Maria Luisa Pozzi - MioDottore.it

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Filler o Botulino. Qual è la scelta migliore?

Sia che si utilizzi un filler a base di acido ialuronico, sia che si opti per il botox, ognuno di noi ha il desiderio di correggere quei piccoli inestetismi della pelle del viso che sopraggiungono con il passare del tempo e con l’avanzare dell’età.

È del tutto normale e lecito guardarsi allo specchio e desiderare di avere un aspetto più giovanile, e se ci si rivolge ad un dermatologo o a un chirurgo per eliminare questi piccoli difetti non c’è da vergognarsi.

L’unica raccomandazione è quella di rivolgersi sempre a medici e centri specializzati per questo tipo di interventi, assicurarsi che siano presenti le migliori attrezzature e macchinari all’avanguardia ed essere sicuri che vengano rispettati standard di sicurezza elevati.

Le terapie a base di filler o botox sono entrambe sicure ed efficaci nel contrastare gli inevitabili segni del tempo sul nostro viso. Molte volte, però, si rischia di confondere queste due metodologie: in realtà, oltre che essere due sostanze completamente diverse, vanno a risolvere problematiche differenti.

LE DIFFERENZE TRA FILLER E BOTOX

Il botox è il termine comune con cui andiamo a definire quegli interventi che prevedono l’iniezione della “tossina botulinica”, ossia una proteina neurotossica generata da una classe specifica di batteri.

Il “Botox” o botulino si utilizza prevalentemente per prevenire l’invecchiamento della pelle e quindi la comparsa di rughe. Tramite questa tossina viene diminuita l’attività muscolare nei punti in cui viene iniettata, rallentando quindi la comparsa delle rughe.

Pochi sanno che il botox viene anche utilizzato in casi di strabismo o problemi muscolari. Essendo un intervento delicato, uno dei rischi del ricorrere ad un rimedio fai da te o a uno specialista poco professionale è quello di “bloccare” le espressioni facciali.

Il filler invece contiene acido ialuronico, una sostanza naturalmente presente nel nostro corpo. Questo sistema agisce in maniera diametralmente opposta al botulino, ossia riempiendo e rimpolpando le rughe già presenti sul viso proprio laddove la pelle ha perso la sua naturale elasticità, stimolando la produzione di collagene. Il Filler viene utilizzato anche in tanti altri contesti e per diverse esigenze, non solo per le rughe.

Negli ultimi anni si è notato un netto aumento di under 30 che si rivolgono a medici e chirurghi per rimpolpare labbra, modificarne il contorno, aumentarne il volume. Infatti, una delle applicazioni più comuni dell’acido ialuronico è proprio sulle labbra.

Si tratta di un intervento veloce, semplice, non invasivo e soprattutto reversibile, a differenza delle vecchie operazioni con iniezioni a base di silicone.
Oltre che per migliorare le labbra, il filler viene usato anche per “livellare” il profilo del naso, rimpolpare il volume dei glutei o correggere altre imperfezioni del viso.

In linea generale possiamo affermare che mentre il botulino viene usato per correggere le rughe di espressione (occhi, zampe di gallina, fronte), il filler viene prediletto per la zona inferiore del viso, quindi per quelle rughe che compaiono tra naso e labbra, sulla guancia o lungo la mandibola.

Entrambi i metodi però contribuiscono in maniera efficace a ringiovanire il proprio viso e il proprio aspetto.

COME SI EFFETTUANO

Con la terapia a base di botox la tossina viene iniettata in piccole dosi nella zona di interesse e l’effetto è visibile dopo la prima settimana per una durata fino a sei mesi. È un intervento che si sconsiglia ai minori di 18 anni ed alle donne in gravidanza.

Il filler invece consiste nell’iniezione di acido ialuronico nelle zone interessate, l’effetto è immediato e può durare dai due mesi fino ad un anno in base anche al tipo di operazione svolta.

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Dermatite atopica, seborroica o da contatto: cosa sono, come riconoscerle e come curarle

Le varie forme di dermatite atopica, seborroica o da contatto

La dermatite ha varie forme tra cui quella atopica, seborroica e da contatto.
Si tratta di quelle più diffuse che possono interessare gli adulti, in particolare tra i 30 e i 60 anni, e i bambini, nei quali viene identificata come “crosta lattea” sul cuoio capelluto.

Le cause delle 3 forme di dermatite non sono ancora state identificate con certezza, ma si pensa che si tratti di un abbassamento delle difese immunitarie, corrispondente a periodi di forte stress e stanchezza psicofisica.

Questo tipo di infiammazioni della pelle hanno periodi di latenza e altri in cui si ripresentano anche in forma aggressiva, in particolare nei mesi più freddi.
Vediamo nel particolare in cosa consistono la dermatite atopica, seborroica e da contatto, come fare per riconoscerle e quali sono le cure.

 

La dermatite atopica e seborroica

La dermatite atopica è, come accennato, un’infiammazione della pelle che si manifesta in modo improvviso con rossore e prurito localizzato soprattutto su mani, gomiti, piedi, ginocchia, ascelle, collo, viso, specie intorno alla zona oculare e torace.

Negli adulti come nei bambini provoca prurito più o meno insistente e, proprio la tendenza a grattarsi, può provocare vere e proprie ferite a seguito delle quali possono formarsi delle croste.

In questo modo si innesca un circolo vizioso che può portare, nei casi gravi, all’infezione delle ferite, che richiedono una terapia antibiotica.

Le pelle soggetta a dermatite atopica tende a inspessirsi e questo, specie nelle zone visibili come il viso, crea disagio e problemi nella vita relazionale.

La dermatite atopica, oltre che per il prurito, si riconosce per la comparsa di chiazze arrossate e pelle secca, sulla quale si possono formare delle vescicole e delle croste.

Se sei affetto da dermatite atopica potresti grattarti soprattutto durante la notte.
Una cura definitiva per questa infiammazione della pelle non esiste, ma si possono assumere alcuni farmaci ed evitare dei comportamenti che possono scatenarla o peggiorarla.

Tra questi è meglio non lavarsi troppo di frequente con detergenti e spugne aggressive e asciugarsi tamponando la cute e non sfregandola.

Bisogna evitare di applicare creme idratanti e profumate e prediligere indumenti realizzati con tessuti naturali e non sintetici. L’esposizione al sole può giovare in alcuni casi, ma non potendo usare creme solari, è meglio evitare le ore centrali della giornata.

Il dermatologo, in base alla gravità della dermatite atopica può prescrivere creme lenitive e a base di cortisonici, ma solo per brevi periodi.
La dermatite seborroica si manifesta con un’infiammazione delle zone dove sono presenti ghiandole sebacee: viso, in particolare la parte superiore delle narici, dietro le orecchie, l’arcata sopraccigliare, il cuoio capelluto, le ascelle e l’inguine.

Si riconosce dal rossore e dall’infiammazione che provoca un’iperproduzione di sebo.
La pelle quindi appare lucida, untuosa e a squame.
Nei bambini si manifesta con la crosta lattea, mentre negli adulti con un eccesso di forfora e capelli grassi. Non può comunque provocarne la caduta.

Anche in questo caso il sintomo più comune è il prurito associato al dolore, causato dalla formazione delle croste.
In corrispondenza delle pieghe della pelle si possono creare abrasioni e ferite, che arrivano anche a sanguinare e a essere maleodoranti, in particolare nelle persone in sovrappeso o obese.
Anche in questo caso sarà il dermatologo a definire la terapia curativa per evitare infezioni fungine, micotiche o batteriche. In alcuni casi gravi, oltre agli antibiotici, potrebbero essere necessari cortisonici sia topici che per via orale.

La dermatite da contatto

La dermatite da contatto trova origine nel contatto con sostanze chimiche o ambientali, alla quale l’organismo risponde con uno stato infiammatorio.
Si distingue in 2 forme:

1) la dermatite allergica da contatto;
2) la dermatite irritativa da contatto.

La dermatite allergica da contatto è provocata dall’esposizione a una sostanza irritante per un periodo prolungato, che il sistema immunitario riconosce come “estranea” e alla quale reagisce con un’infiammazione cutanea.

È il caso, ad esempio, delle persone allergiche a metalli come il nichel, oppure ad alcuni cosmetici e profumi, fino alle tinte per capelli.
Questa infiammazione cutanea ha sempre una manifestazione acuta e si riconosce dall’arrossamento, dal prurito più o meno insistente e dalle vescicole.
Se il contatto è prolungato la pelle può diventare molto secca, con presenza di bolle e croste.
La dermatite irritativa da contatto è la forma più comune, dato che molte persone hanno spesso a che fare, anche a causa del proprio lavoro, con sostanze molto irritanti o composti chimici.

Riconoscere entrambe le forme di dermatite da contatto non è scontato e per questo sono necessarie delle prove allergiche con il patch test.

Il patch test si effettua applicando cerotti che contengono una minima quantità della sostanza per cui si sospetta un’allergia. Se dopo circa 48 ore si manifesta irritazione in corrispondenza di uno o più cerotti, si viene a conoscenza della sostanza che ha provocato l’infiammazione.

La cura consiste nell’applicazione di pomate a base di steroidi e, nel caso di essudazione, anche antisettici. Per alcuni soggetti può essere utile la somministrazione di antistaminici, mentre se si tratta di una forma cronica aggressiva, il dermatologo può prescrivere farmaci immunosoppressori e corticosteroidi.

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Psoriasi: il sole fa bene?

Cos’è la psoriasi

La psoriasi è una patologia che viene scatenata da cause infiammatorie ed è spesso causata da una predisposizione genetica; tuttavia, ci sono proprio dei fattori scatenanti che potrebbero creare una reazione a catena fino alla dimostrazione della sintomatologia e possono essere dei traumi, dei farmaci e/o delle infezioni.

A livello tecnico, viene scatenata da una iperproliferazione nell’epiderma e nel derma dei cheratinociti e, in genere, colpisce le persone tra i sedici e i ventidue anni o quelle tra i cinquantasette e i sessant’anni, anche se in realtà potrebbe comparire a qualsiasi età.
Tuttavia, i dati fanno emergere che sono le persone bianche quelle più a rischio di contrarre questa patologia, anche se in generale ne è affetta tra l’1% e il 5% di tutta la popolazione mondiale.

Sintomatologia

Nella maggior parte dei casi, i sintomi sono legati alla comparsa di papule o lesioni a placche che possono essere anche molto spesso, oltre che pruriginose.
Le lesioni, generalmente, si possono manifestare sui gomiti, sulle ginocchia, sul cuoio capelluto, ai genitali e ai glutei.
Nella minor percentuale dei casi, la psoriasi può andare a colpire le articolazioni, erodendole.

Non è una patologia che ti può influenzare negativamente la tua salute fisica, ma può sicuramente cambiare la tua opinione rispetto all’immagine che vedi allo specchio; oltretutto, questo tipo di patologia costringe i pazienti a stare molto attenti all’igiene, mantenendo costantemente pulite le lenzuola e i capi d’abbigliamento, per non parlare del tempo da dedicare alla medicazione delle lesioni.

La psoriasi e il sole

Spesso, durante la stagione estiva, potresti riscontrare un regredire dei sintomi legati alla psoriasi e ciò dimostra come, effettivamente, l’esposizione ai raggi solari ti possa fare bene, anche se ciò non significa che tu possa prendere delle pause dai trattamenti, dato che ciò potrebbe portare solamente ad un peggioramento.

L’estate fa molto bene ai sintomi della psoriasi, dato che il sole può avere una grande azione antinfiammatoria, mentre il mare ne svolge una detta cheratolitica, molto importante per ridurre lo spessore delle placche; il binomio sole e mare, quindi, contribuisce a calmare il prurito provocato dalle lesioni e ne migliora notevolmente l’aspetto grazie anche alla rigenerazione della pelle, mediante l’eliminazione delle cellule morte.
Soltanto nella minor percentuale dei casi si può verificare un peggioramento, quindi è sempre bene che ti faccia visitare dal dermatologo per comprendere il tuo caso specifico.

Anche se il sole e il mare sono un toccasana per la psoriasi, non si può dire lo stesso del sudore, quindi l’importante è che tu indossi dei vestiti molto leggeri e che tu ponga molta attenzione a far rimanere la pelle sempre fresca e asciutta, evitando anche gli indumenti sintetici, le cui fibre possono fare attrito con le lesioni.

In ogni caso, è molto importante che tu resti sempre ben protetto dai pericoli del sole, per quanto bene possa fare alla tua patologia, dato che i raggi UV possono fare molti danni alla pelle; quindi, è sempre bene evitare le ore più calde, spalmare la crema solare con alto fattore di protezione e aspettare che questa venga assorbita dalla pelle prima di esporti e/o farti il bagno.

Al contrario dell’azione terapeutica del sole e del mare, devi stare molto attento per quanto riguarda i bagni in piscina, che sarebbe meglio evitare, data l’azione irritante che potrebbe provocare il cloro.

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Il botulino per un ringiovanimento del volto

Il botulino, chiamato anche Botox, è un trattamento efficace che aiuta a contrastare ed eliminare i segni che il tempo lascia sul viso: le rughe.

Si tratta di una tossina che viene introdotta nella pelle in determinate zone del volto, con l’obiettivo di migliorare il proprio aspetto rendendolo più giovanile, fresco e bello.

Questo tipo di tossina, generata da un batterio chiamato Costridium botulinum, viene usata per effettuare dei trattamenti estetici professionali in grado di rendere il viso giovane nonostante l’età avanzata.

Quando usare il botulino?

Il botulino è un rimedio efficace per eliminare la presenza di rughe di espressione, in particolare per queste tipologie:

  • i solchi verticali situate nella zona in mezzo alle sopracciglia;

 

  • le rughe naso-labiali;

 

  • quelle a zampe di gallina che tendono a formarsi vicino agli occhi, in particolare negli angoli;

 

  • le rughe orizzontali che si manifestano soprattutto sulla fronte;

 

  • le bande che si presentano nel corso del tempo sul collo

 

In più, il trattamento del botulino risulta efficace anche per eliminare anche altri tipi di rughe, come quelle che si manifestano intorno alle labbra, chiamate prelabiali. Anche se spesso non ce ne rendiamo conto, la nostra bocca è in continuo movimento, per parlare, sorridere o esprimere diverse emozioni. Questo, con il passare degli anni, tende a creare irrimediabilmente le rughe.

Il botulino non è in grado di risolvere il problema delle rughe causate dalla gravità, ma solo quelle di espressione, perché agisce sui muscoli che, anche inconsciamente, utilizziamo per la comunicazione non verbale.

Per alcune persone la presenza di rughe può creare una situazione di forte disagio psicologico, ed è soprattutto in questi casi che la cura viene somministrata.

Le iniezioni vengono somministrate all’interno dei muscoli che producono le espressioni facciali. Non lasciano alcun segno o cicatrice e, soprattutto, sono reversibili.

Come agisce il botulino?

Il botulino è un trattamento miorilassante, perché durante questa cura tutti i muscoli del viso si rilassano. Questo succede perché la tossina impedisce il rilascio dell’acetilcolina, sostanza chimica prodotta naturalmente dal nostro organismo che trasmette gli impulsi nervosi ai muscoli.

Agendo direttamente alla radice del problema, e cioè le contrazioni muscolari, il botulino distende le rughe di espressione, donando al paziente un aspetto disteso, rilassato e giovane.

Proprio perché il botulino agisce sui muscoli, provocandone il rilassamento, si tratta di un intervento completamente diverso dal filler, che invece riempie i solchi delle rughe.

La tossina botulinica viene utilizzata anche per altri interventi, come ad esempio la riduzione dell’iperidrosi, cioè la condizione per cui una persona suda eccessivamente, tipicamente sulle mani.

L’effetto delle iniezioni di botulino inizia a manifestarsi circa 4 giorni dopo e, di solito, dura dai 3 ai 6 mesi. Dopo questo lasso di tempo è possibile ripetere l’intervento.

Come funziona l’intervento

Prima di effettuare l’intervento, il medico vi chiederà se avete assunto dei farmaci recentemente. Questo perché l’interazione del botulino con alcuni tipi di farmaci potrebbe favorire la formazione di lividi nel post intervento. Infatti, nei giorni precedenti, bisogna evitare di assumere aspirina, farmaci antinfiammatori e alcol.

La durata dell’intervento varia, di solito, dai 10 ai 15 minuti, in base al numero di iniezioni che devono essere effettuate. Questo numero varia da paziente a paziente e in particolare in base agli obiettivi estetici che si vogliono raggiungere.

Le iniezioni vengono effettuate con delle microsiringhe, perciò si tratta di un’operazione poco invasiva e praticamente indolore. Grazie alla semplicità dell’intervento, non sono previsti tempi di degenza e si può subito ricominciare con la propria vita quotidiana.

L’unica cosa a cui bisogna stare attenti nei giorni subito successivi alle iniezioni, è evitare di strofinare il viso nelle zone interessate dall’intervento.

Effetti collaterali dell’intervento

Le iniezioni di botulino sono un trattamento semplice ed efficace, e, anche se le possibilità di avere controindicazioni sono molto basse, non sono esenti da eventuali rischi, che rimangono generalmente molto lievi.

Principalmente, infatti, si può incorrere in mal di testa, nausea, insonnia o secchezza oculare.

Come per l’interazione con qualsiasi altro tipo di farmaco, può succedere di essere allergici e avere quindi una reazione allergica, ma rimane comunque un’eventualità decisamente rara.

In ogni caso, è sempre meglio rivolgersi a dei professionisti del settore, che sappiano trattare i pazienti con riguardo e valutare tutta la loro storia clinica, al fine di scongiurare eventuali problematiche.

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Verruche filiformi: cosa c’è da sapere

Le verruche filiformi rappresentano una tipologia di verruca molto comune e si presentano sulla pelle come delle escrescenze che creano disagio e imbarazzo a chi compaiono.

Tendono a estendersi in lunghezza, per questa ragione sono considerate decisamente insopportabili da vedere, soprattutto sotto il punto di vista estetico.

Questo tipo di verruche non sono dannose sotto il piano salutare ma recano disagi a livello personale in quanto sono dei veri e propri inestetismi e mettono in imbarazzo tutti coloro che soffrono di questa problematica.

Verruche filiformi: cosa c’è da sapere

Le zone principali del corpo dove appaiono le verruche filiformi sono il viso e il collo.

Nella maggior parte dei casi le parti specifiche in cui compaiono le verruche filiformi sono le palpebre, il collo, le labbra e tutte le zone che risultano complicate da nascondere.

Si distinguono dalle verruche tradizionali in quanto crescono in maniera più rapida e violenta sulla pelle, estendendosi in lunghezza. Inoltre, tendono a moltiplicarsi velocemente.

Il virus HPV rappresenta il responsabile principale che consente la nascita e la formazione delle verruche filiformi sulla cute, in maniera particolare tali perfezioni sono causate dai gruppi HPV 1, 2, 4, 27 e 29.

Verruche filiformi: sintomi

Il sintomo principale della nascita delle verruche è il prurito che si avverte proprio dove si svilupperanno in seguito. La maggior parte dei pazienti non percepisce nessun campanello di allarme, perché la loro capacità di espansione è talmente veloce che non danno il tempo di rendersi conto di cosa stia accadendo.

In alcuni casi se si formano intorno o alla zona degli occhi creano problemi di sanguinamento per il semplice fatto che queste parti del viso sono decisamente delicate.

Sono rari i casi in cui sul viso o sul collo nasce una singola verruca filiforme. Quando ne compare una subito dopo se ne formano delle altre, riempiendo il viso in breve tempo.

Il contagio delle verruche filiformi avviene attraverso dei comportamenti scorretti, come ad esempio quella di usare l’asciugamano che ha utilizzato un’altra persona affetta dal Papilloma Virus. Tuttavia, non tutte le persone che si asciugano il viso o le altre zone del corpo contraggono il virus, a riscontrarlo velocemente spesso sono i soggetti che hanno le difese immunitarie basse.

I medici consigliano ai pazienti di non toccare qualsiasi tipologia di verruca una volta comparsa in quanto tendono a espandersi rapidamente in tutti i punti del corpo dopo averne toccata anche solo una.

Rimedi per eliminare le verruche filiformi

Per eliminare le verruche filiformi generalmente è consigliato applicare dei rimedi d’immunoterapia, perché attraverso questi trattamenti specifici si ha la possibilità di rimuoverle senza lasciare segni e cicatrici.

La soluzione viene iniettata in maniera diretta nella verruca o spalmata in superficie. L’obiettivo di queste terapie consiste nell’ottenere una risposta positiva dall’organismo.

Nei casi più complicati è necessario passare a dei metodi più aggressivi tra cui l’utilizzo dell’acido salicilico.

Come ultimo trattamento qualora tali soluzioni non dovessero bastare, dovranno essere applicati dei metodi chirurgici laser o crioterapia. Attraverso l’intervento chirurgico si ha la possibilità di ottenere dei benefici sia a livello salutare sia personale eliminando il virus in maniera completa e definitiva.

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Smagliature: trattamenti e rimedi

Tutto quello che c’è da sapere su trattamenti e rimedi per le smagliature

Le smagliature della pelle possono essere causate da diversi fattori e situazioni come un improvviso dimagrimento o la gravidanza: si tratta di un problema estetico che può comparire in qualsiasi parte del corpo ma che tuttavia puoi contrastare efficacemente con trattamenti e rimedi di vario genere.

Come e perchè si formano le smagliature

Da un punto di vista medico e scientifico le smagliature sono delle vere e proprie cicatrici cutanee causate dalla rottura delle fibre plastiche. In pratica la pelle perde la sua originale elasticità e non riesce a gestire ad esempio un’improvvisa perdita di peso.

Visivamente le puoi notare perché corrispondono a delle striature di diverse tonalità che si localizzano soprattutto in alcune parti del corpo principalmente femminile. Statisticamente le smagliature compaiono nella zona del seno, dei glutei, delle cosce, sui fianchi e sulla pancia.

Sono un problema estetico che riguarda molte donne ma che può essere efficacemente contrastato. La formazione della smagliatura avviene in virtù di un’eccessiva tensione del tessuto della pelle. Nello specifico la pelle va incontro a una prima fase infiammatoria che non è visibile se non attraverso una sensazione davvero minima di bruciore e di prurito.

L’infiammazione è la causa per cui il corpo smette di produrre delle fibre per mantenere inalterata la capacità elastica e quindi si avvia il processo di trasformazione della pelle che si allunga, dopo la fase infiammatoria c’è la cosiddetta fase rigenerativa ossia con la comparsa di striature che sono solitamente di colore rosso tendente al viola.

Da sottolineare che se ti accorgi prematuramente di questa condizione e soprattutto quando la striature sono ancora di colore rosso, i trattamenti possono dimostrarsi molto efficaci permettendoti di ottenere la completa guarigione. Infine c’è la fase di cicatrizzazione che prevede la formazione di nuove fibre elastiche che permetteranno alla pelle in quella determinata zona di rigenerarsi formando una cicatrice.

Purtroppo quando vai a intervenire in questa fase il trattamento non riesce completamente a eliminare l’inestetismo ma soltanto ad attenuarlo e il danno è irreversibile.

I rimedi base

Ci sono dei rimedi base che ti permettono di contrastare o meglio, prevenire, l’eventuale comparsa di smagliature in qualsiasi parte del tuo corpo. Innanzitutto devi porre particolare attenzione al tuo regime alimentare cercando di impostare una dieta ricca di vitamine A, E e C. Infatti si tratta di vitamine che stimolano la produzione di collagene e quindi migliorano la capacità elastica della pelle che difficilmente può andare incontro a una smagliatura.

Oltre al regime alimentare occorre anche avere altri accorgimenti, in primo luogo idratare costantemente la pelle. Il consiglio che possiamo dare è quello di bere circa 2 litri d’acqua al giorno. In aggiunta puoi anche utilizzare dei prodotti che ti garantiscono idratazione alla pelle come creme a base supernutrienti. Se a tutto questo abbini una media attività fisica settimanale, riuscirai ad avere un risultato importante in fase di prevenzione. Nello specifico l’attività fisica ti permette di mantenere un determinato tono muscolare in tutte le parti del corpo e contribuire a un livello di elasticità della pelle ottimale.

Trattamenti estetici per rimediare alle smagliature

La medicina estetica ti mette a disposizione alcuni importanti trattamenti che se effettuati con le tempistiche giuste consentono di guarire completamente la smagliatura senza lasciare alcuna traccia.

Ovviamente come già evidenziato in precedenza, se la smagliatura è già di colore bianco, l’unica cosa che è possibile fare è quella di attenuarla.

Un trattamento molto apprezzato è il needling. In pratica si tratta di una stimolazione meccanica che avviene con l’utilizzo di piccoli aghi che vanno a lavorare sulla parte in cui si è formata la cicatrice. Questo è uno stimolo ulteriore alla produzione del tessuto rigenerativo e tra l’altro viene utilizzato anche per altre esigenze per quanto riguarda l’estetica, come il contrasto alle rughe o a macchie.

Altre opzioni molto interessanti sono i trattamenti a base di acido ialuronico con biorivitalizzazione oppure si può scegliere la carbossiterapia. Tutti approcci che devono essere valutati in funzione dello stato delle smagliature presenti sul tuo corpo e rispetto alle caratteristiche del tuo organismo.

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Asportazione laser e chirurgica di nei, angiomi, cheratosi come funziona?

Breve panoramica su nei, angiomi e cheratosi

Nei, angiomi e cheratosi sono fenomeni detti neoformazioni cutanee, che coinvolgono la produzione di cellule in eccesso sulla pelle. Spesso vengono tenute d’occhio o rimosse perché considerate antiestetiche a seconda della posizione in cui si trovano o per via dei rischi che possono comportare per la salute della pelle. Esse infatti possono essere di natura benigna – le più frequenti – ma anche maligna.

I nei, congeniti quando presenti fin dalla nascita o acquisti quando compaiono in seguito, sono fra gli esempi più classici di neoformazioni. A seguire gli angiomi, originati dal sistema vascolare, che prendono infatti una colorazione rossa. Le cheratosi, forse meno conosciute, sono invece di colore bruno e circolare sono formazioni seborroiche, frequenti in tarda età o come effetto collaterale dell’esposizione al sole.
In tutti e tre i casi si può provvedere alla loro rimozione previa attenta analisi dermatologica, con due distinzioni fondamentali sul piano della modalità di esecuzione: laser o chirurgica. Vediamo dunque la differenza fra i due metodi e come essi funzionano.

Chirurgia nella rimozione di nei, angiomi e cheratosi

La via della rimozione chirurgica viene intrapresa solitamente quando l’analisi dermatologica ha lasciato dei dubbi circa la natura maligna di una neoformazione cutanea. In questo modo sarà possibile effettuare dopo l’asportazione un doveroso esame istologico per avere un referto più preciso circa la natura del tessuto rimosso.

Le domande più frequenti sulla chirurgia sono se essa sia dolorosa, se lasci o meno cicatrici e se richieda una preparazione preventiva o attenzioni speciali post operazione.

Trattandosi solitamente di piccole formazioni da rimuovere, l’operazione è di breve durata e viene svolta in anestesia locale, priva di qualsivoglia sensazione dolorosa. Solitamente viene tracciata sulla pelle un’incisione di forma ellittica, cioè un cerchio allungato, che faciliterà in seguito la sutura dopo la rimozione.

Solo in rari casi di asportazioni estese che rendano impossibile una semplice sutura, si potrebbe dover ricorrere all’uso di lembi, ossia l’asportazione e riposizionamento di piccole parti di tessuto da zone vicine del resto della cute.
Normalmente non è necessaria alcuna preparazione particolare all’intervento, salvo avere cura di comunicare al medico le eventuali allergie per consentire in seguito la scelta corretta dell’anestesia più sicura.

A livello di cicatrici si deve tener presente che si tratta sempre – anche se in forma molto ridotta – di un’operazione chirurgica. I punti di sutura, che siano esterni o interni a seconda della tipologia di punto necessario, possono lasciare piccoli segni nel tempo o sparire molto facilmente nel giro di pochi mesi o anni.

Tutto dipende da vari fattori, fra cui la pelle stessa di chi subisce l’intervento, i punti adoperati e l’estensione dell’incisione. In ogni caso se si arriva alla chirurgia, come premesso all’inizio, è per via di un potenziale rischio concreto per la salute della propria pelle: meglio non trascurare il problema per superficiali timori come quelli legati a piccoli inestetismi, che comunque sarà sempre possibile correggere in seguito.

Terminato l’effetto dell’anestesia un leggero dolore è una conseguenza normale così come l’infiammazione della zona trattata. Si possono ridurre entrambi con l’applicazioe di ghiaccio.

Assolutamente vietato invece rimuovere la medicazione prima del tempo e del controllo che viene eseguito solitamente a distanza di giorni. Da evitare dunque il bagno se questo va a toccare la zona appena operata, ma preferire una più pratica doccia, adoperando un buon cerotto impermeabile per sigillare l’area. I punti vengono dunque rimossi dopo alcune settimane. Solo a questo punto sarà possibile, previa consultazione medica o del dermatologo stesso, approntare qualche tecnica per la riduzione dell’eventuale inestetismo della cicatrice.

Laser per la rimozione di nei, angiomi e cheratosi

Il laser invece, è solitamente adoperato per la rimozione di neoformazioni di chiara entità benigna e senza alcun rischio, in quanto comporta la letterale vaporizzazione delle stesse, che impedirebbe un’analisi istologica del materiale cutaneo distrutto.

Anche in questo caso viene effettuata un’anestesia locale prima dell’intervento, e le tempistiche sono molto brevi, tanto che è possibile in una sola seduta agire su più piccoli punti.

Il laser agisce bruciando letteralmente la formazione indesiderata, si tratta dunque di una tecnica non invasiva, che difficilmente lascia cicatrici, scottature o effetti collaterali. Il laser è infatti calibrato su una determinata lunghezza d’onda che agisce solo sulla porzione di tessuto da trattare, senza danneggiare quello circostante. La guarigione completa avviene solitamente in pochi giorni, ed è solitamente indolore.

In merito al post operazione, la cura della cicatrice temporanea lasciata dal laser comprende l’applicazione di creme, il divieto di esposizione al sole, una detersione delicata e l’evitare tassativamente il cercare di rimuovere la crosticina della cicatrice, prima che questa cada spontaneamente a completa guarigione.

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Mappatura dei nei: come si fa?

La mappatura dei nei serve al dermatologo per valutare di che natura sono le lesioni pigmentate presenti sulla pelle. Si tratta di un esame che andrebbe effettuato almeno una volta, se non periodicamente, per monitorare la situazione della cute e scongiurare la formazione di patologie gravi come il melanoma.

Perché è utile la mappatura dei nei

Secondo gli esperti, tra le cause responsabili dei tumori della pelle ci sono cattive abitudini come:

  • esposizione ai raggi del sole nelle ore più calde, senza la protezione di creme solari che filtrano i raggi ultravioletti;
  • abbronzatura artificiale;
  • uso di creme protettive contro i raggi del sole, che tuttavia non proteggono adeguatamente in quanto non sono adatte al tipo di pelle oppure non hanno un livello di protezione sufficientemente alto.

Nei a rischio

Il rischio che si corre quando ci si espone al sole o alla luce di una lampada abbronzante, senza le dovute precauzioni, è l’insorgere di melanomi. Si tratta di tumori della pelle che si evolvono con particolare aggressività. Tuttavia prima di allarmarti considera che un esame specifico e controlli periodici sono in grado di scongiurare ogni complicazione.

Innanzitutto c’è da dire che non tutti i nei atipici diventano melanomi; inoltre, un controllo tempestivo permette di predisporre una terapia efficace che conduce alla guarigione completa del paziente colpito da melanoma. Per questo è importante vincere la paura o la pigrizia e recarsi da un dermatologo per un esame della pelle.

Cosa sono i nei? Si tratta di macchie pigmentate che si formano in seguito all’accumulo di cellule che creano la melanina: queste cellule hanno il nome di melanociti.

A chi è consigliata la mappatura dei nei

La mappatura dei nei è consigliata a una serie di soggetti. Dovrebbe sottoporsi a epiluminescenza:

  • chi presenta una superficie cutanea dove sono presenti molti nei: il numero orientativo va dalle cinquanta alle cento unità;
  • chi ha sulla pelle nei atipici: devono essere grandi e avere una forma e un colore differente rispetto alla maggioranza degli altri nei;
  • coloro i quali hanno diversi nei nella zona della schiena: in questo caso la cute è molto più difficile monitorare, per cui la mappatura è particolarmente consigliata;
  • chi ha nella propria famiglia casi di melanomi;
  • le persone che hanno una carnagione chiara e che hanno subito scottature importanti;
  • chi presenta lentiggini o nei che nel tempo si sono palesemente modificati.

Come si fa la mappatura dei nei

La mappatura dei nei è il primo step per prevenire o affrontare la possibile formazione dei tumori della pelle. Lo strumento utilizzato per esaminare i nei si chiama dermoscopio; è un microscopio che viene poggiato sulla pelle per analizzarla a livello cellulare, scoprendo tutte le peculiarità del neo. È un esame approfondito che fornisce informazioni che altrimenti l’occhio del medico non riuscirebbe ad ottenere.

Ma come si svolge la mappatura dei nei? La mappa dei nei viene riportata su una sagoma di cartone che rappresenta il corpo del paziente; ogni punto evidenziato indica la lesione da valutare: parliamo in questo caso di nei e lentigo. Ma il medico ricava dall’esame anche fotografie oppure immagini digitali dell’intera superficie cutanea; i nei possono formarsi anche in zone non visibili ad occhio nudo, come le parti intime e il cuoio capelluto. Le visite successive si baseranno su queste informazioni e consentiranno di emettere un verdetto il più possibile puntuale sulla situazione dei tuoi nei. Il dermatologo esaminerà la situazione e ti consegnerà un referto, che sarà accompagnato dalla diagnosi e da una scheda che consiglierà un trattamento dei nei più preoccupanti. È bene che questi documenti vengano condivisi con il tuo medico curante.

A che serve la mappatura nevica? A scansionare e memorizzare le immagini dei nei nell’archivio di un computer. Il dermoscopio infatti è collegato al terminale che archivia le immagini della mappa. Immagazzinare queste informazioni consentirà al dermatologo di verificare, nel corso delle visite successive, a distanza di tempo, se i nei hanno cambiato il colore e la forma. A essere studiati con maggiore attenzione dalla mappatura sono i nei che presentano alcune caratteristiche particolari: si tratta di nei asimmetici che si caratterizzano perché hanno i contorni frastagliati, una forma irregolare; oppure solitamente sono più grandi degli altri nei e presentano un colore differente.

La mappatura dei nei è conosciuta anche col nome di epiluminescenza o dermoscopia. È un esame che non provoca alcun tipo di dolore e dura circa trenta minuti.

Dopo la mappatura che succede

Cosa accade in seguito alla mappatura? Il dermatologo ti fisserà un appuntamento per un nuovo controllo, a distanza di qualche tempo. Si tratta di un intervallo necessario a verificare come si evolve la situazione. Se durante la nuova visita risulteranno modificazioni anomale dei nei, sarà necessario procedere con ulteriori valutazioni. In questo caso il dermatologo può reputare indispensabile asportare chirurgicamente il neo e analizzarlo attraverso un esame istologico. La presenza di un cambiamento del neo non significa che ci si trovi obbligatoriamente in una situazione di patologia; solo l’istologia sarà in grado di confermare se si è in presenza di un melanoma o soltanto di un neo atipico.

Quando è bene svolgere le visite successive? I nei sospetti che non vengono rimossi devono essere valutati dai tre ai sei mesi dopo il primo esame.

Le visite di routine invece potranno svolgersi dopo uno o due anni, a seconda del parere del medico.

 

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Psoriasi: riconoscerla e trattarla

Cos’è la psoriasi? Conosciamola meglio!

Per esperienza personale o per sentito dire, sicuramente ti sarà capitato di imbatterti nella parola “psoriasi”.

Per psoriasi s’intende una malattia della pelle di tipo infiammatorio, tipicamente cronica e recidiva che si manifesta attraverso macchie eritematose ricoperte da squame biancastre.

Le zone del corpo più colpite da questa problematica sono le ginocchia, i gomiti, cuoio capelluto e zona lombare della schiena, ma anche il resto del corpo può essere coinvolto dalla malattia.

I sintomi della psoriasi sono: placche e papule, eritema, desquamazione, forte sensazione di prurito, bruciore e tensione sulla parte colpita.

Solitamente i sintomi tendono a regredire d’estate ed accentuarsi nel periodo invernale.
Essendo una malattia che visivamente può creare un certo impatto, è bene sottolineare che la psoriasi non è assolutamente trasmissibile attraverso il contatto.

Pertanto toccare una persona affetta da questa malattia della pelle, non comporta alcun rischio di contagio.

Cause della psoriasi

La psoriasi che rientra nella macro-categoria delle dermatiti nasce dalla concausa di diversi fattori predisponenti.

Determinare quale fattore sia più influente rispetto all’altro, è quasi impossibile.
Nella maggior parte dei casi sono la genetica e lo stress ad essere le cause principali.

Sembrerebbe che la presenza di geni difettosi, renda i soggetti predisposti alla psoriasi, i quali sovente, manifestano un’alterata attività del sistema immunitario.

Se facciamo riferimento allo stress invece, dobbiamo indicare che fumo, abuso di farmaci, alimenti e alcool sono tra i fattori più scatenanti di questa malattia.

Esistono anche dei fattori scatenanti che inducono l’insorgere della malattia nei soggetti semplicemente predisposti, questi sono: ferite collegate a interventi chirurgici, traumi, stress psico-fisico, assunzione di particolari farmaci, scottature solari, infezioni da streptococco e virus della famiglia degli herpes.

Tra le fasce di età più colpite troviamo gli under 15 (minoranza), le persone comprese tra i 20 e i 30 anni e quelle tra i 50 e i 60 anni.
Per quanto riguarda i bambini invece, è raro veder sorgere su di loro problematiche legate alla psoriasi.

Come rimediare alla psoriasi

Nel parlare dei possibili rimedi per la psoriasi, dobbiamo indicare il fatto che sono presenti numerose forme cliniche di questa malattia del derma.

Ogni forma clinica ha bisogno di trattamenti diversi che variano da persona a persona, non esiste quindi un unico rimedio o trattamento di contenimento.
Solo un corretto esame diagnostico potrà portare ad un protocollo terapeutico corretto.

Consapevoli di quanto appena anticipato, possiamo dire che sono veramente rari i casi in cui un malato di psoriasi, riesce a guarire dal 100% e altrettanto rari quelli in cui riesce a guarire in maniera spontanea.

Esistono tuttavia diverse strade da intraprendere dal punto di vista dei trattamenti contenitivi, molti dei quali permettono di gestire la malattia, limitando l’intensità dei disagi che provoca alla persona.

Tra le strade curative più scelte troviamo: rimedi topici, rimedi orali tradizionali, terapie biologiche e con raggi ultravioletti.

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Melasma: di cosa si tratta?

MELASMA, UN PROBLEMA ANTIESTETICO DA RISOLVERE IN FRETTA

Non sottovalutare il melasma

Il melasma, conosciuto anche con il termine cloasma, è un problema della pelle che colpisce il viso, presenta una iperpigmentazione locale presentando macchie di colore marrone chiaro o scuro. In percentuale colpisce di più le donne rispetto agli uomini, con più frequenza durante la gravidanza e nella fascia d’età tra i trenta e i quarant’anni.

E’ una alterazione della pelle a livello cromatico che rispecchia il fototipo di quest’ultima, il tipo 3 presenta macchie più scure ed visibili, il 2 invece si notano di meno in quanto sono più chiare e sfumate.

In estate la patologia diventa più evidente in quanto la zona colpita, se esposta al sole, tende ad abbronzarsi maggiormente in concomitanza con le macchie.

Questa patologia presenta una produzione eccessiva di melanina. La melanina è un pigmento che protegge la nostra pelle dai raggi del sole che contenendo i raggi ultravioletti rischiano di danneggiare il DNA. La proteina è quindi una nostra alleata che ci protegge da condizioni di rischio però nel momento in cui viene prodotta in quantità eccessive si creano macchie marroni sulla cute.

A seguire analizzeremo cause e sintomi ed eventuali rimedi, tenendo presente che è importante rivolgersi ad uno studio dermatologico per risolvere la situazione, solo un esperto è in grado di fornire una cura adeguata e personalizzata.

Cause e sintomi: Ormoni, stress o ereditarietà?

Il melasma è facilmente riconoscibile in quanto compaiono antiestetiche macchie scure sul viso, principalmente su guance, naso, tempie e fronte bilateralmente, non di rado si sviluppano anche su collo, braccia e bocca.

All’esordio della condizione le chiazze possono essere di piccole dimensioni, con il tempo tendono ad aumentare di diametro. Sono diverse dai nei in diversi aspetti, le macchie si presentano piatte non sollevate.

Per essere sicuri della diagnosi è di fondamentale importanza recarsi presso uno studio dermatologico nel quale un esperto osserva la morfologia delle macchie e la loro pigmentazione. Raramente occorre prelevare un piccolo campione di pelle da analizzare per avere la conferma della patologia. Non c’è da preoccuparsi, il prelievo è rapido e non necessita di anestesia locale.

Il melasma è anche conosciuto con la dicitura maschera della gravidanza, infatti una delle cause di questa patologia è proprio lo stato interessante.

Anche l’assunzione di contraccettivi orali potrebbe causare la patologia, la pillola contraccettiva infatti contiene un elevato numero di estrogeni che concorrono a manifestare l’inestetismo sul viso.

L’ereditarietà sembrerebbe sia un altro fattore di causa del melasma, chi ha famigliari che in passato hanno sofferto di questo disturbo sono più propensi a svilupparlo a loro volta.

Spesso le macchie compaiono anche per eccessiva esposizione al sole o allergia a cosmetici per il viso, profumi o crema solare.

Infine lo stress psicofisico può causare il melasma, trovarne le cause ed eliminarle è difficile se non impossibile anzi la comparsa delle macchie potrebbe causare ulteriore stress alla donna.

Come si cura

Come già accennato la migliore cura è affidarsi ad un professionista. E’ meglio evitare di utilizzare creme fai da te o rimedi che si trovano in farmacia rischiando di peggiorare la situazione.
La pelle del viso è troppo importate per sottovalutare la condizione presente e recarle danni antiestetici magari irreversibili.

Un dermatologo esperto saprà valutare se si tratta effettivamente di melasma, quale tipo è presente sulla pelle e come curarlo.

Ne sono state individuate tre tipologie: 1. epidermico, causato dall’aumento di melanina nello strato basale; 2. dermico, la melanina è presente nei macrofagi (cellule che svolgono un ruolo importante nella risposta immunitaria del corpo); 3. Misto.

E’ importante capire quale dei tre tipi è presente per curarlo in modalità appropriata, infatti il melasma epidermico e misto sono curabili con l’utilizzo di idrochinone.

L’idrochinone è un principio attivo che viene utilizzato per ridurre l’iperpigmentazione cutanea, elimina la melanina dai melanociti e ne previene la formazione. Il dermatologo valuterà i tempi di applicazione che sono solitamente molto lunghi, variano dai tre ai quattro mesi.

Si può anche optare per un peeling chimico superficiale o ad un trattamento a laser dermatologico, sono metodi molto utilizzati per migliorare la salute della pelle. Entrambi sono sicuri.

E’ di fondamentale importanza utilizzare creme solari protettive nel momento in cui ci si espone ai raggi solari in estate, il rischio è il peggioramento della situazione stimolando ulteriore produzione di melanina e ricordarsi sempre che le fasce orarie meno rischiose sono al mattino fino alle undici e al pomeriggio dopo le sedici.

Il melasma è una condizione da non sottovalutare, intervenire tempestivamente riduce il rischio che non si riesca a curare in tempi brevi.

L’inestetismo creato dalla condizione potrebbe minare l’autostima della donna che lo presenta quindi agire subito è l’unica soluzione per non riportare anche danni psicologici.

Il dermatologo è una figura professionale di riferimento per la cura delle malattie della pelle, rivolgersi ad uno studio professionale è la soluzione migliore per salvaguardare la propria persona.

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