Maria Luisa Pozzi - MioDottore.it

Autore - Dottoressa Marialuisa Pozzi

Importanza dell’autovalutazione dei nei

Che cosa sono i nei

I nei si presentano come lesioni pigmentate dell’epidermide che derivano da uno sviluppo anomalo dei melanociti, cellule contenenti melanina.
Solitamente si presentano sotto forma di macchie rotondeggianti che differiscono tra loro sia per dimensioni che per colore.

Possono essere congeniti (presenti dalla nascita) oppure acquisiti (comparire spontaneamente durante la vita).

Nella maggior parte dei casi si tratta di formazioni di natura benigna che, pur derivando da una modificazione citologica, non presentano caratteristiche pericolose.

Molto raramente i nei possono degenerare in melanoma, una neoplasia della pelle molto grave che, a seconda degli stadi di evoluzione, comporta conseguenze cliniche di notevole entità.

Anche se l’eziologia dei nei non è del tutto chiara, esistono comunque alcuni fattori predisponenti alla loro comparsa, che sono:
– immunodeficienza;
– fattori genetici;
– esposizione alla radiazioni ultraviolette per tempi prolungati e senza adeguata fotoprotezione;
– alterazioni ormonali;
– particolari trattamenti farmacologici.

In questi casi, la melanina contenuta nei melanociti tende ad accumularsi, provocando una iperpigmentazione localizzata che da origine al neo.

Tipologie di nei

I nei vengono classificati in tre classi, e precisamente:
intradermici: sono tipici dell’età adulta e vengono caratterizzati da una proliferazione di melanociti a livello di zone poste sotto all’epidermide, che provoca lesioni lievemente rilevate e di colore marrone chiaro;
giunzionali: sono caratteristici dell’infanzia e derivano da una proliferazione localizzata sulla giunzione dermo-epidermica, che produce neo-formazioni appiattite, di colore tendente al nero;
composti: hanno caratteri intermedi tra i primi due.

Le caratteristiche principali dei nei si riferiscono alla forma, che può essere rotonda oppure ovale ed assumere un aspetto piano o rilevato rispetto alla superficie cutanea; alla tonalità cromatica che varia dal marrone al rosso al nero; alle dimensioni che sono comprese tra uno e sei millimetri; alla superficie che può apparire liscia, rugosa o anche ricoperta di peli.

Importanza della autovalutazione dei nei

La precauzione principale per scongiurare il rischio della degenerazione di un neo in carcinoma della pelle è quella di effettuare costantemente un’attenta valutazione del suo aspetto.

Infatti, mentre i nei benigni mantengono inalterata la loro conformazione (per dimensioni, forma e colore) per tutta la vita, quelli ad elevato grado di malignità mostrano tendenza a modificarsi entro un breve lasso di tempo.

Una scrupolosa auto-analisi di tutte le parti del corpo consente pertanto di scoprire tempestivamente i segnali caratteristici della degenerazione maligna di un neo.

Una lesione sospetta si distingue per alcuni tipici segnali, che sono:
– forma asimmetrica ;
– bordo frastagliato, con eventuali incisure;
– tonalità cromatiche che variano dal nero al rosso, bianco oppure bruno;
– diametro superiore a 6 millimetri;
– trasformazione dell’aspetto (sollevamento dalla superficie cutanea);
– modificazione di consistenza (più dura o più morbida);
– comparsa di prurito e dolore;
– desquamazione;
– ulcerazione con sanguinamento.

Per valutare clinicamente l’aspetto dei nei è necessario sottoporsi a regolari visite dermatologiche durante le quali lo specialista effettua un esame dermatoscopico che, grazie alla documentazione fotografica, è in grado di identificare e monitorare la presenza di anomalie.

Nell’intervallo tra due visite dermatologiche risulta di grande importanza eseguire un’autovalutazione dei nei, che chiunque può mettere in atto mediante una semplice osservazione dell’epidermide.

Come effettuare l’autovalutazione dei nei

Per realizzare una corretta autovalutazione dei nei è necessario seguire la famosa “Regola dell’ABCDE“, che rappresenta il primo step che ognuno deve affrontare prima di rivolgersi allo specialista.

La regola dell’ABCDE si basa su cinque presupposti da analizzare, che sono:
– A come asimmetria
indica un accrescimento non uniforme del neo, che appare formato da due metà molto differenti tra loro;
– B come bordo
consiste in un’evidente irregolarità del margine della lesione;
– C come colore
di solito le tonalità molto scure e tendenti al nero-blu sono indicative di lesioni a rischio;
– D come dimensioni
risulta preoccupante un neo con dimensioni superiori a 6 millimetri;
– E come evoluzione
assume un carattere diagnostico la modificazione d’aspetto di un neo in un breve lasso di tempo (da sei a otto mesi).

Tutte le volte in cui un soggetto si rende conto che l’aspetto di uno o più nei si è modificato, oppure che sono subentrati segnali sospetti collegabili alle caratteristiche sopra elencate, è indispensabile effettuare al più presto una visita dermatologica.

Lo specialista, infatti, mediante apposite attrezzature, è in grado di effettuare una diagnosi precisa ed attendibile sulla presenza di lesioni neoplastiche oppure che stanno per trasformarsi in esse.

Pur trattandosi di una forma tumorale particolarmente aggressiva, il melanoma può venire curato con successo, a patto che la sua diagnosi sia eseguita tempestivamente.

Infatti se la lesione neoplastica non ha ancora raggiunto gli strati più profondi dell’apparato cutaneo, intervenendo tramite escissione chirurgica, è possibile asportare completamente la neoformazione prima che sia in grado di seminare metastasi nel torrente circolatorio.

Tra tutti i tipi di carcinoma della pelle, il melanoma è l’unico a metastatizzare e quindi la sua pericolosità risulta molto maggiore rispetto agli altri tumori della pelle.

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Rimozione tatuaggi con il laser: oggi si può!

È possibile rimuovere del tutto i tatuaggi? In cosa consiste il trattamento? Quanto dolore provoca il trattamento di rimozione? Cos’è la sindrome del tatuaggio fantasma? In questo articolo cercheremo di dare una risposta a tutti i quesiti in maniera tale da chiarire le idee a tutti coloro che sono intenzionati a rimuovere un tatuaggio.

 

Tatuaggi: è possibile rimuoverli del tutto?

Indipendentemente dalle loro caratteristiche, al giorno d’oggi è possibile rimuovere completamente e senza lasciare alcun segno tutti i tatuaggi, ciò grazie alla tecnologia messa a disposizione. Ovviamente esistono fattori che contribuiscono a rendere più o meno complicata la cancellazione di un tatuaggio, tra questi la sua estensione. Per fare un esempio, la rimozione di un tatuaggio risulta più agevole nella zona del tronco mentre man mano che ci si sposta verso la periferia degli arti il grado di difficoltà aumenta. Un’altro fattore molto importante è il colore.

Nel caso di tatuaggi monocromatici, marrone o nero, caratterizzati da sole ombreggiature o composti unicamente da punti, sono rimovibile in meno sedute. I colori invece come il verde, il celeste e sopratutto il bianco sono più ardui da rimuovere e pertanto necessitano di più sedute. Nel caso dei colori cosmetici è necessario innanzitutto far passare il colore dalla sua tonalità originaria al marrone o al nero, e successivamente avanzare con il trattamento.

Il tempo che intercorre tra le due sedute deve essere di almeno due mesi, durante tale periodo il paziente sarà costretto ad andare in giro con il tatuaggio marrone o nero qualsiasi sia il posto dove esso si trovi. La problematica attuale è che, venendo tolti in numerose modalità e forme (come ad esempio la rimozione chirurgica e la termoabrasione), gli stessi tatuaggi rimossi lasciano cicatrici ben visibili. Al fine di avere un buon risultato è importante affidarsi a un professionista che sia dotato dotato di laser ultramoderni e che sopratutto si preoccupi della manutenzione sia ordinaria che straordinaria della strumentazione.

 

In cosa consiste il trattamento

Le tipologie di laser adottati per la rimozione dei tatuaggi sono sostanzialmente due: il laser Q-Switched (di circa trent’anni fa) e il laser a picosecondi (uscito solo due anni fa).

L’energia sprigionata dall’onda elettromagnetica prodotta dal laser urta sulla cute e produce un effetto fotomeccanico che porta alla frantumazione del colore. Sono le “cellule spazzine” del corpo a far si che il tatuaggio venga rimosso, questi microfagi vengono messi in azione per “ripulire” la cute. La ripetizione del trattamento deve avvenire con almeno due mesi di distanza dal primo, non prima.

Maggiore è la distanza che intercorre tra le due sedute e più efficaci saranno i risultati. Il numero di sedute utili a rimuovere totalmente il tatuaggio variano però in base a diversi fattori: la posizione, se esso è policromatico o monocromatico, se è formato da punti o linee, se è stato soggetto a ripasso.

Alla fine di ogni seduta è necessario portare una medicazione (crema lenitiva e unguento) per almeno una settimana. Per i primi due giorni è inoltre necessario raffreddare la zona con una borsa del ghiaccio e prendere un antibiotico. Fondamentale è in questo periodo non scorticare la zona esposta a trattamento. L’epidermide, a seguito dell’energia sprigionata durante la frantumazione del colore, si solleva e ricopre il ruolo di medicazione biologica. Per questo motivo è bene non graffiare la zona trattata.

 

Il trattamento di rimozione è doloroso?

Senza giri di parole, il trattamento laser può essere doloroso, anche se ovviamente dipende sempre da persona a persona. Dal momento che rimuovere un tatuaggio non è semplice è normale che il processo possa essere doloroso. Grazie ai laser più all’avanguardia l’ effetto è paragonabile a una scossa elettrica lieve.

 

La sindrome del tatuaggio fantasma

Si sente parlare spesso di questa sindrome, ovvero di quei tatuaggi che una volta rimossi tendono a far rimanere sulla pelle un’ombra (per questo il nome sindrome del tatuaggio fantasma).

Bisogna però capire cosa si intende per tale sindrome, se si fa riferimento a cicatrici al cui centro rimane incorporato del colore, allora si ha un fantasma che non è più possibile togliere. Ciò avveniva in passato, con la strumentazione odierna il problema non si pone. Il fantasma non va confuso con il tatuaggio che è in procinto di sparire. Esso infatti andrà via trascorso un pò di tempo (nei casi estremi anche un paio d’anni).

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Solchi Naso-Labiali: trattarli con il filler

Rughe e solchi naso-labiali: di cosa si tratta?


L’avanzare dell’età comporta necessariamente alcuni cambiamenti superficiali e profondi che interessano la pelle e sono visibili anche dall’esterno. Questo accade poiché i radicali liberi unitamente ad altri elementi favoriscono l’invecchiamento cellulare e dunque la perdita di tono, elasticità, turgore e idratazione.

I tessuti, infatti, sono composti da elementi quali acido ialuronico, collagene ed elastina, essenziali per il loro sostegno e la rigenerazione cellulare. Quando questi sono presenti nelle giuste quantità permettono alla pelle di apparire piena e rimpolpata.


Come accennato, l’invecchiamento comporta una sensibile diminuzione nella produzione di tali elementi. Ne consegue che la pelle del volto appare spenta e svuotata. Non solo, alcune aree specifiche, presentano solchi e linee di espressione evidenti e questo avviene per via di un cedimento dei tessuti. Tra le zone del viso maggiormente coinvolte vi è l’area tra la base del naso e le labbra (in gergo professionale definita naso-labiale) poiché notevolmente coinvolta nei movimenti muscolari del volto.

Ogni sezione del viso presenta un grado di mobilità più o meno elevato che ne determina la perdita di tono e il cedimento. Proprio quella che interessa la parte inferiore dell’ovale, è interessata da centinaia di migliaia di micro e macro movimenti che vanno ad inficiare sulla turgidità del tessuto che tende a cedere.


I cosiddetti solchi naso labiali, infatti, si presentano come profonde linee verticali che si generano ai lati delle narici e terminano agli estremi della bocca (talvolta culminando nella zona del mento). Questi segni del tempo, compaiono generalmente a partire dai 30 anni e appesantiscono notevolmente il volto rendendolo stanco e spento.

Tra i trattamenti maggiormente suggeriti e impiegati per minimizzare tali solchi, specialmente quelli che interessano la zona naso-labiale, vi sono i filler. Questi ultimi sono sostanze iniettate nella pelle al fine di riempire e rimpolpare le zone interessate. Tra i filler più diffusi vi sono indubbiamente l’acido ialuronico e il collagene. Tuttavia, il più utilizzato è indubbiamente a base di acido ialuronico poiché questo permette di ottenere risultati naturali e duraturi.

Trattare i solchi naso-labiali con il filler


Come detto poc’anzi i solchi naso-labiali sono trattati efficacemente con i filler a base di acido ialuronico. Tuttavia è necessario che le iniezioni siano effettuate nell’area corretta per evitare che l’intera zona venga riempita e che il risultato finale risulti poco armonioso.


A tal proposito è bene sottolineare che, se hai intenzione di sottoporti a questo genere di trattamento dovrai rivolgerti ad un professionista qualificato, sia esso un dermatologo, un medico estetico o un chirurgo. Questo ti consentirà di ottenere il risultato che desideri senza incorrere in pericoli per la tua salute.


I filler, infatti, sono sostanze impiegate per riempire i solchi e correggere piccoli difetti. Le iniezioni di tali sostanze non risultano invasive o dolorose e vengono effettuate ambulatorialmente. Pertanto i filler costituiscono da tempo un’ottima alternativa alla chirurgia plastica.

Trattare i solchi naso-labiali con i filler, dunque, costituisce una valida soluzione per migliorare velocemente e in modo naturale l’aspetto del viso. Inoltre, essendo i filler sostanze riassorbibili, gli effetti tendono a svanire nel corso del tempo senza modificare in modo permanente il volto.

Benefici, effetti collaterali e controindicazioni del filler


Se stai pensando di sottoporti ad iniezioni di filler e vuoi valutarne i benefici e gli effetti collaterali devi sapere che questa tipologia di trattamento non risulta invasivo, non necessita di anestesia (ad eccezione di casi particolari), viene effettuato in ambulatorio e non richiede cure particolari per la guarigione.

Tra i benefici delle iniezioni di filler per il trattamento delle rughe naso-labiali vi sono:

  • risultato naturale e prevedibile: a differenza di altri trattamenti piuttosto invasivi che mutano i connotati del viso in maniera estrema;
  • riempimento armonioso dei solchi: le linee di espressione e le rughe sono riempite dall’interno con un effetto delicato e naturale;
  • immediato miglioramento della problematica trattata;
  • velocità nell’esecuzione: per eseguire il trattamento sono necessari pochi minuti e il risultato è visibile fin da subito;
  • non invasivo: non vi sono particolari controindicazioni e rischi per la salute;
  • poco costoso:rispetto ad altri trattamenti dello stesso tipo risulta decisamente più economico;
  • recupero immediato: il gonfiore, eventuali rossori e ematomi svaniscono in poche ore.


Per ciò che concerne le controindicazioni queste sono valutate dal professionista in base allo stato della pelle e di salute del soggetto che desidera sottoporsi al trattamento. Come accennato, inoltre, in genere non sono rilevati effetti collaterali dopo il trattamento. Tuttavia può accadere che nelle 24/48 ore successive alle iniezioni si presentino rossori, lividi ed eritemi.  

I risultati ottenuti, a seguito delle iniezioni di filler, variano da 6 a 8 mesi in base al prodotto utilizzato e allo stile di vita condotto, essendo comunque sostanze biocompatibili e completamente riassorbibili possono essere utilizzate in totale sicurezza.

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Biorivitalizzazione viso: restituire elasticità alla pelle

Tutto ciò che c’è da sapere sulla biorivitalizzazione

Biorivitalizzazione viso: di cosa si tratta?


Con il passare degli anni la pelle tende a perdere di tono ed elasticità. Questo accade poiché il processo di invecchiamento modifica la strutture del collagene e dell’elastina, proteine che compongono il derma. Tale cambiamento favorisce la comparsa di rughe e segni del tempo i quali donano al viso un aspetto stanco e spento. Tuttavia, per contrastarne o prevenirne la comparsa è possibile effettuare diversi trattamenti estetici. Tra quelli maggiormente impiegati e apprezzati negli ultimi anni vi è senza dubbio la biorivitalizzazione.
La biorivitalizzazione, conosciuta anche con il nome di biolifting, è un trattamento estetico non chirurgico, dunque non invasivo, in grado di migliorare l’elasticità e il tono della pelle. Per effettuarlo, il dermatologo o il medico estetico procede iniettando elementi cosiddetti biostimolanti (es. acido ialuronico) ma anche sali minerali e vitamine. Questi antiossidanti naturali, infatti, stimolano la produzione di collagene e idratano la pelle rendendola globalmente più piena e luminosa. Il risultato finale è quello di un viso ringiovanito e fresco. La biorivitalizzazione si basa su una tecnica molto semplice ma efficace. L’ago utilizzato per l’iniezione, infatti, produce micro traumi costanti che obbligano la pelle a produrre una quantità maggiore di acido ialuronico. Quest’ultimo è un elemento naturalmente presente nei tessuti connettivi in grado di rendere la pelle del viso e del corpo compatta e resistente. Come accennato, la biorivitalizzazione è un trattamento non invasivo che prevede l’impiego di elementi riassorbibili e biocompatibili pertanto eseguibile in regime ambulatoriale. Generalmente, il dermatologo o il medico estetico che procede al trattamento prepara la pelle eseguendo 3 step: pulizia, scrub e peeling leggero del viso. Successivamente, mediante aghi molto fini, lo specialista inietterà acido ialuronico, vitamine e amminoacidi in specifici punti del viso (quelli in cui sono presenti o potrebbero comparire le rughe più marcate). È opportuno ricordare che le figure professionali che possono eseguire tale trattamento sono: dermatologi, medici estetici, chirurghi estetici e chirurghi plastici.
Per ciò che concerne i possibili effetti collaterali questi non sono stati rilevati. Tuttavia dopo ciascuna seduta possono presentarsi rossori o piccoli lividi. In sintesi, dunque i benefici che potrai riscontrare sottoponendoti alle sedute di biorivitalizzazione sono:

  • riempimento delle rughe sottili;
  • azione ristrutturante;
  • azione antiossidante;
  • idratazione dei tessuti;
  • miglioramento globale dell’aspetto del viso.

Differenze tra biorivitalizzazione e filler


Date le caratteristiche della biorivitalizzazione spesso capita di confonderla o di avere delle perplessità su ciò che la differenzia dai comuni filler. Infatti, nonostante entrambi siano trattamenti estetici effettuati in ambulatorio, la biorivitalizzazione si distingue dal filler sia per la sua capillarità che per la funzione. Il biolifting, invero, permette alle sostanze iniettate di diffondersi nella pelle in una zona molto più ampia rispetto a ciò che accade con i filler. Inoltre, la sua funzione non è quella di riempire le rughe bensì di idratare i tessuti affinché ritrovino il turgore tipico della giovinezza. Non solo, la biorivitalizzazione, grazie ai microtraumi, è altresì in grado di stimolare la produzione di collagene e di elastina.
Nonostante queste differenze è importante sottolineare che, entrambi possono essere abbinati ad altri trattamenti per amplificarne i risultati.

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Mesoterapia: il trattamento contro la cellulite

La mesoterapia è l’innovativa e rivoluzionaria terapia che permette di eliminare i ristagni idrici che causano la cellulite nelle donne e negli uomini. È una terapia che si sta diffondendo molto perché i risultati sono efficaci ed efficienti in quanto apporta notevoli benefici alla pelle.

Cos’è la mesoterapia e come si effettua

La mesoterapia è una tecnica medica che permette con l’iniezione intradermica di farmaci di eliminare la ritenzione idrica posta nei tessuti cutanei e sottocutanei, quindi la cellulite. L’obiettivo è quello di disintossicare l’organismo dalle scorie in eccesso e di rendere la pelle tonica ed elastica.

L’iniezione di soluzione farmacologica avviene tramite aghi molto sottili, massimo 6 mm, ma lo spessore varia in base alle esigenze del paziente. Può essere praticata con un unico ago o con un sistema che prevede l’utilizzo di più aghi arrivando fino a 18. Il farmaco viene iniettato in maniera molto delicata ma allo stesso tempo veloce. Il farmaco raggiunge il punto preciso in cui deve agire e rimane attivo per diverso tempo.

La tecnica è assolutamente indolore perché l’uso dell’ago produce le endorfine che attenuano il dolore.

Quali patologie cura e i farmaci utilizzati

La mesoterapia non viene utilizzata solo per eliminare la cellulite ma è risolutiva anche per altri disturbi come:

  • piccoli traumi causati dallo sport

In alcune patologie elencate come l’artrosi e il ringiovanimento del viso, vengono utilizzati farmaci omeopatici in quanto hanno funzione antinfiammatoria. Negli altri casi si fa uso di sostanze ad azione analgesica, antiedemigena, ossia riducono il gonfiore, anti-age, protettiva per i capillari e lipolitica. Ad ogni farmaco utilizzato viene inserita una piccola quantità di anestetizzante.

Qualunque sia il disturbo da trattare, il numero delle sedute varia in base alla propria entità. Nel caso delle cellulite saranno sufficienti 8-10 sedute per notare i risultati. Di regola viene effettuata una a settimana. Dopo si potranno effettuare altre terapie di mantenimento da diradare nel tempo come linfodrenaggio, bendaggi, liposuzione, laser e idromassaggi. Il medico potrebbe consigliare anche prodotti ad uso orale, ottimi per riattivare la mcrocircolazione e ad eliminare le scorie e le tossine da tutto l’organismo. Naturalmente il primo consiglio che il medico darà al suo paziente dopo ogni seduta, sarà quello di adottare un’alimentazione corretta ricca di frutta e verdura, bere tanta acqua e fare un po’ di attività fisica che miri a ripristinare la funzione circolatoria, come la cyclette e l’aerobica.

Effetti collaterali e consigli

Dopo il trattamento di mesoterapia sulla pelle potrebbero presentarsi delle lesioni solide di colore rossastro percepibili al tatto, chiamate pomfi. Si manifestano perché l’ago, anche se molto sottile, rompe i vasi ma, per fortuna scompaiono dopo poche ore. La mesoterapia potrebbe causare anche delle ecchimosi che vanno trattate con un po’ di ghiaccio. I dottori sconsigliano questa tecnica a coloro che soffrono di diabete, patologie cardiache e nel caso di malattie infettive come l’HIV. Sconsigliata anche per le donne in gravidanza o in fase di allattamento.

La mesoterapia è una tecnica che viene praticata solo ed esclusivamente da medici specializzati, in una struttura sanitaria certificata. Stare assolutamente lontani dai centri estetici che propongono questo tipo di terapie mediche.

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Rimozione inestetismi cutanei

Sentirsi bene con il tuo corpo e la tua immagine è fondamentale per migliorare la tua autostima e la sicurezza. Così facendo anche gli altri si accorgeranno del tuo benessere. Tuttavia possono essere presenti degli inestetismi cutanei che possono farti sentire fragile, vulnerabile e non a tuo agio in diverse situazioni. Fortunatamente al giorno d’oggi esistono diversi metodi per la rimozione degli inestetismi cutanei al fine di farti trovare la felicità.

Gli inestetismi cutanei, cosa sono?

Sono conosciuti e individuati come inestetismi cutanei gli angiomi, la couperose, i capillari a vista di gambe e viso, le macchie solari o lentiggini senili e anche le cicatrici e i tatuaggi non più desiderati.

Se tu dovessi soffrire di uno di questi inestetismi cutanei o trovarti con macchie solari, cicatrici e tatuaggi che limitano molto il tuo modo di vestire e abbigliarti, allora devi sapere che esiste la possibilità di rimuoverli.

Tuttavia, è bene ricordare di affidarsi sempre ad un esperto, come la dottoressa Marialuisa Pozzi, specializzata in dermatologia che effettua visite su appuntamento al fine di studiare ogni singolo caso e procedere eventualmente alla rimozione.

I metodi utilizzati per la rimozione degli inestetismi cutanei

Al giorno d’oggi la medicina ha avuto l’opportunità di evolversi e di affidarsi a strumentazione e macchinari sempre più all’avanguardia.

Proprio per tale motivo no ti devi stupire se sono presenti molti modi differenti per la rimozione degli inestetismi cutanei. In particolare, i metodi evidenziabili sono l’asportazione laser, l’asportazione chirurgica e la biopsia cutanea. Andando più nel dettaglio per quanto riguarda l’asportazione laser, questa è possibile effettuarla per tutti quegli inestetismi come nei, angiomi e cheratosi. L’asportazione laser dei nei si rende necessaria sia se l’inestetismo è posto in una zona del corpo non perfettamente tollerata dalla persona o quando il dermatologo, dopo una precedente mappatura dei nei, stabilisce che si rende necessaria l’asportazione.

Il trattamento non deve spaventare poiché risulta davvero rapido, non invasivo e indolore. Invece, parlando dell’asportazione laser degli angiomi, che sono dei tumori della pelle benigni spesso presenti nei bambini già dalla nascita, si può confermare che anche in questo caso la pratica è veloce.

Per quanto riguarda l’asportazione nei bambini, questa viene eseguita sotto consiglio del medico quando l’angioma è posto in una zona del corpo sfavorevole oppure è di dimensioni eccessive e non viene riassorbito. Si può confermare comunque che la laser terapia è un metodo altamente efficace per poter curare gli inestetismi della pelle e ha il vantaggio di non dover aggiungere medicazioni. Inoltre, i tempi di recupero da parte del paziente sono veloci e l’operazione si svolge ambulatorialmente.

La tecnologia laser prevede una terapia a contatto o una terapia a scansione a seconda dell’estensione della zona da trattare. Il meccanismo con cui agisce la laser terapia è molto semplice dal momento che eliminano l’inetetismo cutaneo grazie all’energia del raggio del laser.

Questa viene proiettata solo sulla zona da rimuovere lasciando intatti i tessuti circostanti. Infine, sempre utilizzando il laser si riesce a rimuovere anche le cheratosi.

Diverso è il discorso dell’asportazione laser chirurgica che si rende necessaria sia per i nei e sia per le macchie solari, le cicatrici, i tatuaggi, gli angiomi, le couperose e i capillari a vista del viso e delle gambe. Questa viene sempre decisa insieme al paziente dopo la visita con la dottoressa e permette di rimuovere con il minimo dell’invasività gli inestetismi cutanei.

Tutti gli interventi utilizzano metodologie e strumenti innovativi e all’avanguardia. Questa metodologia si preferisce ad esempio nel caso in cui si manifestasse un tumore della pelle che è quindi necessario rimuovere efficacemente. Infine la biopsia cutanea è un metodo che prevede l’asportazione di un’area minima di pelle con anestesia locale, utile per effettuare su di essa un esame istologico. Questo premette di avere una diagnosi sicura della lesione presa in esame. In questo caso l’intero inestetismo cutaneo o solo una parte viene prelevato esclusivamente dal dermatologo.

Come succede dopo la rimozione degli inestetismo cutanei?

Se il tuo caso necessita di una laser terapia allora puoi essere tranquillo che la seduta e l’operazione si svolge in maniera molto rapida e indolore.

In caso di nei, angiomi e cheratosi rimossi con il laser viene eseguita una breve anestesia locale sulla zona interessata e dopodiché si procede con il laser che non è assolutamente invasivo. Proprio per tale motivo la guarigione avviene nel corso dei giorni successivi e non si sente alcun dolore una volta che l’effetto dell’anestesia locale è terminata.

Ovviamente devi però applicare una crema consigliata dalla dottoressa al fine di proteggere la cicatrice temporanea lasciata dal laser.

Il discorso è differente nel caso in cui la dermatologa opta per il metodo della chirurgia. Anche questa operazione necessita dell’anestesia locale. Tuttavia è bene essere tranquilli sul fatto che la porzione da rimuovere è solitamente molto limitata e non estesa. Questo fatto significa che la pratica risulta veloce e indolore. Essendo però un’operazione chirurgica è necessario adoperare i punti di sutura che verranno rimossi dopo poco tempo. Per questo motivo è importante adoperare nel periodo post operatorio una crema apposita che curi la cicatrice.

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biopsia cutanea

Biopsia cutanea dermatologica, come funziona?

Quando sulla tua pelle noti qualche imperfezione che non avevi mai riscontrato, è una buona idea sottoporla alla visione di uno specialista affinché possa valutarne natura e pericolosità con una biopsia cutanea dermatologica.

Perché è importante la biopsia cutanea dermatologica?

Le biopsie cutanee sono una parte importante di una diagnosi. Ad esempio, è l’unico modo per un medico per confermare e determinare la gravità di un melanoma ovvero il tipo più grave di cancro della pelle. Una biopsia può anche confermare che un tumore della pelle sia benigno, oppure serve per diagnosticare delle semplici condizioni infiammatorie come ad esempio un’eruzione cutanea correlata ad un farmaco specifico per gli eczemi.

L’asportazione di un lembo piccolissimo di pelle interessata dall’anomala imperfezione è ciò che serve ad un dermatologo per diagnosticarne causa ed eventuali cure. In riferimento a ciò, ecco l’elenco completo di tutti i passaggi necessari per portare a buon fine la diagnosi. I pazienti in genere consultano i dermatologi per molteplici ragioni, inclusa la preoccupazione per una particolare lesione sulla pelle o il peggioramento di un’eruzione cutanea.

Inoltre quelli a rischio di cancro hanno bisogno di sottoporsi ad esami cutanei totali ed eseguiti a intervalli regolari. A volte un paziente può essere indirizzato ad un dermatologo da parte di un medico di base per una competenza più specializzata.

Se hai problemi di pelle il tuo dermatologo lo valuterà durante una visita, facendoti delle domande per sapere da quanto tempo è presente. A seguito di ciò il professionista può poi optare per la suddetta biopsia cutanea dermatologica in base a dei criteri ben delineati. A questo punto è doveroso approfondire il discorso cercando di saperne di più sulla biopsia cutanea.

Per iniziare diciamo subito che questi tipi di esami della pelle comunemente vengono eseguiti in regime ambulatoriale, e dopo aver esaminato l’eruzione cutanea o una lesione al paziente vengono poste domande sulla sua storia. Il dermatologo quindi determina se è necessaria una biopsia cutanea. Nel caso di un’eruzione cutanea viene scelta una lesione fresca ma ben sviluppata, e se è possibile in una zona che non crei problemi estetici. Dopo un esame cutaneo totale, le lesioni più preoccupanti vengono sottoposte a biopsia che può essere eseguita una o due settimane più tardi se la condizione della pelle non è considerata grave o pericolosa per la vita.

L’intervento di biopsia cutanea dermatologica

Il dermatologo prima di iniziare il prelievo di un lembo di pelle provvede ad un’accurata pulizia nella zona interessata, e di solito si utilizzano delle soluzioni fisiologiche atte a svolgere anche un’azione disinfettante. Nell’area della biopsia viene poi iniettato un anestetico come ad esempio la lidocaina allo scopo di intorpidire la zona e con un ago molto sottile. La soluzione di lidocaina contiene spesso adrenalina (per ridurre il sanguinamento) e bicarbonato di sodio (per sminuire la sensazione di bruciore).

Il paziente sentirà quindi soltanto un leggero pizzico dell’ago e un brevissimo bruciore conseguenza proprio dell’anestetico iniettato. Una sensazione di pressione può tuttavia verificarsi anche quando l’anestesia locale viene iniettata in un’area relativamente tesa della pelle, come ad esempio le dita delle mani o dei piedi. Se il paziente è preoccupato per quanto riguarda l’iniezione, un anestetico topico può essere applicato da una a due ore prima della procedura per ridurre i suddetti dolori associati.

Il tipo di biopsia di cui un paziente ha bisogno è determinato dalla dimensione e dalla posizione della lesione, dalla profondità in cui si trova e dalle informazioni ricercate sulla base delle diagnosi più probabili. L’esperienza del dermatologo è fondamentale per prendere tale decisione. A questo punto è importante sapere che i tipi di biopsie cutanee dermatologiche si possono sintetizzare in tre metodi diversi:

  • La saucerizzazione: si tratta di una tecnica che viene eseguita se il dermatologo prevede che la malattia o il tumore si estenda nel derma superiore o medio.
  • La biopsia del punzone: è una tecnica che coinvolge una lama circolare che assomiglia a un cutter per il taglio dei biscotti che entra nella pelle con un leggero movimento di rotazione.
  • La biopsia escissionale: viene eseguita quando si pensa che la malattia o il tumore coinvolgano il derma più profondo e forse il grasso sottocutaneo.
  • La biopsia incisionale: a volte il tumore è troppo grande per essere rimosso nella sua interezza per cui una biopsia parziale conosciuta in gergo come incisionale è quella più appropriata.

Il post biopsia cutanea dermatologica

Dopo la biopsia cutanea a casa dovresti prenderti cura della zona trattata. Per accelerare la guarigione, è infatti necessario mantenere umido il sito bioptico applicando un unguento che prevenga la formazione di croste e minimizzi le cicatrici. Un piccolo cerchio di rossore è tuttavia comunemente presente sul bordo ma febbre, brividi, pus o altri dolori significativi possono essere segni di un’infezione anche se si tratta di casi molto rari.

La durata della guarigione varia e dipende dalle dimensioni e dalla profondità della biopsia, dal sito anatomico (la faccia guarisce molto più velocemente della caviglia) e da eventuali condizioni mediche di base che potresti avere. La maggior parte dei tratti cutanei sottoposti a biopsia guarisce entro 2 o 3 settimane.

Il professionista dopo aver ottemperato alla rimozione del lembo di pelle con una delle tecniche di biopsia cutanea dermatologica da lui ritenuta più congeniale, lo invia in un laboratorio di dermatopatologia i cui tecnici specializzati elaborano il tessuto con estrema cura in modo da ottenere la massima informazione.

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Caduta dei capelli, che cos’è la tricologia.

La tricologia è la scienza che studia la caduta dei capelli, e il tricologo è un esperto che può esaminarli e favorirne la crescita oltre che migliorarne le condizioni.

Abbiamo visto molte pubblicità che mostrano modelle con immense chiome di capelli che sembrano quasi impossibili averle, ma tuttavia un tricologo dall’alto della sua esperienza nel settore potrebbe essere in grado di contrastare la caduta dei capelli e farli raggiungere il loro pieno potenziale in modo che sarai anche tu orgogliosa di mostrarli.

Chi è lo specialista per la caduta dei capelli?

La tricologia è una branca della medicina che rientra nel settore dermatologico ed è una scienza specifica per capelli e cuoio capelluto. Un tricologo esamina i problemi di caduta dei capelli in modo olistico valutando i clienti sulla base della loro anamnesi, in relazione allo stile di vita che conducono, ai fattori genetici e alle condizioni ambientali in cui vivono.

Sulla base di queste informazioni un tricologo è in grado di suggerire trattamenti personalizzati, fornire consigli nutrizionali e raccomandare cambiamenti nello stile di vita per migliorare la salute e l’aspetto dei capelli e del cuoio capelluto. Varie malattie e condizioni di salute possono essere la causa della caduta dei capelli come ad esempio infezioni fungine o tigna, e quest’ultima in genere si manifesta con un’eruzione cutanea pruriginosa e con conseguente perdita di capelli.

Per diagnosticare correttamente un’infezione fungina, un dermatologo dovrà esaminare microscopicamente i raschiati della pelle. Se viene diagnosticata la suddetta tigna, sarà prescritto un farmaco antifungino orale o topico.

A margine va sottolineato che per far crescere correttamente i capelli, è necessaria una ghiandola tiroidea sana per produrre la giusta quantità di ormoni. Da ciò si evince che l’ipertiroidismo (una tiroide iperattiva) o l’ipotiroidismo (una tiroide non attiva) possono causare problemi ai capelli.

La presenza di una disfunzione tiroidea è dunque una patologia che il tricologo prende in considerazione quando si tratta di stilare un piano di trattamento per contrastare la caduta dei capelli.

Quali esami fare per la caduta dei capelli?

Un tricologo competente lavora a stretto contatto con il paziente, per scoprire se vi siano problemi medici associati alla caduta dei capelli. Inoltre questo specialista dermatologo è in grado di entrare veramente in empatia con te.

Lui o lei dovrebbe anche trascorrere del tempo con il tricologo, che ti consiglierà su come affrontare al meglio il regime di trattamento a cui intende sottoporti. Dopo questa ulteriore premessa vediamo a quali esami ti sottoporrà il professionista per contrastare la caduta dei capelli.

Il tricologo esaminerà il tuo cuoio capelluto per scoprire qualsiasi condizione sia presente che possa impedire ai capelli di crescere sani e lunghi. Un cuoio capelluto non sano, può infatti impedire ai capelli di crescere bene insieme anche ad altri fattori.

Il tricologo cerca di identificare i problemi verificando ad esempio se c’è forfora, un eccesso di sebo oppure condizioni batteriche che possono portare a gravi danni o alla mancanza di crescita dei tuoi capelli.

Danni quotidiani attraverso il lavaggio, l’asciugatura e lo styling in particolare con apparecchi termici come piastre, bigodini e asciugacapelli, possono rendere i capelli fragili, sottili e danneggiati.

Anche l’uso del tipo sbagliato di pettine può causare danni irreparabili ai follicoli piliferi. Non curare correttamente il cuoio capelluto può portare a problemi come la psoriasi o la follicolite, e quest’ultima può causare infiammazione della pelle con conseguenti grandi quantità di perdita di capelli oltre il normale limite giornaliero.

Come interviene un tricologo per la caduta dei capelli?

Il tricologo valuterà i tuoi bisogni misurando l’idratazione del tuo corpo, il pH e i livelli di sebo e stilerà un piano per trattare il cuoio capelluto compresi i rimedi per la ricrescita.

I farmaci topici e le terapie a raggi ultravioletti ed infrarossi, possono anche riparare un cuoio capelluto danneggiato il che porta a una crescita dei capelli più sana e rapida. Il tricologo seguirà quindi costantemente il progresso della crescita dei tuoi capelli per assicurarsi che il trattamento funzioni efficacemente nel tempo, ed eventualmente apportare alcune modiche se considerate necessarie.

Se il tuo cuoio capelluto appare sano ma hai problemi a far crescere i capelli, il tuo tricologo potrebbe anche evidenziare altre patologie che dovresti quindi prendere in considerazione.

Fattori come la dieta possono infatti giocare un ruolo importante, per cui le vitamine e minerali sono tra l’altro essenziali per avere una buona crescita ed una conseguente chioma folta.

Anche le condizioni autoimmuni possono essere la causa di caduta dei capelli o di una mancata ricrescita. ll tuo tricologo può eseguire esami del sangue e fare una valutazione fisica completa per stabilire se hai una condizione di base che influisce sulla salute dei capelli e del cuoio capelluto.

Il tuo tricologo potrebbe anche consigliarti delle terapie aggiuntive specifiche per la riduzione dei livelli di stress. L’eccesso infatti può essere dannoso per tutto il corpo compresi i tuoi capelli.

In tal caso esercizi per alleviarlo o altre tecniche mediche possono far aumentare i livelli di cortisolo riducendo conseguentemente lo stress, ed infine incrementare la crescita dei capelli come nelle tue intenzioni e con somma soddisfazione da parte del professionista stesso.

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Biorivitalizzazione per la tua pelle come funziona?

La biorivitalizzazione è un tipo di terapia che prevede l’iniezione di sostanze naturali nella maggior parte dello strato metabolicamente attivo della pelle.

La biorivitalizzazione è costituita da più microiniezioni intracutanee (sotto e all’interno della pelle) – che può essere eseguita eventualmente in anestesia locale o topica

Questa è una delle procedure più popolari che oggi si possono praticare negli studi medici dei paesi più industrializzati. Premesso ciò, se ti poni la domanda per quali problemi di pelle è ideale la biorivitalizzazione? La risposta non è difficile da fornirti, anche se per capire come funziona ci sono alcune nozioni che vale la pena approfondire.

La biorivitalizzazione per una pelle più sana e bella

La rivitalizzazione biologica fornisce una sostanza idratante naturale presente nella cute e che è chiamata acido ialuronico.

La procedura aiuta a ripristinare l’equilibrio idrico, tende a far aumentare l’elasticità e la compattezza della pelle, e a migliorarne il colore e l’aspetto.

Questa opzione consente tra l’altro di ridurre le rughe, di fornire più tono alla pelle e di levigarla. La biorivitalizzazione è costituita da più microiniezioni intracutanee (sotto e all’interno della pelle) in anestesia locale o topica.

Secondo degli studi clinici bisogna fare 3 iniezioni a 2-4 settimane di distanza, e il risultato è visibile già dopo la terza seduta dal dermatologo.

Alla fine il colore della pelle appare più uniforme e le piccole rughe scompaiono, specialmente in zone difficili come sul contorno occhi, la zona labiale e intorno alla bocca.

Come agisce la biorivitalizzazione sulla pelle

La nostra pelle ha una bellissima capacità di guarire se stessa, purché vengano create le condizioni ottimali. Mentre invecchiamo o la danneggiamo (sole, infiammazioni ecc.) perde la sostanza idratante naturale chiamata acido ialuronico.

Oltre a utilizzarlo in sieri e maschere sulla superficie della pelle, il medico dermatologo può iniettare un ingrediente simile all’interno, spesso in combinazione con altri farmaci di vari gradi terapeutici.

A differenza della maggior parte dei metodi dannosi come il laser o la bruciatura da acido, la biorivitalizzazione fornisce le migliori condizioni affinché la pelle si ripari producendo di nuovo acido ialuronico, peptidi e vitamine nella maggior parte degli strati metabolicamente attivi.

La tecnica della biorivitalizzazione sta producendo risultati molto più rapidi ed efficaci, ed è per questo motivo che molte persone la scelgono per rivitalizzare la loro pelle.

Inoltre, svolge un ruolo antinvecchiamento a lungo termine consegnando sostanze nutritive nello strato più attivo e per la riparazione di parti sensibilmente danneggiate.

Tale stimolazione naturale non dannosa della struttura del collagene e dell’elastina della pelle, ti consente quindi di raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo.

Quali sono le tecniche di biorivitalizzazione

La procedura di biorivitalizzazione è possibile effettuarla in qualsiasi periodo dell’anno; infatti, è ideale per i danni del sole ultravioletto quindi praticabile prima dell’estate per preparare la pelle alla futura esposizione ai raggi solari, e dopo per recuperare le parti danneggiate e per lavare i pigmenti sottoposti a stress.

Un dermatologo di alto livello professionale è sicuramente l’opzione migliore per essere sicuri che il trattamento vada a buon fine e sortisca l’effetto desiderato.

Le varie tecniche di iniezione contribuiscono a seconda dei casi a garantire stabilità e omogeneità alla pelle, consentendogli nel contempo di avere maggiore morbidezza ed elasticità, e tra le tante ne citiamo cinque tra quelle più comuni.

  • La prima tecnica di biorivitalizzazione è quella di tipo lineare che viene eseguita utilizzando un ago da 27 G (0,4 × 1,3 mm) che va posizionato in un punto (parallelo alla pelle) a 2-3 mm di profondità nel derma. La smussatura dell’ago è rivolta verso l’alto, e arriva fino alla pelle lungo una piega.
  • La seconda tecnica di biorivitalizzazione è la cosiddetta a ventaglio, che è molto simile alla prima ma con la differenza che dopo l’iniezione l’ago non viene completamente estratto bensì girato all’interno della pelle ad angolo acuto, prima di fare altri 2-3 movimenti con un inserimento retrogrado del prodotto nel derma. Questa mossa assomiglia vagamente a quella di un ventaglio, quindi ecco il perché del nome che gli è stato attribuito.
  • La terza tecnica di biorivitalizzazione è quella che in gergo viene definita a tratteggio incrociato. Una serie di iniezioni lineari parallele (distanti tra 5 e 10 mm) è seguita da una seconda perpendicolare alle linee che si presentano. Questa tecnica crea un riempimento omogeneo nelle aree maggiormente depresse della pelle.
  • La quarta tecnica di biorivitalizzazione e del tipo multi – puntura e consiste nella somministrazione di più iniezioni accanto alla ruga. L’ago viene in tal caso inserito a 2-3 mm in profondità e ad angolo acuto. La tecnica multi – puntura viene particolarmente utilizzata nel trattamento superficiale delle rughe.
  • La quinta tecnica di biorivitalizzazione è in pratica una versione modificata della multi-puntura, e viene tipicamente utilizzata per la correzione di labbra, mento e zigomi. Il volume del riempitivo somministrato di solito è di 0,1-0,2 mm per la correzione delle labbra, e che viene iniettato nel sottomucoso.

Se dunque la pelle del tuo viso indipendentemente dalla zona necessita di una biorivitalizzazione, da come si evince in base a quanto sin qui descritto hai svariate opzioni su cui puntare.

Per questo motivo non ti resta che fissare un appuntamento presso lo studio del tuo dermatologo di fiducia, e pianificare un colloquio costruttivo sul tema con il relativo piano d’intervento.

 

 

 

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Come trattare il grasso localizzato con iniezioni?

La presenza di depositi di grasso sottocutaneo non è solo un problema estetico ma anche di salute. Recenti ricerche (Divisione di Medicina Geriatrica, Università degli Studi, Verona) hanno dimostrato che il tessuto adiposo è “un complesso organo endocrino in grado di secernere numerose molecole, chiamate nel loro insieme adipochine, con molteplici azioni a livello locale e sistemico”.

Queste molecole sarebbero responsabili della creazione di numerosi stati infiammatori con conseguenze dannose per la nostra salute. Del resto, anche agli sguardi più inesperti, non sfugge l’aspetto disorganizzato della cute in caso di presenza di grasso localizzato.

Tra gli effetti collaterali vi è anche la formazione di cellulite e pelle a buccia d’arancia.

Come funzione una cellula di grasso

Una cellula adiposa, ha un compito preciso all’interno del sistema connettivo ed è programmata per sintetizzare e accumulare lipidi.
Se, da un lato, questa funzione è stata progettata per creare scorte utili in caso di scarsità di cibo, e protezione dal freddo, condizioni superate migliaia di anni fa’, dall’altro quando viene esercitata senza controllo e il bilancio tra accumulo e consumo è sempre in positivo, si ottiene il risultato di creare grandi quantità di grasso in eccesso.

Come trattare il grasso localizzato

Alla base di risultati reali nella lotta al grasso localizzato, c’è sempre uno stile di vita corretto e un’alimentazione equilibrata. Quando si parla di stile di vita corretto, ci si riferisce al praticare attività fisica, anche le camminate vanno bene purché fatte con frequenza e ad un ritmo leggermente sostenuto, all’evitare il consumo di sostanze dannose per l’organismo, al bere tanta acqua e ad avere un ritmo regolare di sonno e veglia.

Fatta questa doverosa premessa, ognuno ha la propria storia fatta di vittorie e sconfitte nella lotta continua al grasso localizzato.

Abbiamo parlato del grasso e della sua formazione. Quello che ci interessa maggiormente è però la sua distruzione.

Negli anni, la chirurgia plastica e la medicina estetica hanno fatto passi da gigante introducendo numerose tecniche di asportazione o distruzione del grasso localizzato. Resta di fondo una sostanziale differenza tra i due approcci.

L’approccio chirurgico comporta sempre interventi invasivisi, effettuati in sale operatorie o ambulatori medici attrezzati, con la presenza di medici chirurghi ed anestesisti. I recuperi dopo gli interventi di liposuzione sotto piuttosto lunghi ed è necessario indossare guaine contenitive e trattare la cute con prodotti specifici.

La medicina estetica offre soluzioni meno invasive con tempi di recupero ridotti se non addirittura nulli. La medicina estetica è quasi sempre una buona soluzione fatta eccezione per i casi gravi o singolari, per i quali alcuni trattamenti potrebbero risultare inefficaci.

Tra i più popolari e richiesti interventi di medicina estetica per combattere il grasso localizzato, ci sono le iniezioni lipolitiche.

Le iniezioni lipolitiche

Iniezioni lipolitiche significa iniezioni sciogli grasso. Si tratta di interventi mirati a colpire le cellule adipose e iniettare sostanze in grado di causare lo scioglimento del grasso contenuto al loro interno.

Rispetto ad altri metodi hanno il vantaggio di intervenire in modo selettivo senza disperdere il trattamento in aree non interessate.
Agiscono velocemente perché il medicinale penetra direttamente nella cellula di grasso e il principio attivo entra immediatamente in funzione.

Ma quali sostanze sono in grado generare lo scioglimento del grasso localizzato?

I prodotti delle iniezioni sciogli grasso

Tra i recenti ritrovati in campo medico per ottenere risultati nell’azione di contrasto al grasso localizzato, ci sono due sostanze che mantengono il primato nei trattamenti di medicina estetica:

  • la fosfatidilcolina;
    l’aqualix.

Fosfatidilcolina

La fosfatidilcolina, è un fosfolipide presente nel corpo umano ed anche in alcuni alimenti come la soia dalla quale, generalmente, viene ricavata per la produzione dei farmaci impiegati nei trattamenti estetici.
Questa sostanza ha la proprietà di rendere solubile il grasso contenuto negli adipociti riducendone gradualmente il volume.

I trattamenti consistono in iniezioni sottocutanee localizzate e generalmente vanno effettuate 4 o 5 sedute di frequenza mensile.

Vantaggi

  • il trattamento è localizzato e non eccessivamente invasivo;
  • non necessità di lunghi periodi di recupero come agli interventi di chirurgia plastica;
  • gli effetti sono immediati.

Svantaggi

  • qualche paziente lamenta un leggero senso di bruciore;
  • la cute, dopo il trattamento, può presentare edemi per un breve periodo;
  • rari casi di intolleranza ai principi attivi.

Aqualyx

Aqualix è una soluzione alternativa alla fosfatidilcolina. Si tratta di una soluzione gelatinosa a base di diversi principi attivi che si inietta con una specifica tecnica di intralipoterapia.

Il trattamento può essere effettuato solo ed esclusivamente da medici autorizzati a praticare questo tipo di tecnica che è leggermente invasiva.

L’azione è concentrata e si concretizza nello scioglimento del grasso contenuto nella cellula adiposa.

I trattamenti consistono in iniezioni sottocutanee localizzate e generalmente vanno effettuate dalle 4 alle 10 sedute di frequenza all’incirca mensile.

Vantaggi

  • il trattamento è localizzato non eccessivamente invasivo;
  • non necessità di lunghi periodi di recupero come gli interventi di chirurgia estetica;
  • gli effetti sono immediati;
  • è efficace in casi più gravi dove non si ottengono risultati con la fosfatidilcolina

Svantaggi

  • qualche paziente lamenta un leggero senso di bruciore;
  • la cute, dopo il trattamento, può presentare edemi per un breve periodo;
  • rari casi di intolleranza ai principi attivi.

Conclusione

Trattare il grasso localizzato con iniezioni lipolitiche è una tecnica che negli anni si è dimostrata efficace non solo nel contrastare il problema ma, i pazienti che l’hanno sperimentata, riferiscono di effetti duraturi nel tempo.

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