Esistono quattro tipi di micosi cutanee:

 

  • Superficiale: Questo tipo di micosi tende a colpire prevalentemente pelle, cuoio capelluto e unghie.
  • Sottocutanee: Colpiscono soltanto la pelle e i tessuti sottostanti.
  • Sistemiche: Si tratta delle infezioni più pericolose in quanto tendono ad attaccare gli organi interni, come i polmoni
  • Opportunistiche: Questo tipo di infezione tende ad attaccare soltanto persone affette da basse difese immunitarie.

 

Come si contraggono le micosi cutanee?

Come abbiamo già avuto modo di vedere contrarre queste infezioni è cosa assai frequente, in quanto gli agenti patogeni che le causano si trovano praticamente ovunque.

I fattori di rischio sono rappresentati dall’alta temperatura, dall’umidità e dagli assembramenti in luoghi chiusi o ristretti.

Infatti, è molto più probabile contrarre questa infezione al mare e in piscina, piuttosto che in montagna o in altri luoghi più freschi.

Questo però non significa che ogni volta che si entra in contatto con uno di questi funghi patogeni si contrare l’infezione: dipende molto dal tipo di pelle.

Micosi cutanee: sintomi e come riconoscerle

Abbiamo già avuto modo di vedere che le micosi cutanee possono interessare molteplici parti del corpo. E’ importante quindi imparare a riconoscerle così da rivolgersi al proprio medico in tempo e trattare l’infezione nel modo più veloce ed efficace possibile. Ma quali sono i sintomi tramite cui è possibile riconoscere l’infezione? Il principale sintomo è rappresentato dalla presenza di macchie bianche o rossastre. Si tratta di macchie che possono essere talvolta desquamate: possono essere asintomatiche o causare un lieve prurito. E’ proprio il prurito l’altro sintomo principale: infatti, se sul proprio corpo compaiono macchie simili a quelle descritte, accompagnate da prurito, è possibile che si tratti di una micosi cutanea. L’altro sintomo è rappresentato dall’arrossamento della pelle.

Micosi cutanee: tipologie di funghi e rimedi

I funghi in grado di causare le micosi cutanee, si possono suddividere in tre categorie differenti:

 

  • Dermatofiti, cioè agenti patogeni in grado di agire sul tronco e le pieghe dell’inguine.

 

  • Lieviti, cioè minuscoli organismi che colpiscono principalmente le zone calde ed umide come ascelle o zone genitali.

 

  • Muffe, che causano prevelentemente micosi profonde e sistemiche, cioè tendono a depositarsi sugli organi interni.

 

Il trattamento della micosi cutanea viene effettuato in relazione al tipo di fungo che l’ha causata. Generalmente vengono utilizzati spray, shampii e detergenti.

Tuttavia vi sono degli specifici farmaci antimicotici, che sono clotrimazolo, ketoconazolo e terbinafina.

Come prevenire le infezioni cutanee?

La prevenzione di questo tipo di infezione avviene soprattutto attraverso la cura della propria igiene personale. Inoltre, è importante indossare ciabatte soprattutto al mare e in piscina, dove questi funghi sono generalmente più aggressivi.

Evitare poi un uso spropositato di farmaci e antibiotici, che potrebbero causare un abbassamento delle difese immunitarie.

 

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Quali sono i fattori di rischio delle Adiposità localizzate? Previeni l’accumulo di lipidi

Con il termine adiposità localizzate si intende un accumulo di grasso corporeo presente in una determinata area. Gli accumuli possono essere di varia intensità ed i più comuni generalmente compaiono su pancia, fianchi e cosce.

Come si formano le adiposità localizzate

Le adiposità localizzate derivano da un’anomala distribuzione del grasso sul corpo, spingendo le cellule adipose ad accumularsi in punti specifici del corpo senza venire naturalmente smaltite e finendo a formare i cosiddetti “cuscinetti di grasso” responsabili di inestetismi e, talvolta, rischiosi per la salute. Molto spesso derivano da un malfunzionamento dei tessuti adiposi e connettivi. Normalmente, le cellule adipose servono come “magazzino di energia” per dare all’organismo l’energia necessaria quando si brucia più del necessario fabbisogno. L’accumulo adiposo si verifica quando il grasso assimilato è molto più di quello necessario per alimentare l’organismo a livello energetico. Il grasso che non viene bruciato come energia finisce per accumularsi e si compatta infiammando il plasma e bloccando l’ossigenazione dei tessuti. Nel tessuto adiposo, però, sono contenuti anche gli adipociti, elementi fondamentali nella sintetizzazione di ormoni e sostanze necessarie al corretto funzionamento dell’organismo. Il grasso, quindi, non deve mai essere eliminato completamente ma comunque è importante regolare la quantità di quello presente per evitare gli accumuli e per prevenire conseguenze anche gravi sulla salute.

I fattori di rischio e le cause delle adiposità localizzate

Le adiposità localizzate possono dipendere da diversi fattori come l’età, il sesso e persino componenti genetiche ed ereditarie, oltre che da disfunzioni ormonali e dallo stile di vita. Gli uomini tendono ad avere accumuli adiposi “a mela”, ossia prevalentemente sulla pancia e sull’addome, sul viso e sulle spalle. Queste adiposità possono portare a ipertensione, glicemia ed alti livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue. Nelle donne, invece, l’adipe tende ad accumularsi “a pera”, cioè prevalentemente su fianchi e cosce anche se in alcuni casi interessa anche la parte bassa dell’addome e i glutei.

Le principali cause di questi accumuli sono legate all’età, perché dopo i 40 anni le donne diminuiscono la produzione di estrogeni, mentre gli uomini quella del testosterone. Questo deficit provoca insulino-resistenza e facilita l’accumulo di grassi. In altri casi può essere presente una predisposizione fisico-genetica che porta ad avere adiposità localizzate in determinati punti a causa di familiarità. Scarsa attività fisica, stile alimentare non equilibrato, scarsa idratazione corporea sono altri elementi che possono influenzare pesantemente la comparsa di accumuli di adipe. Anche stress e ansia possono avere un impatto negativo sull’organismo, in quanto si tratta di condizioni che aumentano la produzione di cortisolo, una sostanza che favorisce l’accumulo di grasso, soprattutto a livello addominale. Infine, un’altra causa di adipe accumulato può essere determinata da disfunzioni metaboliche che possono essere anch’esse ereditarie.

Come intervenire sulle adiposità localizzate

Le adiposità localizzate possono essere trattate con massaggi appositi per favorire lo scioglimento del grasso accumulato, affiancando ad essi un percorso sportivo e una dieta equilibrata per facilitare la diminuzione dei cuscinetti. I massaggi sono utili per migliorare la circolazione e l’ossigenazione dei tessuti, drenare i liquidi in eccesso e migliorare l’umore riducendo lo stress. Attività fisica e dieta sono altri due alleati fondamentali per intervenire sul grasso in eccesso. Per lo sport è importante rivolgersi a professionisti del settore, così come per quanto riguarda il regime alimentare è assolutamente sconsigliato il fai da te perché è necessario formulare una dieta personalizzata elaborata da un medico o un nutrizionista. Per quanto riguarda l’alimentazione, comunque, esistono dei consigli utili da seguire a prescindere da un’eventuale dieta dimagrante. Vanno eliminati cibi grassi, bevande alcoliche e zuccherate ed alimenti ricchi di zuccheri e si deve bere molto per favorire il drenaggio dei liquidi in eccesso e purificare l’organismo dalle tossine.

Prevenire è meglio che curare

Prima di correre ai ripari, l’ideale sarebbe prevenire la comparsa di adiposità localizzate. Evitare comportamenti dannosi ed alimenti “pericolosi” e seguire uno stile di vita attivo e non sedentario sono i primi importantissimi passi per limitare l’arrivo degli accumuli di grasso. Se sono presenti predisposizioni genetiche o problematiche ormonali, diventa praticamente necessario seguire un regime alimentare sano e praticare regolarmente attività fisica, scegliendo percorsi su misura personalizzati per rispondere alle diverse esigenze ed ottenere i migliori risultati possibili, affrontando il tutto con pazienza e costanza. Massaggiare la pelle con movimenti circolari e creme può aiutare a migliorare la circolazione e limitare la comparsa delle adiposità localizzate.

Il grasso viscerale (quello a livello addominale e sul punto vita), in particolare, deve essere evitato perché può portare all’insorgere di patologie gravi come il diabete alimentare oppure malattie cardiovascolari.

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